Le Segreterie Nazionali, Territoriali e le RSU della Ferriera di Servola hanno seguito con molta attenzione, in particolare negli ultimi mesi, l’evoluzione della situazione produttiva ed occupazionale della Ferriera di Servola.
Abbiamo dichiarato in tutte le sedi le nostre preoccupazioni sulle prospettive del sito siderurgico per le “contraddittorie” dichiarazioni delle istituzioni locali e della proprietà aziendale, che nel tempo si sono registrate, sulla volontà di salvaguardare e sviluppare le attività di Siderurgica Triestina.
Agli incontri al tavolo ministeriale abbiamo sempre rivendicato la necessità di una visione complessiva di politica industriale che salvaguardasse il settore siderurgico e le produzioni di qualità, con particolare attenzione per Taranto e Trieste, ultimi due siti in Italia di produzione di acciaio con aree a caldo.
Abbiamo appreso, in questi giorni, della volontà da parte di diversi soggetti di avviare la chiusura dell’area a caldo della Ferriera di Servola con la messa in discussione di 400 posti di lavoro senza alcuna discussione preliminare con le Organizzazioni sindacali ed i lavoratori dell’acciaieria di Trieste.
Senza certezze sul futuro, questa decisione è inaccettabile per i lavoratori.
Non riusciamo a comprendere le motivazioni di tale decisione, soprattutto a fronte del risanamento ambientale compiuto da Siderurgica Triestina nei cinque anni di gestione dell’ex sito di Lucchini.
Non riusciamo a comprendere quale progetto di sviluppo economico e produttivo “alternativo” potrebbe essere in grado di valorizzare le professionalità e le competenze dei lavoratori triestini al pari di quello previsto dall’attuale Accordo di Programma e del Piano industriale del gruppo Arvedi.
È necessario aprire immediatamente a livello territoriale un confronto sulle prospettive della Ferriera di Servola e riportare la discussione al tavolo ministeriale ponendo la questione fra le priorità da affrontare da parte del nuovo Governo.
Fim, Fiom e Uilm nazionali