Un incontro cominciato male e finito peggio. Così è andata ieri mattina la riunione che ha visto sedersi al tavolo, convocato in Confindustria, le delegazioni dei sindacati metalmeccanici e quelle di Federmeccanica ed Assistal. “Un muro contro muro”, come ha sintetizzato Rocco Palombella, leader della Uilm, che non lascia intravedere l’auspicato rinnovo contrattuale per più di un milione e seicentomila addetti, ma determina la proclamazione di nuove ore di sciopero nel settore industriale più importante del Paese.
IL NUOVO SCIOPERO
“Lo sciopero dello straordinario e della flessibilità – precisa una nota congiunta dei tre segretari generali di Fim, Fiom e Uilm – da effettuarsi nelle giornate di sabato 28 maggio e sabato 11 giugno; un pacchetto di 12 ore di sciopero da realizzarsi nel mese di maggio con iniziative articolate e nel mese di giugno con manifestazioni regionali da svolgersi il 9, il 10 e il 15 giugno 2016”.
LA MAPPA CON DATE E CITTA’
Il 9 giugno le manifestazioni saranno in Piemonte e Val d’Aosta, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Marche, Abruzzo e Molise. Il giorno seguente si replicherà in Liguria, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata. Il 15 giugno, infine, manifestazioni in Calabria, Sicilia, Sardegna. Occorre ricordare che il negoziato odierno non era partito sotto i migliori auspici.
LE AVVISAGLIE DELLA ROTTURA
Già la scorsa settimana i sindacati di categoria avevano battuto i tamburi di guerra. Del loro malumore era stato raccolto dall’agenzia di stampa Adn Kronos. “Meraviglia la scelta antagonista di Federmeccanica – aveva sostenuto la Fim di Marco Bentivogli – totalmente inaccettabile l’ostinato immobilismo con cui gli industriali meccanici hanno confermato per sei mesi la loro proposta contrattuale sul salario. Meglio dirlo chiaramente che non si vuole fare il contratto. Così si rischia di far naufragare la migliore spinta all’innovazione”. All’attacco era andato anche il capo delle tute blu della Cgil: “Siamo a un passaggio decisivo. Il 24 si rischia lo stallo -aveva pronosticato Maurizio Landini– e per fare il contratto rapidamente dobbiamo mettere in campo le iniziative più opportune per sbloccare la situazione . Se non sono sufficienti le nostre argomentazioni mostreremo alle imprese cosa pensa la maggioranza dei lavoratori. E se il sospetto è che in realtà dietro a questo immobilismo Federmeccanica nasconda la voglia di fare a meno del contratto se ne assumerà la responsabilità, perché gli industriali non hanno la patente dell’innovazione e noi quella della conservazione e la loro proposta con cui cancellare i due livelli contrattuali e puntare solo su quello aziendale è inaccettabile”. Ancor più determinato Rocco Palombella, guida della Uilm: “Nessuna apertura né passi avanti; la proposta di applicazione graduale del nuovo contratto non va bene e anche gli altri aspetti sono rimasti al palo. Lo stesso pacchetto Welfare è più evanescente. E’ il salario dunque lo scoglio principale. Per questo dobbiamo ripartire da cose più incisive, da una mobilitazione. Non c’è altro modo nè alternativa: o cediamo noi o loro. Proviamo a far cedere loro”.
COSA HA DETTO STORCHI AL MESSAGGERO
Ma anche la controparte sindacale aveva ribadito la propria posizione per voce di Fabio Storchi, presidente di Federmeccanica. “Da parte nostra – aveva ammonito il dirigente degli imprenditori metalmeccanici in un’intervista rilasciata al “Messaggero” domenica scorsa – c’è apertura e disponibilità a confrontarci. Degli aggiustamenti di tipo tattico si possono trovare, ma i principi ispiratori e i capisaldi della proposta devono rimanere quelli”.
LA CRONACA DEL NEGOZIATO DI IERI
E proprio ieri Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica, ha riproposto ai suoi dirimpettai, seduti al tavolo di una piccola sala del palazzo romano in viale dell’Astronomia, il concetto che gli incrementi salariali di tipo tradizionale devono essere contrattati lì dove la ricchezza si produce, cioè in azienda. “Il nostro obiettivo – ha detto Franchi – rimane lo stesso: passi precisi nella logica di generare ricchezza e assicurarsi che venga redistribuita”. Palombella, Bentivogli e Landini hanno dovuto “rintuzzare” per l’ennesima volta a quanto udito. “Il vostro modello sindacale – ha detto il primo – prefigura uno scarto tra dichiarazioni formali e la realtà. Ci viene chiesto, di fatto, di tener bloccate le retribuzioni per i prossimi vent’anni. La vostra proposta salariale è inaccettabile e imbocchiamo la strada del conflitto”. “Ancora una volta siamo costretti a ripeterci – ha sottolineato il secondo – e sentiamo dirci che si vuol fare il contratto, quando dopo sette mesi di trattativa non si è approdati a nulla. Il tempo passa e uccide la trattativa mentre la tattica soffoca la strategia”. “Non ci avete convinto – ha concluso il terzo – Per noi il Ccnl è lo strumento che tutela il potere d’acquisto dei salari e restituisce ai lavoratori l’inflazione registrata. Il vostro modello prevede che non è più il contratto nazionale a svolgere questo ruolo. Allora ci vogliono le mobilitazioni dei lavoratori per fare il contratto”.
LE RAGIONI DEI SINDACATI
Il comunicato sindacale, diffuso al termine dell’incontro ha rispettato fedelmente i canoni di queste prese di posizione. “Federmeccanica e Assistal – si legge nel testo in questione – hanno ribadito le proprie posizioni, impedendo così l’avvio di un vero negoziato. Riteniamo un errore tali posizioni, peraltro in senso opposto all’esigenza di innovazione contrattuale. Si sta mettendo in discussione contemporaneamente il modello contrattuale – fondato su due livelli contrattuali, e il ruolo e il valore del Contratto nazionale quale reale strumento di tutela dei salari e dei diritti di tutte le persone che lavorano nelle imprese metalmeccaniche. Dopo sei mesi di trattativa, Federmeccanica è ferma di fatto sullo schema proposto lo scorso 22 dicembre, secondo cui il Ccnl non riconosce più alcun aumento salariale alla stragrande maggioranza della nostra categoria, e addirittura si penalizza chi in questi anni ha svolto la contrattazione nei luoghi di lavoro. L’unica disponibilità, dopo tutto questo tempo, è la semplice riedizione e applicazione dello stesso schema, ovvero un Ccnl a valere per una quota di lavoratori inferiore al 5% della categoria. Anche gli approfondimenti svolti sui testi relativi a tutte le tematiche da noi richieste, in ben 4 sedute (10,11,16 e 17 maggio) non hanno prodotto avanzamenti sostanziali delle posizioni di Federmeccanica e Assistal. Di fronte a questa situazione le segreterie nazionali Fim Fiom Uilm ritengono che non ci sia più tempo da perdere ed è necessario intensificare la mobilitazione con iniziative nei luoghi di lavoro e sul territorio. Questa è la condizione per far cambiare idea alle controparti e sostenere finalmente lo svolgimento di una vera trattativa per realizzare un buon Contratto nazionale per tutte le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici. Il nostro obiettivo è riaffermare un Ccnl che garantisca il potere d’acquisto del salario per tutti i metalmeccanici, che qualifichi le relazioni industriali, estenda la contrattazione di 2° livello su tutti gli aspetti che compongono la prestazione lavorativa, migliori l’organizzazione del lavoro e le condizioni di lavoro e introduca nuovi diritti di formazione, welfare, partecipazione e valorizzazione delle professionalità per tutti, tuteli tutte le forme di lavoro e l’occupazione, faccia ripartire gli investimenti e rilanci una vera politica industriale: questo è il rinnovamento che vogliamo e di cui c’è bisogno”.
LA REPLICA DI FRANCHI DI FEDERMECCANICA
A rispondere al nuovo sciopero dei sindacati è stato ancora il Dg di Federmeccanica Franchi. “Nessun passo indietro sulla proposta , perché non c’è alternativa al rinnovamento contrattuale. Noi siamo sempre disponibili al dialogo anche se lo sciopero non aiuta a trovare soluzioni. Certo, siamo in una fase di stallo, ma non escludo che si possa tornare al confronto. Oggi veniamo da una crisi che somiglia a una guerra da cui molte aziende ancora non riescono a uscire. La nostra priorità reale dunque è generare ricchezza e solo dopo distribuirla. Senza ricchezza come si può chiedere a un’azienda di incrementare i salari? Senza profitti come può incrementare indiscriminatamente i costi? Sarebbe come dare una spinta verso il baratro a quelle aziende in affanno. Per questo non ci possono essere altre vie se non quella, prima o dopo, di prendere atto che questa è la realtà con cui confrontarci e l’obiettivo quello di fare un contratto adeguato ai tempi cambiati”.
DOMANI L’ASSEMBLEA DI CONFINDUSTRIA
L’ultimo sciopero dei metalmeccanici (4 ore al primo turno di lavoro in ambito nazionale) c’era stato lo scorso 20 aprile ed aveva avuto una media del 75% di adesioni. A molti era sembrato possibile un avvicinamento tra le parti, da concretizzarsi subito dopo la mobilitazioni in questione, che poi non si è realizzato. Ora la proclamazione del nuovo sciopero restringe ancor più i tempi se si considerano che le ultime manifestazioni regionali si svolgeranno a metà giugno. Ora, se si vuol provare a fare un’intesa tra le parti, occorrerà giocoforza tentare prima dell’estate. Occhi puntati e orecchie aperte, nel frattempo, su quanto emergerà dal nuovo corso di Confindustria. Domani la relazione del nuovo presidente,Vincenzo Boccia, che svolgerà dalla tribuna capitolina dell’Auditorium Parco della Musica, dovrebbe concedere grande spazio ai temi della contrattazione e della rappresentanza. In questi giorni ha parlato Alberto Vacchi, che di Boccia è stato il principale “competitor” per la conquista del vertice della confederazione imprenditoriale. “Non dobbiamo ideologizzare il confronto – ha ricordato l’attuale presidente di Unindustria Bologna – siamo nella stessa barca con ruoli e funzioni diverse. Certo, non possiamo restare fuori dai mercati ma basta con falchi e colombe, pensiamo a crescere e su questo ognuno deve prendersi le proprie responsabilità. Se cresciamo e facciamo vivere aziende competitive l’effetto sulla società sarà positivo, dato che noi operiamo in aree con tradizione di civiltà, di rispetto dei contratti e delle persone che ci sono dietro”. Un invito a svolgere relazioni industriali positive che è l’esatto contrario dell’attuale “muro contro muro” in corso tra le parti metalmeccaniche. Una ragione in più per ricercare una soluzione tra loro entro la prima metà di luglio, appena saranno smaltiti gli effetti del nuovo sciopero.
LE FERIE D’AGOSTO
Tutto potrebbe essere più difficile con le ferie d’agosto che s’avvicinano e i giorni che seguiranno immediatamente dopo. Per paradosso una vicenda contrattuale iniziata in inverno, andata complicandosi in primavera, potrebbe avere possibilità di un epilogo positivo in estate, ma difficilmente in autunno. E’ risaputo che quest’ultima è la stagione in cui possono rinnovarsi scenari ed attori, ma si fatica a farlo coi contratti.
Ufficio Stampa Uilm
Roma, 25 maggio 2016