Buon pomeriggio a tutti, vi ringrazio per la vostra presenza così numerosa.
Grazie a tutta la Segreteria della Uil, ai Responsabili dei servizi e delle strutture che saluteremo nel corso della nostra Assemblea.
Domani ci raggiungeranno anche il Segretario generale, Pierpaolo Bombardieri e il Tesoriere Benedetto Attili.
Un saluto particolare a Stefano Franchi, direttore di Federmeccanica.
Salutiamo anche le Istituzioni presenti.
Un ringraziamento a Giovanni Sgambati, Segretario regionale della Uil Campania, e al nostro Crescenzo Auriemma, Segretario generale della Uilm Campania e tutta la sua segreteria per il contributo e la disponibilità che hanno dato per organizzare questa importante Assemblea.
Un saluto particolare a tutte le delegate e a tutti i delegati provenienti da ogni parte d’Italia. Benvenuti!
Svolgiamo l’Assemblea nazionale proprio a un anno dal nostro Congresso.
Diventerà un appuntamento fisso che ci darà la possibilità di effettuare una discussione approfondita sulle dinamiche più importanti legate al tema del lavoro.
Quest’anno abbiamo scelto Napoli, simbolo di un’Italia che non si arrende.
Come ha detto il noto scrittore Erri De Luca: Napoli è una città che brulica di vita e di storia, ha avuto un passato grandioso e ha energie non solo per partecipare a un futuro, ma anche per precederlo.
Il popolo napoletano con le sue mille risorse, la sua capacità di adattamento e il suo ingegno ha dato prova di saper affrontare qualsiasi avversità e di saper costruire il futuro.
Come ricorderete, durante il nostro Congresso il conflitto russo-ucraino si stava manifestando con tutta la sua crudeltà da più di otto mesi.
Oltre al tema drammatico della perdita delle vite umane e alla distruzione di intere città, la grande preoccupazione era legata a due fattori: gli effetti economici e sociali, anche per la forte dipendenza energetica e delle materie prime, e la possibile escalation che la guerra poteva avere.
Lo scorso inverno la situazione dell’approvvigionamento energetico è stata gestita senza grandi problemi anche per effetto di un clima mite. Nonostante questo, le bollette delle famiglie sono aumentate a dismisura.
Questo inverno probabilmente non sarà diverso, i segnali di preoccupazione iniziano ad arrivare.
Per quanto riguarda invece il conflitto russo ucraino purtroppo non abbiamo registrato alcun passo in avanti verso la risoluzione, anzi mentre svolgiamo la nostra assemblea i bombardamenti continuano incessantemente.
Se l’area del conflitto è rimasta più o meno la stessa, è inevitabile che si continuino a creare invece alleanze geopolitiche che ridisegneranno nuovi e pericolosi equilibri mondiali.
La situazione si complica anche alla luce dei risultati delle recenti elezioni in Slovacchia, e non saranno da meno quelle programmate a fine mese in Polonia e Paesi Bassi.
Noi non ci stancheremo di chiedere al nostro Governo, all’Europa e agli altri Stati di compiere tutti gli sforzi necessari affinché cessi subito il conflitto e si dia luogo alla ricostruzione.
Sempre un anno fa, mentre svolgevamo il Congresso, si erano da poco svolte le elezioni in Italia che avevano visto la vittoria della coalizione di centro destra.
A un anno dall’insediamento del nuovo governo possiamo effettuare alcune valutazioni.
La prima è quella che dopo un decennio di Governi tecnici siamo in presenza di un Governo politico. E con questo dobbiamo fare i conti.
Non abbiamo purtroppo notato cambiamenti nei confronti del sindacato.
Un anno fa Cgil Cisl Uil non furono coinvolte sulla Manovra di Bilancio, con l’alibi che fossero passati pochi giorni dall’insediamento.
Tutte le rassicurazioni ricevute sulla possibilità di essere convocati durante la discussione in Parlamento non ebbero seguito, poiché gli incontri programmati furono solo inutili e inefficaci.
La Uil, prima delle altre Organizzazioni, propose una mobilitazione unitaria, senza riuscirci.
Quindi, decise di avviare una mobilitazione nazionale con Assemblee territoriali e di Fabbrica con lo slogan “Diamo voce al Paese reale”.
Solo dopo diversi mesi sia la Cgil che la Cisl presero atto dell’inefficacia dei tavoli e a quel punto si decise di fare una mobilitazione unitaria con tre grandi manifestazioni: il 6, 13 e 20 maggio a Milano, Bologna e Napoli.
Ovviamente furono molto partecipate, con migliaia di persone unite nello slogan “Per una nuova stagione del lavoro e dei diritti”.
La nota di aggiornamento sulla legge di Bilancio (Nadef) appena presentata non riserva particolari novità, tranne il mantenimento del taglio al cuneo fiscale (provvedimento che fece Draghi). Verificheremo come sarà costruita la Legge di Bilancio nei prossimi giorni.
Non c’è più l’alibi del tempo, anzi il Governo ha avuto un anno intero per coinvolgere Cgil Cisl e Uil e non l’ha fatto. Come non è successo con gli altri Governi, da Monti in poi.
Anzi:
– Hanno modificato, distruggendolo, il sistema pensionistico;
– hanno precarizzato e impoverito ulteriormente il lavoro;
– hanno modificato lo statuto dei lavoratori rendendo legali i licenziamenti per motivi economici;
– hanno approvato il Jobs Act che ha dato vita a un mercato del lavoro senza regole;
– hanno modificato in peggio gli ammortizzatori sociali;
– hanno inaugurato la stagione dei bonus;
– hanno aumentato il carico fiscale a danno dei salari.
Se fossimo stati coinvolti sicuramente non avrebbero combinato tutti questi guai che hanno distrutto il nostro Paese.
Per queste ragioni non ci stancheremo mai di rivendicare un nostro coinvolgimento per costringere il Governo a migliorare le condizioni di vita e di lavoro.
Noi non dichiariamo scioperi preventivi, non siamo collaterali a nessun Governo, ma una cosa è certa: non possiamo rimanere fermi.
Il rischio di recessione è stato per il momento scongiurato, ma la situazione continua a rimanere pesante con una previsione di crescita dell’Italia minore rispetto alle aspettative (+0,8%).
Stiamo vivendo, ancora oggi, grandi difficoltà: la pandemia, la guerra, l’inflazione e la transizione ecologica e digitale.
L’ultimo aumento del costo del denaro deciso dalla BCE per fermare l’alta inflazione ha peggiorato ulteriormente la situazione.
Infatti i mutui hanno raggiunto livelli insopportabili, con gravi ripercussioni sulle famiglie e sul sistema delle imprese.
L’alta inflazione ha fatto impennare anche i prezzi dei beni di prima necessità, frutto anche di una speculazione incontrollata che sta provocando enormi problemi alle famiglie.
Aumentano le disuguaglianze, la precarietà, il lavoro povero, la difficoltà dell’accesso alle cure per milioni di italiani.
Oggi in Italia ci sono oltre 5,6 milioni di poveri assoluti (quasi 2 milioni di famiglie), con una ulteriore disparità tra Sud e Nord.
Nonostante sia migliorata la condizione dell’approvvigionamento di materie prime e semi conduttori, l’industria metalmeccanica – secondo i dati di Federmeccanica – ha fatto registrare un calo della produzione. È calata del 2% nel secondo trimestre di quest’anno, ed è previsto un peggioramento.
Alcuni settori sono in difficoltà a causa del calo della domanda e c’è un forte ricorso alla cassa integrazione, mentre altri sono alle prese con passaggi epocali come la transizione ecologica e digitale e la sperimentazione dell’Intelligenza Artificiale.
Facciamo un po’ di chiarezza:
Secondo dati ufficiali, dal 2019 a oggi, con una pandemia ancora in corso, i tavoli di crisi al Mimit sono passati da 149 a 57.
Come hanno fatto a risolverli? Facile: il Ministero ha deciso di considerare nel conteggio solo vertenze di aziende con oltre 250 dipendenti.
Anche per questo, il 7 e 10 luglio abbiamo proclamato con Fim e Fiom 4 ore di sciopero nazionale.
Abbiamo deciso di scioperare per rimettere al centro il lavoro, il rilancio industriale, la risoluzione dei tavoli di crisi, i progetti e gli investimenti credibili per affrontare la transizione ecologica e le altre sfide all’orizzonte.
Lo sciopero è pienamente riuscito.
Sono stati organizzati numerosi presidi per chiedere un futuro di lavoro stabile, sicuro e dignitoso, un futuro che veda la manifattura affrontare e vincere le sfide epocali.
Purtroppo, dopo la mobilitazione non ci sono state risposte adeguate da parte del Governo: non abbiamo ricevuto alcuna convocazione da parte del Ministro delle Imprese e del Made in Italy.
Gli unici incontri che si sono attivati sono stati quelli sul settore dell’auto che sono stati però inconcludenti.
Finalmente abbiamo costretto Stellantis a realizzare gli incontri con le strutture: dopo 8 ore di sciopero, ieri a Melfi hanno ufficializzato il quinto modello, attendiamo adesso lunedì prossimo l’incontro a Mirafiori.
Per quanto riguarda la siderurgia stiamo ancora aspettando il Piano nazionale più volte annunciato dai vari Governi.
La situazione però peggiora di giorno in giorno.
La condizione in cui versa l’ex Ilva è ormai gravissima.
L’azienda perde sia dal punto di vista economico che occupazionale.
Non c’è possibilità che Acciaierie d’Italia possa raggiungere quest’anno la produzione di 3 milioni di tonnellate e abbiamo 3 mila operai ancora in Cig, oltre ai 1.600 in Amministrazione straordinaria e migliaia di lavoratori dell’appalto con un futuro incerto.
La prospettiva è drammatica.
Ogni giorno che passa la situazione all’interno degli stabilimenti peggiora sempre di più, per mancanza di manutenzione e di investimenti.
La sicurezza rappresenta la vera emergenza.
Si susseguono incidenti che fortunatamente stanno colpendo solo gli impianti.
Non si può continuare a vivere con la paura o fare affidamento al destino.
Anche l’incontro tenuto a Palazzo Chigi la settimana scorsa, richiesto con urgenza da noi, è stato la riconferma delle nostre preoccupazioni.
Il Governo ha smentito sé stesso.
Invece di fare un passo avanti, ne facciamo due indietro.
Allo sciopero ben riuscito di 24 ore a Taranto e a quello di Genova, abbiamo deciso di convocare il coordinamento nazionale unitario il 9 ottobre sotto il Mimit per programmare un fitto calendario di iniziative.
Una cosa è certa: non ci fermeremo, vogliamo salvaguardare tutti i posti di lavoro e un pezzo importante della siderurgia italiana. Non mi farò intimidire da una Morselli qualunque, anzi dopo l’attacco ricevuto mi sento più forte e determinato di prima!
Anche la vertenza di Piombino è una vergogna per tutti.
Una situazione che dura da quasi dieci anni, da quando fu chiuso l’altoforno nel 2014 per fine vita, con la previsione di costruire un forno elettrico.
Nulla di tutto questo è stato fatto e l’unico stabilimento in Italia che produce rotaie, oltre agli altri due treni di laminazione, rischia di scomparire, nonostante le commesse ferroviarie milionarie.
Sono a rischio oltre 1.300 dipendenti, ai quali si aggiungono centinaia di lavoratori dell’indotto.
Non si può vivere di cassa integrazione, con salari da fame!
Vogliamo che torni il lavoro a Piombino e in tutte le aziende in crisi.
Nonostante incontri al Ministero, scioperi e presidi come l’ultimo del 19 luglio, dal Governo e dall’azienda non abbiamo ricevuto nessuna risposta concreta.
Quanto tempo dobbiamo aspettare ancora per il rilancio di Piombino?
Intanto il tempo scorre e l’Italia rischia di perdere una fabbrica storica e una produzione strategica.
La vertenza simbolo di questo territorio, e non solo, è sicuramente quella della Whirlpool Napoli, che dura da oltre quattro anni e che ha visto l’inefficacia dell’azione di quattro Governi.
Solo noi e i lavoratori non ci siamo mai arresi!
NAPOLI NON MOLLA E NOI NON MOLLEREMO!
Negli ultimi mesi l’azienda campana TeaTek ha presentato un piano di reindustrializzazione che prevede importanti investimenti, la ricollocazione dei 312 lavoratori e l’avvio della produzione di pannelli solari e altri prodotti tecnologici.
Ora è necessario arrivare a un accordo sindacale entro questo mese che sancisca l’assunzione di tutti i lavoratori e garantisca tutte le tutele.
È positiva sicuramente la venuta del ministro Urso della scorsa settimana, ultima in ordine di tempo. Speriamo che non sia l’ennesima passerella come quella che hanno fatto tutti i Ministri prima di lui.
Come ho avuto modo di dire in premessa, il settore elettrodomestico sta vivendo una situazione difficile, dopo il boom registrato durante la pandemia.
C’è un forte calo della produzione e dei volumi previsti, con un massiccio ricorso ai contratti di solidarietà e alla cassa integrazione.
Per quanto riguarda Whirlpool EMEA, l’antitrust britannico ha detto NO alla cessione del 75% al gruppo turco Arçelik per “rischio di posizione dominante sul mercato inglese”.
Alla fine di questo mese è atteso il giudizio dell’antitrust europeo per stabilire se la stessa condizione esiste anche a livello europeo.
Continueremo a sollecitare un incontro all’azienda e al Governo per conoscere il destino di questa importante realtà e, soprattutto, per discutere il piano industriale che coinvolge 4.500 lavoratori più l’indotto, interi territori e un settore centrale per la nostra economia.
Anche per Electrolux la situazione è preoccupante. C’è un forte calo produttivo e un ricorso agli ammortizzatori sociali con picchi del 50% in alcuni stabilimenti.
Al tempo stesso, però, l’azienda ha confermato gli investimenti per l’Italia previsti dagli accordi sindacali e che nel 2023 supereranno i 90 milioni di euro.
Negli stabilimenti c’è molta incertezza e molta attesa.
Non possiamo rimanere fermi, continueremo a incalzare il Governo per l’apertura di un tavolo di settore che individui gli strumenti necessari a restituire competitività alla produzione degli elettrodomestici nel nostro Paese.
Anche il comparto dell’istallazione di impianti delle telecomunicazioni è alle prese con cambiamenti continui che investono il settore. Purtroppo rappresenta l’anello debole di tutto il sistema.
Non ho voluto fare tutto l’elenco delle aziende in crisi e l’analisi delle realtà che stanno avendo un periodo positivo, ma ho preferito concentrarmi su alcuni settori trainanti della nostra economia che sono in difficoltà.
LE SFIDE CHE CI ATTENDONO: RISCHI O OPPORTUNITA’
Durante il nostro Congresso, abbiamo voluto dedicare un ampio spazio al tema della Transizione ecologica e digitale supportata da un’analisi scientifica effettuata da un Ente di ricerca non profit.
Siamo stati i primi a provocare una discussione e a farlo diventare un tema centrale. Subito dopo il nostro Congresso, con la formazione del nuovo Governo, si è sviluppato un dibattito sulla scadenza del 2035 per lo stop al motore endotermico.
La discussione si è riaperta anche nel Parlamento europeo.
Fin dall’inizio noi abbiamo assunto una decisione chiara e coraggiosa: la transizione non è rinviabile, servono interventi urgenti e strutturali, con tempi e regole certe.
In questi giorni è stata messa una toppa sulla motorizzazione del motore Euro7 rinviandolo di due anni.
Possiamo continuare a vivere questo clima di incertezza senza effettuare gli investimenti necessari per organizzare il passaggio dall’endotermico all’elettrico?
Nel frattempo, gli altri Paesi non stanno fermi, anzi si sono già organizzati.
Per esempio:
Gli Stati Uniti investono 400 miliardi di dollari.
La Germania 40 miliardi anche con investitori esteri, come Tesla.
La Francia sta progettando un polo di gigafactory.
In Italia, grazie alle nostre battaglie, siamo riusciti a ottenere l’investimento per la costruzione di una gigafactory a Termoli che dovrebbe entrare a regime entro il 2030.
L’Esecutivo ha a disposizione 1 miliardo di euro e ci sono ancora 6 miliardi inutilizzati del Fondo automotive, istituito dal Governo Draghi.
Tutto questo è comunque insufficiente e non è paragonabile a quello che fanno gli altri Stati.
Anche per quanto riguarda le colonnine di ricarica l’Italia è in ritardo: ne ha meno della metà di Francia e Germania.
Come se non bastasse oltre il 20% è inutilizzabile a causa del mancato allacciamento alla rete di energia.
Su questo tema abbiamo ottenuto un risultato: quello di aver evidenziato le opportunità e i rischi di una transizione non governata.
Se i 120mila esuberi sono insopportabili vuol dire che bisogna darsi da fare per scongiurare questo disastro.
L’annuncio del passaggio all’elettrico continua a mietere vittime.
Ultima in ordine di tempo, la storica fabbrica Marelli a Crevalcore, in provincia di Bologna, ha deciso di chiudere e licenziare 300 persone. Attualmente in fabbrica c’è un presidio permanente, e grazie all’iniziativa di lotta ieri si è svolto l’incontro al Ministero.
Siamo riusciti a ottenere un primo risultato: la sospensione della procedura a tempo indeterminato e l’avvio di un confronto senza vincoli.
Nel frattempo, alla transizione si è aggiunta una nuova sfida: l’Intelligenza artificiale.
“Nuovo” per modo di dire, perché in realtà da decenni le grandi potenze mondiali stanno sperimentando le sue possibili applicazioni e i vantaggi e i rischi che può generare.
Infatti, in Italia il Garante per la privacy lo ha bloccato per alcuni mesi.
Non vi è dubbio che se governata, la sua corretta applicazione può creare delle opportunità.
Proprio per queste ragioni è necessario ripensare i tempi e gli orari di lavoro, creare nuove professionalità per interagire con macchine sempre più evolute e intelligenti.
È necessario quindi uno sviluppo che sappia coniugare i bisogni dei singoli e dell’intera comunità per una tecnologia diretta al servizio dell’uomo.
E per farlo servono norme uniformi a livello europeo e mondiale.
LAVORO
Il lavoro in Italia soffre, è diventato sempre più precario, è stato indebolito, frammentato.
Il tasso di giovani che non studiano né lavorano è quasi il doppio rispetto alla media europea.
Viviamo un paradosso tutto italiano: abbiamo un alto tasso di disoccupazione, ma allo stesso tempo mancano alcune professionalità tecniche e di alta specializzazione.
In 10 anni si sono trasferiti all’estero 350mila giovani italiani: saperi, talenti e futuro. Una perdita enorme che è stimata potenzialmente in circa 16 miliardi di Pil.
Il Governo esulta per l’aumento dell’occupazione di oltre 500mila nuovi posti di lavoro, ma non dice che 8 assunzioni su 10 sono precarie.
Inoltre, 4,6 milioni di lavoratori guadagnano meno di mille euro al mese.
Il Mezzogiorno continua a far registrare livelli di disoccupazione sempre più preoccupanti.
La nostra è una Nazione divisa non solo da un punto di vista economico, ma anche da un punto di vista occupazionale. Il Nord che cerca manodopera anche senza specializzazione e il Sud che continua a far registrare tassi di disoccupazione elevati.
Insomma, un’Italia che soffre complessivamente per motivi diversi. Altro che autonomia differenziata!!!
Il nostro è il Paese che ha registrato il calo dei salari più forte tra le principali economie Ocse.
Alla fine del 2022, i salari erano calati del 7,5% rispetto al periodo precedente la pandemia, contro una media Ocse del 2,2%.
Per quanto riguarda il salario minimo, come ho detto in altre occasioni, se da una parte è giusto garantirlo a chi non ha un contratto cnazionale di lavoro, dall’altra può diventare un boomerang e abbassare le tutele dei lavoratori.
I minimi contrattuali nella stragrande maggioranza dei casi sono superiori ai 9 euro, per questo è importante ribadire la necessità di applicare i nostri contratti e semmai estenderli a chi non ce li ha.
Bisogna eliminare tutti quelli pirata e rinnovare i contratti scaduti agli 8 milioni di lavoratori che aspettano il rinnovo da anni, anche da parte dello Stato.
Riteniamo importante l’iniziativa programmata dalla Uil il 23 ottobre a Roma su “Contrattazione e salario minimo – tra riformismo e realtà”.
Noi saremo sicuramente presenti all’appuntamento.
RINNOVI CONTRATTUALI
A tal proposito quest’anno, a marzo scorso, abbiamo firmato uno dei contratti più importanti del sistema industriale nel nostro Paese: il CCSL di CNHI, Ferrari, Iveco e Stellantis.
Abbiamo ottenuto un grande risultato economico e normativo per i lavoratori e una importante risposta in un periodo di forti difficoltà.
Adesso siamo entrati nella fase più delicata per quanto riguarda il rinnovo dei Contratti nazionali di Federmeccanica-Assistal, Confapi, Cooperative metalmeccaniche, Artigiani, Orafi-Argentieri e Confimi.
Per quanto riguarda Confimi e Artigiani sono state presentate le piattaforme per il rinnovo ed è in corso la trattativa.
Per Confapi, Cooperative e Orafi Argentieri nei prossimi mesi presenteremo la piattaforma.
Per quanto riguarda invece Federmeccanica-Assistal abbiamo avviato una fase di confronto con Fim e Fiom, e di consultazione con le nostre strutture regionali. Abbiamo già realizzato 10 Consigli.
Entro la fine dell’anno dobbiamo riuscire ad avere la piattaforma, possibilmente unitaria, approvata da tutti i lavoratori per iniziare la trattativa i primi di gennaio.
Rinnovare tutti i contratti è uno degli impegni più importanti della nostra categoria.
Lo scorso anno avevamo tutti i contratti sottoscritti, inclusi diversi integrativi: questo è sicuramente un risultato importante, ma anche motivo di orgoglio per l’impegno e il lavoro svolto.
Adesso si riparte.
Confermiamo la struttura dell’attuale contratto.
Pensiamo di caratterizzare la piattaforma su due temi di grande rilevanza contrattuale e sociale: più salario e meno orario.
Come è ormai a voi noto, i salari continuano a rimanere tra i più bassi d’Europa, nonostante tutti gli sforzi che abbiamo fatto per rinnovare i contratti.
E nonostante la clausola di salvaguardia sull’inflazione, voluta e ottenuta da noi in questo rinnovo, grazie alla quale a fronte di 112 euro di aumenti salariali previsti, abbiamo attualmente ottenuto 173 euro.
Manca ancora la quarta rata di giugno 2024 che è fissata in 35 euro, ma che sarà sicuramente superiore considerando l’alta inflazione di quest’anno.
Secondo i dati di Mediobanca, nel 2022 i ricavi del sistema industriale italiano sono aumentati del 30% mentre il potere d’acquisto dei lavoratori è crollato del 22%.
Anche per questo, l’aumento salariale che noi chiederemo non potrà essere inferiore a quanto percepiremo in questo contratto.
Lo ripetiamo ormai da tempo: BASTA ASSORBIMENTI DEI SUPERMINIMI INDIVIDUALI!
Per noi gli aumenti dei minimi tabellari non devono essere più assorbiti dai superminimi individuali percepiti a vario titolo.
A causa delle politiche dei vari governi, i salari dei lavoratori dipendenti sono anche quelli tra i più TASSATI d’Europa.
Sosteniamo con forza la mobilitazione della Uil per abbassare il cuneo fiscale anche utilizzando la tassazione sugli extraprofitti, ma ad oggi non siamo riusciti a ottenere risultati tangibili.
Ci eravamo illusi che, dopo tantissime nostre insistenze, potevamo ottenere, perlomeno, una detassazione della tredicesima.
Almeno questo era stato l’annuncio del Governo di qualche settimana fa. Ma c’è stata subito una marcia indietro e questo non va bene.
La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, invece, è necessaria per gestire gli effetti occupazionali di una transizione non governata e dell’intelligenza artificiale.
Inoltre, c’è la necessità di rendere il lavoro manifatturiero più attrattivo, più vivibile e più sicuro.
Negli anni le rivoluzioni industriali sono state gestite con la riduzione dell’orario di lavoro e un miglioramento dell’organizzazione e delle tutele.
In Italia abbiamo 40 ore settimanali da oltre 50 anni ed è ora di cambiare.
Nelle aziende è necessario anche utilizzarla per attenuare la disparità tra chi può utilizzare lo smart working e chi no.
È indispensabile che i processi produttivi seguano anche l’evoluzione della società. Meno tempo in azienda, più tempo libero da dedicare alla famiglia e al sociale. Questo porta a una maggiore soddisfazione dei lavoratori e un maggiore benessere, elementi che sono fondamentali per aumentare la produttività e il loro impegno sul posto di lavoro.
ESEMPI IN ITALIA: TOYOTA E LAMBORGHINI
In Italia abbiamo già tante esperienze dove la riduzione dell’orario di lavoro, a parità di salario, è una consolidata realtà.
Nella Motor Valley bolognese, per esempio, Toyota, Ducati e Lamborghini fanno da apripista.
In Toyota, gli addetti alla produzione lavorano 7 ore ma vengono pagati per 8 ore.
In Ducati, nel reparto macchine utensili, la media settimanale è di 32 ore invece di 40.
In Lamborghini nel turno di notte si lavora 6 ore.
Questi esempi dimostrano come il miglioramento della conciliazione vita-lavoro generi un effetto benefico sul lavoratore, sulla produzione e sulle performance.
IG METALL
Anche in Europa e nel mondo i temi del salario e dell’orario sono ormai fondamentali.
L’Ig Metall, il sindacato dei metalmeccanici tedesco, sta negoziando una settimana lavorativa di quattro giorni con una riduzione dell’orario a 32 ore e un aumento salariale dell’8,5%.
Negli Stati Uniti, il sindacato dell’auto americano UAW (IU EI DABLIU) (che rappresenta 150mila lavoratori) ha richiesto aumenti salariali del 42% e la riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali.
Ha già iniziato una forte mobilitazione nei più grandi stabilimenti americani di Stellantis, Ford e General Motors, ed è riuscito anche ad ottenere il consenso del Presidente Biden.
Per quanto riguarda noi, nella recente discussione del contratto in Leonardo ci sono state le prime condivisioni per sperimentare nuove forme di riduzione dell’orario di lavoro nelle aree produttive.
Sarà un’occasione formidabile per cominciare a mettere le basi per una vera conciliazione vita-lavoro e per rendere il lavoro manifatturiero più attrattivo.
Come potete immaginare la piattaforma e le nostre richieste contrattuali spazieranno anche su temi che riguardano il rafforzamento del welfare, Cometa e Metasalute, i contratti a termine, gli appalti, il consolidamento di Metapprendo e della formazione, le pari opportunità, l’inquadramento, le relazioni industriali e la salute e sicurezza.
Costruiremo la proposta insieme a voi, ai nostri iscritti e con Fim e Fiom.
Sia con la Fiom che con la Fim sono emerse delle divergenze.
Verificheremo nei prossimi giorni se esistono le condizioni per poter continuare ad andare avanti.
Per noi il contratto ha sempre rappresentato lo strumento universale di difesa di tutti i lavoratori, per queste ragioni lo abbiamo sempre rinnovato.
Confermiamo senza nessun’ombra di dubbio i due livelli di contrattazione: quello nazionale e quello aziendale.
Considerando il basso rinnovo della contrattazione di secondo livello in funzione della piccola e media dimensione aziendale, riteniamo che l’elemento perequativo deve essere significativamente aumentato ed erogato a tutti i lavoratori che non hanno l’integrativo.
Così come abbiamo più volte detto il contratto nazionale di lavoro, grazie a noi, sta avendo una funzione sociale importante su temi di grande attualità.
SICUREZZA SUL LAVORO
La salute e sicurezza sui luoghi di lavoro e la violenza sulle donne rappresentano due emergenze inderogabili.
Nei primi otto mesi in Italia sono morti già oltre 600 lavoratori, una media di 80 al mese.
Un bollettino da guerra inaccettabile.
Il nostro obiettivo resta ZERO MORTI SUL LAVORO.
La Campagna realizzata dalla Uil in piena pandemia non solo è stata lungimirante, ma va ulteriormente rilanciata.
Lo scorso 19 settembre, a Roma, si è svolta una grande Assemblea dei Rappresentati dei Lavoratori per la Sicurezza organizzata dalla UIL e da Ivana che continua incessantemente un’azione di pressione nei confronti del Governo e delle aziende.
All’Assemblea dal titolo “Consapevolezza è sicurezza” hanno partecipato i Dirigenti Sindacali delle Categorie, le Unioni Regionali e centinaia di RLS e RLST.
L’iniziativa è stata molto partecipata e ben riuscita: Ivana e tutti noi ci possiamo ritenere soddisfatti perché lo sforzo compiuto per organizzarla è stato pienamente ripagato.
Adesso si tratta di continuare sapendo di poter contare sulla determinazione e la consapevolezza che questa piaga sociale non possa essere assolutamente lasciata al caso.
L’Assemblea si inserisce proprio all’interno della nostra campagna Zero Morti Sul Lavoro che ha ottenuto un consenso generalizzato, il coinvolgimento di tanti personaggi influenti, compreso il Papa e il presidente della Repubblica, ma questo non è sufficiente.
Bisogna immediatamente intervenire.
Servono più controlli, più ispettori, più sanzioni, più formazione.
La sicurezza non deve essere un costo, ma un investimento!
E quindi gli investimenti vanno detassati.
Diciamo chiaramente NO agli appalti al massimo ribasso sulla pelle dei lavoratori!
VIOLENZA DI GENERE
Oltre all’emergenza della salute e sicurezza sul lavoro, ne esiste purtroppo un’altra odiosa e insopportabile: la violenza contro le donne.
Dall’inizio dell’anno si sono già verificati oltre 90 femminicidi.
Una mattanza che non è più tollerabile.
Per questo, nel contratto del 2021, pur essendo il nostro settore a prevalenza maschile, abbiamo voluto inserire in modo netto alcune misure contro la violenza di genere.
Abbiamo attivato la Commissione sulle Pari Opportunità e messo in campo tantissime iniziative, come quella con l’Università di Roma La Sapienza e a Milano il Tempo delle Donne, organizzata dal Corriere della Sera.
Ringraziamo la nostra Coordinatrice nazionale Loretta Tani per il lavoro che sta svolgendo e per il clima di fiducia che sta crescendo intorno a lei.
L’informazione e la formazione sono la base della nostra prossima iniziativa che ha preso il nome di “GENERiamo Cultura”.
In collaborazione con le aziende che sono all’interno della Commissione, chiediamo di organizzare incontri sul tema per l’intero mese di novembre.
Il 10 ottobre si svolgerà l’assemblea nazionale delle delegate Fim Fiom Uilm per organizzare bene gli eventi che comprenderanno anche la data del 25 novembre, in cui si celebra ogni anno la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
FORMAZIONE
Non ci stancheremo mai di dire che la formazione rappresenta uno dei pilastri principali e indispensabili per affrontare le sfide della transizione e dell’intelligenza artificiale.
La decisione di investire una quota di salario in 24 ore di formazione obbligatoria per tutti i lavoratori in un triennio contrattuale è stata una svolta senza precedenti.
Nell’ultimo rinnovo del 2021 abbiamo deciso di dotarci di un organismo paritetico.
Abbiamo istituito MetApprendo, primo e unico portale digitale dei lavoratori presente in Italia, per aumentare e migliorare le competenze professionali e di conseguenza la competitività del nostro settore che rappresenta un’eccellenza mondiale.
MetApprendo è una piattaforma ambiziosa ma allo stesso tempo concreta perché vede già coinvolte 17mila imprese per 930mila dipendenti.
Le organizzazioni sindacali e le imprese metalmeccaniche hanno creato questo strumento, ma ora ci aspettiamo un intervento del Governo per renderlo un modello formativo da estendere a ogni settore, anche con la predisposizione di fondi economici dedicati.
Per questo motivo lo abbiamo presentato il 19 aprile scorso alla Camera dei Deputati.
RAPPORTI FIM FIOM
I rapporti con Fim e Fiom non sono stati mai tranquilli.
Traspare da tempo un esplicito nervosismo nel vedere la nostra crescita, sia politica che organizzativa e soprattutto la nostra autorevolezza.
Ciononostante, siamo riusciti a realizzare risultati importanti, per quanto riguarda i rinnovi contrattuali, sia di primo che di secondo livello.
Abbiamo continuato a gestire i vari capitoli contrattuali con delle Commissioni specifiche sui diversi temi (come Metapprendo e Pari Opportunità).
Abbiamo rivendicato insieme la mancanza di politiche industriali da parte dei Governi e abbiamo scioperato il 7 e 10 luglio scorsi.
Abbiamo continuato ad effettuare le elezioni delle RSU e delle RLS, così come previsto dai regolamenti confederali e categoriali.
Ora il vero banco di prova sarà come riusciremo nelle prossime settimane a dare continuità alla nostra mobilitazione di luglio sulle crisi industriali.
Diventerà anche determinante la discussione sulla piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro Federmeccanica-Assistal.
Emergono le differenze con Fim e Fiom su temi significativi come:
aumenti salariali
orario di lavoro
ruolo del welfare contrattuale
enti bilaterali
sistema delle relazioni industriali
ruolo della rappresentanza
autonomia dalla politica e dai partiti.
Ciononostante, penso che sia necessario continuare a evitare che ci siano rotture, purché non si mettano in discussione quelli che per noi sono princìpi irrinunciabili.
RELAZIONI INDUSTRIALI FEDERMECCANICA-ASSISTAL E ALTRI CONTRATTI MINORI
Con tutte le associazioni datoriali siamo riusciti a raggiungere un buon livello di relazioni industriali.
Questo ci ha permesso anche di recuperare alcuni ritardi che si erano determinati in alcuni rinnovi contrattuali e ci ha fatto sperimentare un livello di welfare molto apprezzato da tutti.
Per quanto riguarda invece Federmeccanica e Assistal, siamo riusciti a raggiungere dei risultati impensabili nelle relazioni industriali e questo è stato anche il frutto di una rivoluzione di approccio e di una valorizzazione tra persone capaci e lungimiranti.
Ho molto apprezzato la recente Assemblea di Federmeccanica che ha ulteriormente consolidato la presenza di Fim Fiom e Uilm all’interno dei lavori organizzati nei due giorni.
Siamo interessati ad approfondire il progetto che ha lanciato Federmeccanica di avviare un percorso di certificazione del nostro contratto.
Il progetto ESG (Ambiente, Società e Governance) sono certo che valorizzerà ulteriormente il nostro sistema contrattuale.
Già oggi i rinnovi contrattuali sono un vero strumento in grado di poter innovare, regolamentare e migliorare la vita all’interno dei luoghi di lavoro.
I nostri contratti sono ormai materia di studio di giuslavoristi, di università prestigiose come quelle di Bari, Bergamo, Milano e Roma, e dello stesso Cnel.
Proprio quest’ultimo ha elaborato due pubblicazioni, tra cui il Commentario.
Ci attende sicuramente un periodo molto intenso e dal nostro impegno e dalla nostra determinazione dipenderà il proseguimento della strada intrapresa.
Se il rinnovamento, nel 2016 appariva un termine provocatorio, oggi è una realtà.
UILM
Così come ho detto all’inizio di questa mia relazione, abbiamo voluto convocare la nostra Assemblea nazionale il 4 e il 5 di ottobre, a un anno dal nostro 17esimo Congresso nazionale.
In questo anno, abbiamo portato avanti la nostra linea sindacale continuando a tenere alto il grande valore del contratto.
Abbiamo incalzato il neo Governo per l’assenza di politica industriale, come abbiamo sempre fatto negli anni con tutti i Governi che si sono avvicendati.
I rapporti con i vari Ministri sono inesistenti. Registriamo un’approssimazione sui temi di grande rilevanza sociale.
Noi non smetteremo di sollecitarli a voltare pagina e a interessarsi dei problemi reali, altrimenti non ci resterà che imboccare la strada della mobilitazione.
Meno chiacchiere, più fatti concreti.
Abbiamo ritenuto che la linea politica indicata dalla nostra Confederazione fosse quella giusta e, come sempre, abbiamo ribadito che i Governi si giudicano sul merito dei problemi e delle soluzioni e non dal colore politico.
Per queste ragioni non faremo sconti a nessuno!
Continueremo a mettere in atto tutte le iniziative possibili per adeguare il sistema industriale, cogliendo tutte le opportunità e facendo mettere in atto al Governo e alle aziende tutte le scelte necessarie per gestire le varie transizioni.
Queste nostre scelte sono state premiate. La nostra Organizzazione rappresenta un punto di riferimento per tanti lavoratori e tante persone.
Così come siamo stati impegnati, presenti e determinati, a seguire le dinamiche italiane, abbiamo portato avanti le nostre idee anche all’interno del sindacato europeo e mondiale.
Questo ci ha permesso anche di coinvolgere in modo particolare il sindacato europeo su problematiche riguardanti il settore dell’auto, con un convegno realizzato a Roma e la Conferenza europea sulla contrattazione collettiva a Milano.
Nonostante gli sforzi organizzativi abbiamo ritenuto di partecipare, prima a Salonicco in Grecia e poi a Città del Capo in Sudafrica, alle Conferenze di metà mandato.
Sono stati incontri ricchi di spunti e di dibattiti su tematiche che riguardano i lavoratori a ogni latitudine.
I temi dalla giusta transizione, dell’importanza della contrattazione collettiva nazionale e quello delle disuguaglianze sociali, per esempio, ci hanno dato l’opportunità di confrontare la nostra condizione economica e sociale con quella di tutti i nostri colleghi nel Mondo.
Infine a Bergamo, il 18 e 19 settembre scorso, si è riunita la rete sindacale mondiale di Tenaris per analizzare i cambiamenti e le problematiche organizzative che interessano il settore siderurgico.
In questo anno abbiamo avviato un’attività formativa agli RLST (Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza Territoriale).
Al termine del percorso i partecipanti avranno il requisito e le competenze per poter svolgere l’attività di RLST per le imprese aderenti all’EBM, ma anche nell’artigianato.
Inoltre, i nostri giovani parteciperanno al corso professionalizzante della durata di un anno in “Istituzioni paritetiche, previdenza, relazioni di lavoro” organizzato dalla Uil con l’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Abbiamo continuato a intensificare la nostra collaborazione e la nostra presenza all’interno delle sedi territoriali della Uil per contribuire a migliorare i servizi ai nostri lavoratori.
Abbiamo realizzato una convenzione con la Uil Pensionati per rilanciare il proselitismo all’interno dei territori.
Abbiamo anche stipulato lo scorso anno con la Laborfin, presieduta da Rosaria Pucci, un accordo per una polizza assicurativa gratuita per tutti gli iscritti.
Oggi per queste ragioni, in questa assemblea, vi verrà presentato un importante progetto formativo su salute e sicurezza dal Presidente dell’ITAL Giuliano Zignani.
Con la UIL il lavoro che stiamo svolgendo è all’insegna del miglioramento continuo e il risultato penso che sia evidente.
C’è un clima di grande collaborazione e di coinvolgimento per venire incontro ai bisogni dei lavoratori.
Anche se il periodo trascorso dal Congresso è breve, la nostra categoria ha continuato a crescere, confermando la supremazia nelle grandi e medie aziende ed estendendosi anche nelle piccole, sia per i voti raccolti durante le elezioni delle Rsu che per gli iscritti.
La prima rilevazione comunicata dall’Inps lo scorso anno sulla rappresentanza, anche se parziali, ci consegnava un nostro posizionamento non rispondente alla realtà e al nostro peso.
L’avvio della raccolta dei dati è stato sottovalutato da alcuni nostri territori e aggravato, soprattutto, dalla nostra assenza negli ITL (Istituti Territoriali del Lavoro).
Ora la situazione è migliorata e soprattutto è cresciuta la consapevolezza in tutti noi del valore della certificazione della rappresentanza.
Bisogna continuare sulla strada già tracciata e rendere strutturale la piena collaborazione con la figura dell’RTR (Responsabile territoriale della rappresentanza).
Durante la fase congressuale abbiamo anche rinnovato il nostro gruppo dirigente con altrettanti giovani che hanno continuato a gestire e a migliorare il patrimonio costruito in anni e anni di militanza.
Occorre puntare ad avere una grande UIL e una grande UILM, sempre più forte e rappresentativa, presente su ogni territorio con servizi sempre più rispondenti alle necessità delle persone e con le categorie sempre più consapevoli della responsabilità della rappresentanza e del cambiamento in atto.
Le sfide che ci attendono sono molto impegnative, per queste ragioni il dibattito che si svilupperà in questi due giorni, e il contributo dei gentili ospiti, ci permetterà di affrontare e gestire con più determinazione e una maggiore autorevolezza i cambiamenti epocali che stanno già rivoluzionando il mondo del lavoro e la vita delle persone.
Noi continueremo a batterci per un lavoro stabile, sicuro e dignitoso.
Buona Assemblea a tutti!
Viva la UIL! Viva la UILM!