La modifica alla legge sulle delocalizzazioni decisa venerdì dal governo è un primo importante risultato della mobilitazione dei lavoratori del gruppo Wärtsilä che contrasta la volontà della multinazionale di dismettere la produzione nel sito di Trieste e licenziare centinaia e centinaia di lavoratori diretti e degli appalti.
Si tratta di un intervento governativo, sollecitato con forza da Fim, Fiom, Uilm, che rappresenta una vera e propria boccata di ossigeno per i lavoratori. Aver allungato i tempi della procedura da 30 a 120 giorni allontana i licenziamenti e consente al sindacato e alle Rsu di ricercare le migliori soluzioni volte a garantire la continuità produttiva ed occupazionale dello stabilimento triestino e dell’intero gruppo in Italia.
Mantenendo fermi questi obiettivi, nel continuare ad alimentare il presidio ai cancelli dello stabilimento, occorre, con il coinvolgimento dei lavoratori e delle lavoratrici, promuovere azioni per respingere al mittente i licenziamenti e quel progetto di dismissione della produzione dei motori marini e civili che la multinazionale Wärtsilä vorrebbe mitigare con velleitarie proposte di reindustrializzazione: se Wärtsilä non intende più rimanere a Trieste si faccia da parte, ma non ostacoli con veti inaccettabili la continuità produttiva di motori che caratterizza e qualifica da sempre lo stabilimento di Trieste. Una continuità produttiva, quella dei motori, che può garantire anche per il futuro tutti gli occupati, anche di chi oggi non è ricompreso nei licenziamenti e che Wärtsilä con promesse da marinaio dichiara di voler tutelare.
Allo stesso tempo occorre utilizzare il tempo “guadagnato” per incalzare il governo e i ministeri competenti affinché si attivino per ricercare aziende e gruppi, privati e pubblici, pronti a subentrare nella gestione dello stabilimento alla multinazionale Wärtsilä e mettere per questa via in sicurezza quel patrimonio industriale e professionale rappresentato dai lavoratori e dalle lavoratrici.
In questo senso la vertenza Wärtsilä va considerata un banco di prova, per il governo e per la stessa regione Friuli Venezia Giulia, per preservare l’industria, salvaguardare la filiera della cantieristica navale nel paese, impedire i licenziamenti e lo scempio che Wärtsilä vorrebbe infliggere a tutto il territorio triestino.
Per tutte queste ragioni, per discutere dello stato della vertenza e assumere le necessarie decisioni, saranno convocate assemblee in tutti i siti entro l’ultima settimana di settembre.
Le assemblee saranno anche l’occasione per dare contro dei ricorsi legali già presentati in tribunale contro la multinazionale.
Fim, Fiom, Uilm nazionali