Entro febbraio il governo incontrerà i rappresentanti di Glencore, la multinazionale interessata all’acquisizione dello stabilimento di Portovesme.
È questa la notizia che è emersa dall’incontro a Palazzo Chigi sulla vertenza dello stabilimento ex Alcoa, ubicato nella provincia sarda del Sulcis-Inglesiente. La riunione tra le delegazioni sindacali e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti, iniziata intorno alle 14,30, è durata circa tre ore.
Oltre ai rappresentanti dei lavoratori ed al sottosegretario, all’incontro nella sede del governo, c’erano il segretario generale di Palazzo Chigi Paolo Aquilanti; il presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru; il coordinatore del Piano Sulcis, Salvatore Cherchi; il responsabile dell’Unità di gestione delle crisi industriali del ministero dello Sviluppo Economico, Giampiero Castano. Il ministro Federica Guidi, impegnata a Milano, si è tenuta costantemente in contatto telefonico con Palazzo Chigi. Già dalla mattina un centinaio di lavoratori siderurgici, presidiavano piazza Montecitorio, distinguendosi nel pieno centro di Roma per gli slogan cantati e per il battito intermittente dei caschi da lavoro picchiati sui sampietrini.
C’è stato, anche un momento di panico, quando uno di loro, seduto a terra, accusando un malore, ha perso i sensi. Immediato l’intervento del Pronto soccorso sanitario ed il trasporto in ospedale, a scopo cautelativo, subito dopo che l’operaio svenuto aveva ripreso coscienza. Sempre nel corso della mattinata i lavoratori siderurgici avevano ricevuto la visita in piazza dei tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil: “Ci aspettiamo che questo sia un incontro risolutivo”, aveva detto detto Susanna Camusso; “È necessaria un’idea di sviluppo, per rilanciare il Paese e il sud in particolare”, aveva ribadito Annamaria Furlan; “Serve una risposta risolutiva. E il governo deve rispondere degli impegni presi”, aveva ammonito Carmelo Barbagallo.
Non è andata proprio così. Un ulteriore appuntamento con i sindacati metalmeccanici è stato fissato per il 7 marzo al dicastero dello Sviluppo economico. “L’impegno del governo – ha assicurato Claudio De Vincenti- è quello di operare affinché rimangano aperte le prospettive di ripresa del sito”. Parole non sufficienti a lenire la delusione, l’insoddisfazione e qualche moto di rabbia tra i lavoratori sardi, ch’erano partiti dalla sera prima col traghetto dal porto di Olbia per arrivare alle prime luci dell’alba in quello di Civitavecchia.
“È stato un incontro molto al di sotto delle nostre aspettative”, ha ammesso Marco Bentivogli, segretario generale della Fim che ha proposto nuove iniziative di mobilitazione in Sardegna con le segreterie nazionali. “Per il governo – ha riportato – il principale attore in pista è Glencore che però non ha ancora dato una risposta”. L’ipotesi allo studio, secondo il leader dei metalmeccanici Cisl “prevede di utilizzare i primi due anni di superinterrompibilità e i successivi di interrompibilità per avvicinare il prezzo dell’energia a quello previsto nel “memorandum of under standing” (con una media per 10 anni al di sotto dei 30 euro/MW). Il governo chiederà a Glencore una risposta definitiva entro febbraio. Ma lo stesso sottosegretario ci ha anche riferito che è stata richiamata Alcoa per consentire l’accesso in “data room” all’altra società svizzera interessata al sito sardo, la Sider Alloys, in modo che possa formulare la propria offerta”. Rosario Rappa, segretario nazionale della Fiom non ha concesso più alibi alla multinazionale elvetica Glencore: “Ora il governo – ha affermato presupponendo difficoltà dello stesso Gruppo a rimanere in campo – deve trovare una soluzione e mettere in moto un’altra iniziativa”.
Mario Ghini, segretario nazionale della Uilm ha confermato che l’esecutivo starebbe lavorando affinché un primario fornitore di energia nazionale possa definire, con il nuovo acquirente, un accordo bilaterale di lungo termine. “Ciò porterebbe il costo energetico – ha osservato Ghini – ad essere tra i più competitivi d’Europa e questo fa ben sperare per il prosieguo del confronto con Glencore che si terrà nei prossimi giorni”. Inoltre, sempre secondo Ghini “il Governo ha ribadito che, per Alcoa non esistono le condizioni per percorrere la strada del commissario. Nella vicenda in questione, risulta impossibile applicare la Legge Marzano”. Quindi, è escluso che si possa utilizzare il percorso praticato per l’Ilva.
“Comunque vadano le cose – ha scandito Francesco Pigliaru, il presidente della Regione Sardegna- c’è l’impegno del governo a mantenere aperta la prospettiva che la produzione di alluminio riparta nel Sulcis. Questo è un punto importante e io do fiducia a queste parole del governo che hanno un significato di rilievo”. Parole, però, che hanno lasciato perplessi i manifestanti mentre ammainavano le bandiere sindacali e si preparavano al viaggio di ritorno: dalla capitale a Civitavecchia, la notte in traghetto fino a Olbia, e solo questa mattina il rientro a casa. Le frasi udite tra i lavoratori sardi? “Ci prendono in giro”, “Ma che ci siamo venuti a fare a Roma”, “Basta con le promesse”. Un malumore che andrà in onda anche in una delle prossime puntate di “Gazebo”, la trasmissione curata da Andrea Salerno e Diego Bianchi su Rai3. Proprio quest’ultimo, munito di videocamera, ha trascorso l’intera giornata con i siderurgici sardi riuniti nella piazza di fronte la Camera dei deputati, raccogliendo battute, impressioni e ragionamenti.
In effetti, lo sfogo dei lavoratori è comprensibile: tutti auspicano una soluzione positiva della vicenda, ma i lavoratori dell’indotto sono tuttora senza alcun reddito e a breve rischiano di esserlo anche quelli dell’Alcoa stessa. Si tratta di persone, accomunate da una medesima prospettiva e, allo stato dei fatti, da una distanza col continente, che non è solo quel tratto di mare tra Olbia e Civitavecchia.
Ufficio Stampa UIlm
Roma, 17 febbraio 2016