FIAT; Antonino Regazzi intervistato dal Velino sull’ incontro con Fiat a Palazzo Chigi possibile per martedì 22 dicembre: “Il Lingotto deve tornare a produrre di più”

Antonino Regazzi, Segretario generale della Uilm, intervistato dal Velino sull’ incontro con Fiat a Palazzo Chigi possibile per martedì 22 dicembre

Il testo integrale dell’agenzia di stampa

L’incontro a Palazzo Chigi tra governo, Fiat e sindacati si terrà il 22 dicembre alle ore 16. Anche se non è ancora giunta alcuna “convocazione ufficiale”, fonti della Cgil sentite dal VELINO confermano il nuovo appuntamento. Più diplomatica la Uilm, che ancora non si sbottona. “Aspettiamo la lettera di convocazione” però “riteniamo verosimile e attendibile il tavolo per il 22”, spiega al VELINO, visto che “oggi c’è stato il Consiglio dei ministri” che “probabilmente ha rivisto l’agenda” per i giorni a ridosso di Natale, spostando la riunione sul Lingotto dal 20-21 dicembre (finora i giorni presi in considerazione) al 22 dicembre. Nell’occasione, il Lingotto presenterà ufficialmente a Cgil, Cisl e Uil (e alle rispettive federazioni di categoria Fiom, Fim e Uilm) il piano industriale dopo la fusione con Chrysler. Intanto proprio la Uilm ribadisce quelle che sono le richieste del sindacato al costruttore torinese. “La Fiat è un grande gruppo e dovrebbe produrre di più”, sottolinea il segretario generale delle tute blu della Uil, Antonino Regazzi, “lo stesso Marchionne ha detto che dopo l’accordo con Chrysler le potenzialità del gruppo sono di 5/6 milioni di autovetture”.
Per questo “noi non ci accontentiamo più” delle 650 mila unità attuali, continua Regazzi, “il Lingotto in Italia dovrebbe tornare a fabbricare almeno 1,5 milioni di macchine”. Quindi più delle 900 mila auspicate dal ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola pochi giorni fa. Secondo il leader della Uilm non è un’ipotesi campata in aria, anche perché “il mercato auto sta subendo una crisi temporanea, ma tornerà a crescere. Ci sono mercati nuovi come la Cina e l’India ancora lontani dalla saturazione”. Il problema, quindi, è solo “dove la Fiat intende produrre” e “noi vogliamo che sia il nostro paese. Sfruttando i cinque stabilimenti già esistenti di Torino, Napoli, Cassino, Melfi e soprattutto Termini Imerese”. Che, ha chiosato Regazzi, “non deve chiudere”.

Ufficio Stampa Uilm

Roma, 11 dicembre 2009