“La centralità del lavoro, il rilancio industriale, la risoluzione di crisi annose, progetti e investimenti credibili per affrontare la transizione ecologica, in particolare nella filiera automotive, reindustrializzazioni che possono rappresentare un nuovo futuro per centinaia di lavoratori: questo è il grido d’allarme che lanciano le migliaia di lavoratori del Centro-Sud che stanno scioperando in queste ore. Dal Lazio all’Umbria, dall’Abruzzo al Molise fino alla Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna c’è stata un’altissima adesione alla seconda giornata dello sciopero nazionale dopo quella di venerdì scorso che ha visto coinvolto il Nord Italia. I lavoratori che sono scesi in piazza e hanno organizzato numerosi presidi chiedono un futuro di lavoro e non di assistenza, un futuro che veda la manifattura affrontare e vincere le sfide epocali, certezze per una parte d’Italia che troppo a lungo è stata inascoltata dai Governi. Abbiamo bisogno di meno annunci e più fatti concreti, abbiamo bisogno di tavoli che portino a soluzioni e non siano formalità, abbiamo bisogno di utilizzare ogni minuto a disposizione per cercare e condividere le migliori soluzioni per risolvere le crisi e risollevare l’industria. Abbiamo perso già troppo tempo, ora il Governo deve agire e le migliaia di lavoratori in sciopero hanno mandato un chiaro messaggio: rilancio dell’industria o continua la mobilitazione”. Lo dichiara il Segretario Generale Uilm Rocco Palombella.
“La filiera dell’automotive, compreso l’indotto e l’appalto, è centrale in molti territori del Centro-Sud, a partire da Sevel, Stellantis, Bosch Bari e Industria Italiana Autobus, anche con progetti importanti come la Gigafactory di Termoli – sottolinea il leader Uilm – ma dal Governo non abbiamo ricevuto nessuna strategia industriale, nessun piano del settore, ma, al contrario, abbiamo registrato assenza di idee concrete e pericolosi rinvii sull’inderogabile passaggio della transizione ecologica”.
“Per non parlare della siderurgia – aggiunge – con l’ex Ilva che si trova in una situazione di grave difficoltà, con record negativo di produzione e tremila lavoratori in cassa integrazione fino a fine anno per decreto del Governo senza accordo sindacale”.
“A livello nazionale abbiamo oltre 50 mila metalmeccanici interessati da crisi aziendali, il 70% del totale delle vertenze aperte al MIMIT è del nostro settore – spiega Palombella – Queste due giornate sono state solo l’inizio di una lunga mobilitazione”.
“Le difficoltà industriali si sommano a una condizione complicata in cui versano da anni i territori del Centro-Sud, a causa di una incessante desertificazione industriale e mancanza di progetti veri dei vari Governo – prosegue – oltre a un’inflazione record che sta erodendo i salari, un aumento delle disuguaglianze, con una povertà dilagante e una precarietà del lavoro. C’è un rischio bomba sociale che purtroppo si sta sottovalutando”.
“Oggi non è la giornata conclusiva dello sciopero nazionale ma l’inizio di una mobilitazione che ci vedrà protagonisti nei prossimi mesi – conclude – ci fermeremo solo se avremo ascolto, condivisione e risposte concrete dal Governo. Non possiamo più aspettare”.
Ufficio Stampa UILM