Metalmeccanici, il contratto e il risiko in Confindustria


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Un passaggio cruciale. Così si può definire l’appuntamento in Confindustria tra Fim, Fiom, Uilm, Federmeccanica ed Assistal previsto per l’intera giornata di mercoledì 24 febbraio. Al tavolo convocato per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici verranno affrontati temi come gli aspetti contrattuali, l’inquadramento, le regole contrattuali e la partecipazione. In verità, anche per tutto il giorno dopo le parti hanno fissato un’ulteriore riunione sui organizzazione del lavoro, orari, flessibilità e politiche del lavoro. Insomma, in 48 ore i sindacati e gli imprenditori metalmeccanici proveranno ad allentare ciò che stringe il nodo del salario e che impedisce tuttora di prevedere un buon esito della vicenda riguardante il Ccnl delle tute blu.

Rocco Palombella, segretario generale dei metalmeccanici Uil, l’altro ieri è stato esplicito: “E’ evidente che, se non registreremo delle buone nuove al riguardo, dovremo iniziare a considerare delle azioni conseguenti. Sarà bene organizzare fin da subito delle assemblee informative ma, dato l’aria che tira, si renderà necessario, soprattutto, iniziare a programmare una decisa mobilitazione. Il tempo vola via e ciò non depone a favore del rinnovo contrattuale”. Il leader della Uilm lo ha detto nel corso di un Consiglio territoriale della sua organizzazione a Brescia ed il luogo scelto per il pronunciamento non è stato casuale.

Proprio qui è nata negli ultimi giorni l’ennesima candidatura per la successione di Giorgio Squinzi ai vertici di Confindustria. Si tratta di Marco Bonometti, imprenditore meccanico, presidente dell’Associazione industriale bresciana e alla guida della Omr, gruppo internazionale che opera nel settore “automotive”. La percezione è che sul tavolo metalmeccanico, più che un’aria, si possa scatenare qualche effetto domino. Lo rivela, per esempio, il quotidiano on line “Affaritaliani.it”. Si presupponeva che Fabio Storchi, attuale presidente di Federmeccanica, avesse deciso di non scendere in lizza nella competizione per il vertice della confederazione di viale dell’Astronomia. Invece, secondo il quotidiano in questione, Alberto Vacchi, presidente di Unindustria Bologna, e altro candidato alla presidenza confindustriale, di fronte alla novità bresciana, in caso di vittoria, pare che abbia offerto a Storchi, per il prossimo mandato, il posto di vicepresidente con delega alle relazioni industriali. Quindi, se la ricostruzione risultasse vera, al tavolo coi metalmeccanici siederebbe da oggi in poi, come controparte dei sindacati, non solo un Presidente di Federmeccanica, ma, allo stesso tempo, anche un potenziale vicepresidente di Confindustria.

Di certo, allo stato dei fatti, su quel tavolo incombe principalmente il problema del salario minimo di garanzia, proposto dagli industriali, con cui non erogare aumenti a livello nazionale, ma allineare esclusivamente quelle retribuzioni al di sotto del minimo suddetto,  per concentrare, di conseguenza, gli incrementi in busta paga solo attraverso la contrattazione aziendale. Fin da subito i sindacati hanno denunciato l’anomalia: infatti, questi aumenti, a loro giudizio, sarebbero rivolti solo al 5% della platea degli addetti metalmeccanici interessati dal rinnovo contrattuale.

Il fatto che Palombella della Uilm abbia preannunciato la possibilità di mobilitazioni a sostegno del rinnovo del contratto dei metalmeccanici non è piaciuta alla Fim, l’organizzazione sindacale a cui è legata dalla medesima piattaforma rivendicativa, presentata a Federmeccanica-Assistal. La Fiom ne ha, invece ,una propria, anche se fino ad oggi tutti e  tre i sindacati metalmeccanici hanno dimostrato di saper fare fronte comune per sbloccare la “impasse” contrattuale registrata con gli imprenditori del settore.

“Ora serve piuttosto – ha spiegato Marco Bentivogli, segretario generale della Fim – intensificare gli incontri sul contratto; siamo a quattro mesi dall’avvio del negoziato e la vertenza ancora non è entrata nel vivo, sul salario si è fatta solo una riunione e mezza, bisogna stringere i tempi del confronto. Il tema della mobilitazione si potrà affrontare, nel caso, solo quando, al termine di questa accelerazione, la rigidità di Federmeccanica impedisse la possibilitàdi cercare convergenze. Lo sciopero non è un esercizio ginnico”.

Cauta la Fiom: “Al momento – ha commentato Michela Spera, segretaria nazionale dell’organizzazione dei metalmeccanici Cgil (il leader Maurizio Landini è ancora in visita a Cuba, ndr) – se una mobilitazione non è all’ordine del giorno. Mi sembra utile però concludere prima il percorso di approfondimento concordato e poi valutare la situazione. Nel caso il livello di confronto non registrasse risultati allora si potranno mettere in campo mobilitazioni”.

Una cosa è certa: già nella serata di mercoledì prossimo si riuscirà a sapere se il nodo del salario sarà meno stretto di prima e se l’effetto domino avrà sortito qualche altra novità.

Ufficio Stampa Uilm

Roma, 22 febbraio 2016