“Dopo questa emergenza avremo un Paese diverso, con l’aumento della povertà e delle disuguaglianze sociali ed economiche. Un Nord falcidiato dalle migliaia di morti per Coronavirus e il Sud che rischia la desertificazione industriale. Al Governo chiediamo più concretezza, meno Stati Generali e più interventi diretti per salvaguardare e rilanciare il sistema industriale, scolastico, sociale ed economico. Solo con i sussidi il Paese non ripartirà”. Così Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm, durante la manifestazione “Ripartire dalle 100 vertenze da risolvere per l’industria e il lavoro!” organizzata da Fim, Fiom e Uilm in Piazza del Popolo a Roma.
“Oggi è una giornata storica – ha dichiarato il leader Uilm – è arrivato il momento di riprenderci i nostri luoghi e le nostre piazze, rispettando tutte le misure di sicurezza, perchè sono in pericolo diritti fondamentali come la democrazia, il lavoro e la libertà. Abbiamo deciso di manifestare perchè dopo oltre un mese dalla ripresa delle attività produttive, economiche e sociali la situazione continua ad essere insostenibile!”.
“La condizione delle oltre 150 crisi industriali aperte al Mise – sottolinea – è ulteriormente peggiorata. Il settore dell’auto è fermo, la siderurgia e l’aerospazio sono in grande difficoltà, come gli elettrodomestici, le telecomunicazioni, le piccole e medie imprese e l’artigianato. L’ultima, in ordine di tempo, è CnhI che ieri ha dichiarato di voler mettere in discussione l’accordo del 10 marzo 2020, con il forte rischio chiusura dei siti di Brescia e Lecce. I dati economici e occupazionali del nostro Paese sono allarmanti e si parla di due milioni di posti di lavoro a rischio e quasi due miliardi di ore di cassa integrazione dall’inizio della pandemia . Alla fine di questa emergenza e con l’alibi del Coronavirus rischiamo una catastrofe sociale ed occupazionale senza precedenti”.
“Il Governo deve ascoltare il nostro grido di allarme – continua – vogliamo parlare del rilancio dei settori industriali in seria difficoltà, della regolazione dello strapotere delle multinazionali, degli aumenti salariali per far riprendere i consumi, del lavoro con diritti e duraturo, degli investimenti pubblici e privati per non far sprofondare in una condizione irreversibile il nostro Paese”.
“Anche Federmeccanica – aggiunge – deve sapere che il tempo è abbondantemente scaduto! Non si possono tenere in ostaggio milioni di lavoratori senza rinnovare il contratto più importante del settore industriale! Basta con gli incrementi salariali di pochi spiccioli!”.
“La situazione ormai è vicina al punto di non ritorno – conclude – e per queste ragioni pretendiamo di essere convocati dal Governo e da Federmeccanica altrimenti ci rivedremo in piazza più arrabbiati e numerosi di prima”.