RASSEGNA STAMPA
Uilm Nazionale
Fare breccia nel muro di Federmeccanica
Sarò in piazza il 9 giugno a Torino, il giorno seguente a Napoli, il 15 giugno a Reggio Calabria, per spiegare le ragioni del nuovo sciopero dei metalmeccanici a sostegno del rinnovo del Ccnl di settore. Lo stesso faranno i miei colleghi di Fim e Fiom in altre realtà regionali nel medesimo arco di tempo.
Sono più di sei mesi che trattiamo con la controparte, ma nulla è cambiato rispetto alle posizioni iniziali. Anzi, abbiamo registrato dei passi indietro su tutti i temi dove pareva che si fossero definiti degli avanzamenti. Da queste voci escludo la parte del salario, perché è l’unica questione su cui Federmeccanica ed Assistal non si sono proprio mosse di un centimetro rispetto alla posizione formulata lo scorso dicembre 2015. Una situazione imbarazzante per una proposta inaccettabile. Purtroppo, non è bastato lo sciopero che abbiamo realizzato con altissime adesioni nei luoghi di lavoro lo scorso 20 aprile. A quelle quattro ore effettuate nel primo turno di lavoro abbiamo dovuto aggiungerne altre dodici.
Un imponente segnale di mobilitazione da parte del popolo dei lavoratori metalmeccanici che chiede di mantenere il ruolo che spetta alla contrattazione nazionale e di incentivare quella di secondo livello. Più precisamente, svolgeremo quattro ore di sciopero a gestione locale per realizzare assemblee e iniziative volte a informare e mobilitare i lavoratori, più otto ore di sciopero con manifestazioni da tenere su base regionale entro metà giugno.
E ci sarà anche lo sciopero dello straordinario e della flessibilità sabato 11 giugno. Quello tenuto il 28 maggio ha registrato una media d’adesioni superiore al 90% nelle principali aziende metal meccaniche. Ancora una volta Fim, Fiom e Uilm hanno comunicato congiuntamente i motivi del loro dissenso ai rappresentanti degli imprenditori metalmeccanici. Si tratta di un atto politico formale sempre mantenuto fin da quando ha avuto inizio il negoziato contrattuale,cioè dal 5 novembre 2015. Occorre ricordare che alle spalle del negoziato in questione esistono più di sei anni di divisioni sindacali, ripresi nuovamente nel 2009 dopo il contratto unitario di inizio 2008, e caratterizzati, ancora nell’estate scorsa, nella messa a punto di due diverse piattaforme: una condivisa da Fim e Uilm, e un’altra della sola Fiom.
Se proprio la si vuol raccontare tutta, i metalmeccanici rinnovarono i contratti nazionali già nel 2001 e nel 2003 senza che la Fiom firmasse. Eppure, nel negoziato in corso si è ritrovata una piena unità contraddistinta dal principio condiviso che il Ccnl è lo strumento per tutelare il potere d’acquisto dei salari e restituire ai lavoratori l’inflazione registrata contro Federmeccanica ed Assistal che vogliono palesemente modificarne ruolo e funzioni. Inoltre, dal punto di vista salariale il modello proposto dalle controparti bloccherebbe l’aumento delle retribuzioni per vent’anni al 95% della platea degli addetti metalmeccanici. Una cosa improponibile!
Insomma, le mobilitazioni dei lavoratori dovranno sbloccare l’immobilismo di Federmeccanica ed Assistal che proclamano di volere un rinnovamento del Ccnl, ma non compiono nei fatti un solo passo affinchè tale risultato sia possibile. Responsabilità impone a chi rappresenta piattaforme rivendicative ed obiettivi contrattuali di trovare la giusta sintesi. Stiamo parlando di un nobile ruolo di intermediazione riposto in chi rappresenta interessi ed ha il dovere di trovare soluzioni per il bene del lavoro e dell’impresa. Non farlo significa abdicare ad un ruolo istituzionalmente esercitato e lasciare un vuoto che può essere occupato, nel bene e nel male, da altri. Non fare il contratto nazionale dei metalmeccanici significherebbe indebolire sia il ruolo delle imprese che quello dei sindacati.
Federmeccanica ed Assistal non possono limitarsi ad esercitare un’azione notarile rispetto ad una posizione inizialmente assunta, ma devono riscoprire l’essenza strutturale della mediazione. In questi ultimi sei mesi il mondo intorno a noi è cambiato in modo impressionante: dalle rigidità nel rapporto tra sindacati, governo e Confindustria si sta passando a relazioni più distese. I metalmeccanici se continuano così, invece, rischiano di finire in un cono d’ombra. Occorre abbattere i muri che paralizzano la nostra vertenza ed aprire brecce di dialogo necessarie rinnovare il contratto scaduto il 31 dicembre 2015. Il nuovo sciopero deve servire anche a questo scopo.
Ufficio Stampa Uilm
Roma, 30 Maggio 2016