RASSEGNA STAMPA
Uilm Nazionale
Operaio muore trascinato da un nastro trasportatore all’Ilva di Taranto
Lo sdegno di Rocco Palombella nell’articolo pubblicato dalla Stampa
17/09/2016
fabio di todaro – taranto
Come stride la morte di Giacomo Campo, l’operaio deceduto stamane all’interno dell’Ilva di Taranto con le dichiarazioni rese da Matteo Renzi negli ultimi due mesi: l’ultima volta una settimana fa a Bari, in concomitanza con l’inaugurazione della Fiera del Levante. «L’idea di un Mezzogiorno deindustrializzato è sbagliata. Questo atteggiamento è culturalmente rischioso. Al Sud abbiamo già perso decine di aziende perché è mancato il supporto della politica nei momenti decisivi». Pensieri confermati pure dal ministro dell’Ambiente Gianluigi Galletti, martedì scorso in visita nella città dei due mari: «La riqualificazione di Taranto non passa dalla chiusura dell’Ilva, ma dalla sua ambientalizzazione e dalla bonifica delle aree cittadine inquinate».
L’incidente nell’altoforno 4
Giacomo Campo, nato nel piccolo Comune di Roccaforzata e dipendente dell’impresa di appalto Steel Service, è l’ultimo degli operai ad aver perso la vita in uno stabilimento nato per dare pane e benessere e finito per essere la zavorra di una città, chiamata a pagare il conto per l’intero Paese. A soli 24 anni è morto «trascinato da un nastro trasportatore riattivatosi nonostante l’applicazione di tutte le misure di sicurezza necessarie», ha fatto sapere l’azienda, specificando che «lo stesso era stato fermato nella notte per consentire un intervento di riparazione e, come da procedura aziendale, messo in sicurezza e privato dell’energia elettrica». Una descrizione asettica per una morte agghiacciante, ma che in un Paese ormai avvezzo a simili incidenti rischia di non fare nemmeno più notizia. L’episodio s’è verificato all’interno dell’altoforno 4, uno dei tre attualmente in marcia nell’Ilva, dove è evidente che un passaggio della procedura prevista sia saltato. Secondo quanto riferito dai sindacati, che a seguito dell’incidente hanno indetto uno sciopero dalle 12 di oggi alle 7 di domani e sono stati convocati per un vertice in Prefettura dal viceministro allo Sviluppo Economico Maria Teresa Bellanova, l’azienda, oltre all’interruzione della fornitura di energia elettrica, avrebbe dovuto bloccare il carrello che invece, muovendosi per inerzia, ha travolto l’operaio.
Quasi 500 incidenti in 55 anni
Ad accertare le eventuali responsabilità dell’accaduto sarà la procura di Taranto. Ma resta da capire, a questo punto, se conti di più mettere in discussione il futuro di un’azienda finita in un vicolo cieco o allungare, senza la possibilità di porre un limite, la lista che conta i morti sul e i morti per il lavoro, che a Taranto si tengono avviluppati nel miserrimo abbraccio degli ultimi saluti. In 55 anni di esistenza, quasi cinquecento operai hanno perso la vita all’interno dell’acciaieria: sette soltanto dal 2012 in avanti, nel quadriennio caratterizzato dall’avvio dell’azione giudiziaria contro la famiglia Riva e dal successivo commissariamento governativo della fabbrica. Secondo Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, «la morte di Giacomo Campo conferma come ormai non ci sia più alcun raccordo tra l’Ilva e le aziende dell’appalto che operano al suo interno. Manca un coordinamento tra le due parti, che potrà eventualmente essere risolto soltanto con il passaggio di consegne dalla gestione commissariale a quella manageriale. Non si può più vivere in uno stato di incertezza e occorre salvaguardare quanto prima le risorse umane».
L’affondo di Emiliano
L’incidente ha riacceso anche il dibattito politico sulla vicenda, che vede da mesi il Governatore della Puglia Michele Emiliano contrapposto a Matteo Renzi. «A Taranto si vive una situazione di inquinamento intollerabile normato dalla legge – ha dichiarato il presidente della Regione iersera, inaugurando a Bari il convegno della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e dei Chirurghi. Per i cittadini ionici anche il diritto alla salute è divenuto relativo, condizionato dall’esistenza sul territorio di imprese considerate strategiche, ma invece vecchie e insicure.
Per ragioni di Stato i tarantini devono accettare di morire in percentuale quasi doppia rispetto agli altri italiani». Dura anche la presa di posizione del Comitato dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, soggetto politico locale nato nel 2012 e composto in larga parte da operai dell’acciaieria, pronti a scendere in campo nelle comunali della prossima primavera. «L’indignazione non basta più, le lacrime per piangere i morti che quella fabbrica fa dentro e fuori sono terminate. Oggi chiediamo silenzio», non prima però di aver dichiarato «la gestione statale un fallimento: la prova sono gli innumerevoli incidenti che si susseguono quotidianamente». Secondo il «verde» Angelo Bonelli, infine, «Taranto continua a pagare un intollerabile tributo di vite umane».
Ufficio Stampa Uilm
Roma, 17 settembre 2016