La dichiarazione del segretario nazionale Eros Panicali nel “pezzo” di Raffaella Cascioli (pagina interni del giornale diretto da Stefano Menichini)
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Chrysler conclude un’alleanza globale con Fiat mettendo così una seria ipoteca sui sei miliardi di dollari promessi da Obama se avesse concluso l’accordo con il gruppo di Torino entro il 30 aprile.
Poche ore prima Barack Obama lo aveva detto chiaro e tondo: “Noi non possiamo, non dobbiamo e non lasceremo scomparire la nostra industria automobilistica”. All’indomani del benservito a Rick Wagoner, fino a ieri potente amministratore delegato di General Motor, il presidente ha rassicurato gli americani: il settore auto resta un pilastro dell’economia Usa ma non bisogna farsi illusioni.
“Alcuni posti di lavoro potranno essere salvati e alcune fabbriche non riapriranno più i cancelli” ha specificato Obama. Anche se ha messo le mani avanti, visto che le scelte difficili dovranno essere operate dai gruppi di General Motors e Chrysler. Insomma, Washington non si tira indietro rispetto a nuovi aiuti al settore auto ma se per Gm parla in termini vaghi di un sostegno alla ristrutturazione, nel caso di Chrysler li ha condizionati al perfezionamento dell’accordo con Fiat. La task force di Obama sul settore auto dà il via libera a un aiuto supplementare per 6 miliardi di dollari a Chrysler, che già a febbraio aveva presentato un piano di ristrutturazione, considerato insufficiente, con tagli di 3mila unità (dopo averne tagliati 32mila tra il 2007 e il 2008) e di tre linee di produzione. Come si ricorderà a metà gennaio Fiat e Chrysler erano giunti a un accordo preliminare in vista del perfezionamento di un partenariato strategico nel quale Fiat entrerà con il 35 per cento nel capitale Chrysler in cambio dell’accesso di quest’ultima alla sua tecnologia.
Secondo alcuni analisti però l’amministrazione Obama, condizionando il riassetto di Chrysler alla conclusione dell’alleanza con il Lingotto, aumenta i rischi per Fiat che entrerebbe in un gruppo con uno stato finanziario peggiore del previsto. Non la pensa così Carlo Scarpa, docente di economia industriale presso la facoltà di economia dell’Università di Brescia. “Occorre capire se gli Usa condizioneranno gli aiuti al fatto che non escano posti di lavoro dagli Usa” spiega Scarpa secondo cui le ripercussioni in Italia di un’eventuale alleanza tra Chrysler e Fiat non sono al momento quantificabili.
Proprio ieri una nota della Chrysler ha precisato che dall’alleanza con Fiat sarà rafforzata la capacità di creare e preservare posti di lavoro negli Usa.
“La Fiat ha un grande problema di costi per alcuni siti produttivi, come ad esempio quello di Pomigliano d’Arco, ma questo a prescindere da un’alleanza come quella con Chrysler che riguarda lo sbocco su altri mercati – spiega Scarpa – Paradossalmente un accordo con il gruppo francese Psa Peugeot Citroen potrebbe comportare maggiori ripercussioni a livello occupazionale vista la sovrapposizione di mercati, strategie e produzione. Con Chrysler ci sono invece spazi per una vittoria reciproca”.
Se ieri Fiat ha lasciato sul terreno a Piazza Affari il 9,35 per cento, risentendo tuttavia delle vendite su tutti i titoli del comparto in Europa, i sindacati italiani commentano con prudenza l’alleanza tra le due case automobilistiche. Per il numero uno della Cgil Epifani “Fiat fa molto affidamento sull’intesa con Chrysler che può avere un senso, ma forse non è risolutiva dei problemi che Fiat ha anche in Italia”. In generale i sindacati, Fiom in testa, chiedono da tempo un incontro con l’ad Marchionne che finora non c’è stato.
Per Eros Panicali della Uil si tratta di un’alleanza positiva “perché permetterebbe, a fronte di uno scambio di tecnologia, di creare una rete per ritentare l’ingresso sul mercato Usa. In Italia, se ci saranno, prevedo ripercussioni positive visto che almeno nei primi tempi si potrebbe incrementare la produzione”
Ufficio Stampa Uilm
Roma, 31 marzo 2009