«La Fiom fa politica e danneggia i lavoratori» di Antonio Signorini
Roma – Forse non tutti sanno che i sindacati dei metalmeccanici convivono sotto lo stesso tetto. I duri della Fiom-Cgil condividono il pianerottolo con i dialoganti di Fim-Cisl e Uilm-Uil. Le sedi nazionali delle tre sigle si trovano tutte nello stesso palazzo di Via Trieste. Un’eredità del passato – quando le tute blu erano riunite sotto un’unica federazione, la Flm – che oggi è diventata scomodissima. Difficile la convivenza tra chi la pensa in modo opposto sugli accordi per il futuro della Fiat, sui rapporti con la politica e sulle aggressioni ai sindacati indipendenti. Ne sa qualcosa Rocco Palombella, il segretario generale della Uilm. Nel palazzo dei metalmeccanici, la sua organizzazione è al primo piano; la Fiom a quelli superiori.
Convivenza forzata? «Convivenza in una struttura in qualche modo storica, ma l’imbarazzo c’è ed è palpabile. Soprattutto da parte loro perché personalizzano molto».
Praticamente separati in casa. «Siamo al limite del saluto. E lo dico con cognizione di causa, di occasioni di incrociare i colleghi della Fiom ne ho molte, visto che sono al primo piano. Poi, anche da parte nostra c’è imbarazzo. Hanno fatto la conferenza stampa per
presentare la manifestazione nel salone unitario. Preparano striscioni e cartelloni, presumibilmente anche contro di noi, al piano di sopra. Le lascio immaginare…».
Cosa pensa della manifestazione? «Che parte da motivazioni che non riguardano il merito. Sono politiche, si alimentano del contrasto con noi, con le altre due sigle dei metalmeccanici, Fim e Uilm. Il problema è che tutti questi anni li hanno passati a cercare motivi di scontro e per rendersi visibili al pubblico. Con questa manifestazione ci riusciranno».
Quindi sarà un successo? «Sarà sicuramente una manifestazione partecipata, ma senza nessuna sintesi. Anche perché nei cinque punti elencati dal segretario della Fiom Landini non c’ è merito sindacale. Dietro c’è un disegno che sembra quello di un partito politico. Con le adesione che sono arrivate dalla politica hanno colto il risultato che cercavano, cioè dimostrare che non sono isolati. C’è da dire che non gli è stato difficile; in tempi come questi una struttura organizzata, capillare come la Fiom fa gola a alla politica. Ma questo fa male al sindacato. La forza di chi difende i lavoratori è l’autonomia».
Il fatto che mettano ancora in discussione l’accordo su Pomigliano complica le cose? «Parlano di democrazia sindacale e poi non accettano un accordo che è stato votato dai lavoratori, che ha consentito di intercettare gli investimenti e di riportare in Italia produzioni che erano all’estero. A proposito, ha visto Annozero ieri sera (giovedì, ndr)?»
No. «C’era un lavoratore in collegamento che spiegava come la sua azienda stesse portando all’estero la produzione. Il cronista ha commentato: proprio come la Fiat! Ho chiuso e me ne sono andato a letto».
Poi è una manifestazione contro le deroghe, «In difesa della legge», si legge nei manifesti. «Di deroghe ne hanno firmate a migliaia. Noi, semmai, abbiamo messo dei limiti e loro lo sanno. Fanno come sui contratti. Non li firmano, ma poi ci chiedono di mandare alle aziende le lettere unitarie per adeguare le tessere (cioè la trattenuta in busta paga a favore del sindacato, ndr) agli aumenti contrattuali. Loro queste cose le sanno, chi scenderà in piazza forse no».
Allora traslocate? «Meglio di no. Abbiamo i servizi in comune, parcheggi, mensa. E di questi tempi trovare casa a Roma costa troppo».