Care colleghe e cari colleghi,
La pandemia, la guerra e l’inflazione ci consegnano un mondo più povero e con un forte aumento delle disuguaglianze sociali ed economiche. L’1% più ricco del Pianeta possiede più del doppio della ricchezza di circa 7 miliardi di persone.
Tutto questo influisce anche sui nostri sistemi industriali e occupazionali.
Insomma, la disuguaglianza non conosce la crisi.
Quello che occorre è un sistema fiscale più equo e progressivo, chi guadagna di più deve pagare di più.
I provvedimenti governativi hanno incoraggiato il nostro sistema economico e imprenditoriale ad aumentare il precariato, abbassare il costo del lavoro ed eliminare le tutele.
Non hanno invece puntato sul lavoro stabile, sull’innovazione tecnologica e organizzativa, sulla ricerca e lo sviluppo e sull’accrescimento delle competenze.
In questo contesto il ruolo del sindacato diventa fondamentale.
Mai come in questo momento infatti noi siamo il punto di riferimento per migliaia e migliaia di lavoratori in tutto il mondo.
Uno degli strumenti che abbiamo a disposizione è quello della contrattazione collettiva nazionale, attraverso la quale dobbiamo darci alcuni obiettivi imprescindibili: aumentare i salari, combattere la precarietà, rafforzare i diritti e le tutele, migliorare la conciliazione vita-lavoro.
Servono politiche attive più efficaci per creare posti di lavoro stabili e duraturi. Serve una vera riforma degli ammortizzatori sociali universali, in grado di tutelare tutti, e con una quantità economica adeguata.
L’aumento sconsiderato di prezzi, bollette e beni di prima necessità, ha ridotto ai minimi termini il potere di acquisto dei lavoratori e delle famiglie.
Dobbiamo puntare a uniformare i salari e le pensioni, superando le differenze di genere, di orari, di condizioni di sicurezza per scoraggiare anche le delocalizzazioni selvagge.
Il mondo intero è alle prese con la Transizione ecologica e digitale che non si fa dall’oggi al domani e non sarà indolore.
Riguarda tutti i settori dell’economia e modifica profondamente i modelli di sviluppo, di produzione e di consumo.
In Italia ci stiamo battendo per nuovi investimenti e per sperimentare forme di riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per far fronte alle necessità organizzative aziendali, per aumentare la produttività e per conciliare i tempi di vita e di lavoro.
Tutti noi dobbiamo rafforzare il contratto sociale mettendo le persone e il loro lavoro al centro della politica economica, sociale e di impresa.
“Crescita, equità e sostenibilità” sono le parole d’ordine per gestire questa trasformazione.
Tutti dobbiamo assumerci la responsabilità di “costruire un futuro giusto”, un passo alla volta.