Tutte le sfide di Carlo Calenda allo Sviluppo economico – dal portale ‘Formiche.net’

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Tutte le sfide di Carlo Calenda allo Sviluppo economico

L’articolo di Antonello Di Mario

Editoriale di “Fabbrica Società” il giornale della Uilm che sarà on line venerdì 13 maggio

Carlo Calenda ha giurato come nuovo ministro dello Sviluppo economico. L’evento desta interesse soprattutto per le motivazioni che sono alla base della designazione dell’ex rappresentante permanente del governo presso la Ue.

 

LE MOTIVAZIONI DI RENZI

A noi serve uno che sia in grado di maneggiare un ministero importante come quello dello Sviluppo economico – ha detto il premier Matteo Renzi – che abbia l’intelligenza per ragionare del futuro, che vuol dire innovazione, manifattura 4.0, investimenti nelle aree di crisi”. Si tratta di questioni che i sindacati metalmeccanici chiedono di affrontare da tempo, tenendo conto dei tanti dossier inevasi, relativi alle numerose crisi industriali, accatastati sulle scrivanie e in attesa di una coerente politica industriale che determini crescita e sviluppo nel Paese.

 

GALDO E IL NANISMO

Nonostante la Grande Crisi – scrive Antonio Galdo in “Ultimi”, edito da Einaudi – siamo ancora la quinta manifattura del mondo, la seconda in Europa dopo la Germania, e abbiamo tante imprese che esportano e crescono grazie alla qualità dei prodotti, al rigore della manodopera, alla genialità di qualche visionario: ma il nanismo è diventato un male cronico dell’intero sistema produttivo, e ci svantaggia in un mondo di giganti che dominano nella competizione globale”.

 

L’ITALIA CRESCE POCO

Quindi, il nuovo ministro dovrà individuare le risorse pubbliche e private a favore del piano Manifattura Italia, realizzare un progetto credibile di razionalizzazione di incentivi alle imprese e creare le giuste condizioni per attrarre investimenti stranieri. L’Italia continua a crescere poco. I dati indicano che il tasso in questione del nostro Paese è molto più basso non solo rispetto a quello dei Paesi Ocse, ma anche di quello degli Stati dell’Eurozona: noi cresciamo dello 0,8%, gli altri del 2,2%. Anche in relazione a questa incongruenza, rimaniamo convinti che il rinnovo del Ccnl metalmeccanico, con efficaci aumenti retributivi, erogati in modo distinto dal primo e dal secondo livello di contrattazione, possa dare una boccata d’ossigeno all’economia nazionale in affanno.

 

IL MONITO DELLA BCE

Il monito arriva anche dalla Bce: “Nel contesto attuale è indispensabile assicurare – si legge nell’ultimo bollettino economico dell’istituzione guidata da Mario Draghi – che le condizioni di inflazione estremamente bassa non si radichino in effetti di secondo impatto sul processo di formazione dei prezzi e salari”. Tradotto: la compressione dei salari va evitata! Lo chiede un sindacato che dimostra senso di responsabilità nel garantire il massimo di efficienza e produttività del lavoro nelle imprese metalmeccaniche.

 

CARRIERI ED IL SINDACATO CONTRO L’INCERTEZZA

Purtroppo, l’onda lunga della paura e dello scetticismo sta determinando un pessimismo contagioso nel Paese. Occorre reagire. “Il sindacato è il soggetto che deve garantire a larga parte del mondo del lavoro“, avverte il sociologoMimmo Carrieri in “Al bivio”, edito da Donzelli: “La capacità di transitare da una situazione incerta a una più certa. Il sindacato deve significare per i lavoratori (o almeno per larga parte di essi) il passaggio a maggiori certezze: o almeno dare il segno visibile di essere in grado di determinare una riduzione dell’incertezza”.

Non possiamo rimanere bloccati, come lavoratori ed imprese, in una sorta di attesa. Fare il contratto dei metalmeccanici forse non ci farà sognare, ma può aiutare a sbloccarci.

Antonello Di Mario, direttore di “Fabbrica Società”

Ufficio Stampa Uilm
Roma, 11 maggio 2016