Un estratto dell’articolo a firma di Antonio Signorini
Uil e Cisl tendono la mano a Sergio Marchionne. Nei giorni scorsi l’amministratore delegato della Fiat aveva lamentato le pressioni e «il tiro al bersaglio contro la nostra azienda» da parte di politici e sindacalisti. Ieri, a margine delle commemorazioni di Ezio Tarantelli – economista ucciso 25 anni fa dalle Br – due pezzi importanti del sindacalismo italiano hanno, di fatto, raccolto il messaggio di Marchionne, pur mantenendo ferme le posizioni sulla trattativa. E quindi la difesa dei posti di lavoro. In particolare Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, che ha direttamente dato «ragione» al manager, riconoscendo «un certo accanimento nel parlare male della Fiat». Angeletti si riferisce in particolare alle anticipazioni date da un quotidiano, che parlavano di 5mila esuberi. Vista la successiva smentita «o Marchionne ha detto una clamorosa bugia – ha aggiunto Angeletti – oppure è veramente stato un tiro al bersaglio. Un’operazione di allarmismo per rappresentare una scelta della Fiat, che non corrisponde alla verità».Nei giorni scorsi anche i metalmeccanici della Uil, per bocca del segretario generale Rocco Palombella, avevano espresso dubbi sulle coincidenze delle indiscrezioni. Anche perché, a corredo delle indiscrezioni sul piano Fiat, c’era un’intervista ad un sindacalista della Fiom-Cgil. «Evidentemente la Fiom ha delle indiscrezioni che la Uilm non ha», aveva concluso il sindacalista Uil. Angeletti ce l’ha anche con chi dice che la Fiat ha preso troppi aiuti di Stato. «Molti meno – osserva – di quelli che i governi tedesco, francese e ora anche statunitense, hanno dato alle loro industrie. Semmai c’è da interrogarsi sul ruolo della Fiat nell’impedire ad aziende straniere di produrre in Italia». Infine gli «atteggiamenti irrazionali» di chi dice che la Fiat non fa abbastanza per l’Italia e poi non fa i conti con il fatto «che due italiani su tre non comprano auto Fiat»…
Ufficio Stampa Uilm
Roma, 28 marzo 2010