Chiediamo un immediato chiarimento a Whirlpool in merito alle sue dichiarazioni di aver avviato una revisione strategica in Europa, Medio Oriente e Africa, che potrebbe comportare addirittura una vendita dell’attività, il mantenimento della stessa o opzioni ibride. La multinazionale attribuisce tale decisione alle crescenti tensioni geopolitiche e commerciali, con correlata crisi degli approvvigionamenti.
La Direzione aziendale dice che terminerà la revisione entro la fine del terzo trimestre, ma noi in rappresentanza dei lavoratori italiani non possiamo certo aspettare di apprendere le decisioni della corporation a cose fatte, tanto più che Whirlpool nell’incontro con il coordinamento nazionale dello scorso 24 febbraio ha gravemente declinato la nostra richiesta di conoscere il piano industriale del prossimo triennio.
Inoltre sottolineiamo che le motivazioni aziendali appaiono strettamente legate alla incipiente crisi economica, che il perdurare del conflitto in Ucraina potrà scatenare in Europa. Whirlpool parla difatti in modo esplicito di un mondo meno globale, nonché della opportunità di concentrarsi nelle regioni profittevoli del pianeta, escludendo implicitamente l’Europa da queste. Per questo riteniamo necessario interessare urgentemente anche il Governo.
Whirlpool già in passato ci aveva dato gravi segnali di disimpegno che avevamo denunciato al Governo. Poi la breve ripresa economica, seguita alle chiusure da covid, aveva rilanciato anche la produzione di elettrodomestici. Ora il ritorno della crisi nel nostro continente sta facendo evidentemente valutare alla Direzione americana la possibilità dell’abbandono, una possibilità quasi senza precedenti per una grande multinazionale leader del suo settore.
Il conflitto in Ucraina provoca effetti economici dei quali in governo deve assumersi responsabilità trovando il modo di salvaguardare gli approvvigionamenti, mantenere la produzione e salvare la occupazione.
Infine a partire dal prossimo CAE proveremo a sondare la possibilità di iniziative di livello europeo insieme ai sindacati degli altri Paesi.
Ufficio Stampa Uilm