“Oggi è la prima giornata dello sciopero nazionale e ci sono manifestazioni e presidi in tutti i territori del Centro Nord per protestare contro il silenzio assordante del Governo sul declino industriale e occupazionale e la delegittimazione del sindacato. Noi siamo qui a Torino, città simbolo dell’industria italiana e dell’automotive in particolare, con una filiera e indotto di piccole e medie imprese che risultano le più colpite da una transizione ecologica non governata. In questi mesi abbiamo ascoltato e letto tanti annunci e tante dichiarazioni alla stampa ma zero fatti, abbiamo registrato continui rinvii di crisi aziendali importanti e temi centrali come la transizione ecologica e digitale, abbiamo visto che non c’è nessuna strategia industriale, zero politiche industriali serie e credibili da anni, nessuna idea di Paese, nessuna condivisione delle scelte da compiere, nessun tavolo dove discutere realmente. Abbiamo ascoltato solo parole vuote mentre il 70% delle crisi al MIMIT riguardano il nostro settore non venivano risolte con oltre 50 mila lavoratori e intere filiere a rischio. Cosa dovevamo aspettare? Oggi nelle piazze italiane del Centro-Nord ci sono migliaia di lavoratori, c’è il Paese reale, c’è la sofferenza e l’incertezza di persone e famiglie esasperate. La nostra mobilitazione non si fermerà fino a quando non arriveranno risposte concrete dal Governo”. Così Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, al presidio di Fim Fiom Uilm a Torino in Piazza Castello in occasione dello sciopero nazionale dei metalmeccanici.
“Ma vi sembra normale che si possa discutere del futuro di settori strategici come automotive, siderurgia ed elettrodomestici con tavoli di un’ora ciascuno? – tuona il leader Uilm – Dobbiamo dire forte e chiaro che per noi la transizione è inderogabile e che è sbagliato e rischioso illudere i cittadini e i lavoratori che la scadenza del 2035 possa essere spostata in avanti con soluzioni ad oggi irrealizzabili”.
“Mentre in altri Paesi europei e mondiali si programmano progetti e si investono decine di miliardi e rischiamo di essere invasi da auto elettriche cinesi con costi notevolmente inferiori alle nostre – continua – nel nostro Paese a giorni alterni si continua a mettere in dubbio la transizione ecologica e si parla di un fondo sovrano da un miliardo di euro e di riaprire miniere chiuse trenta anni fa”.
“Alle difficoltà industriale si aggiungono un’inflazione record che sta erodendo i salari, già più bassi di quasi quattromila euro rispetto alla media europea, un aumento delle disuguaglianze economiche e sociali, una povertà dilagante e una precarietà del lavoro insopportabile – aggiunge – Vogliamo una seria riduzione strutturale delle tasse sul lavoro perché non è accettabile che in questo Paese le tasse le paghino solo i lavoratori e i pensionati”.
“Sul salario minimo abbiamo un’idea chiara: estensione dei diritti e salari previsti dai contratti collettivi nazionali di lavoro firmati da Cgil Cisl Uil, altrimenti una soglia minima a chi non è coperto dai contratti maggiormente rappresentativi per dare un salario dignitoso” prosegue.
“Oggi è il primo passo, la nostra lotta non finisce qui – conclude – Non ci fermeremo finchè non avremo risposte concrete dal Governo, saremo ancora più determinati e mai rassegnati”.