A partire dall’industria cantieristica navale, in Europa idee ancora poco chiare

di Guglielmo Gambardella

Quello che si è tenuto lo scorso 13 marzo è stato il primo incontro del 2025 del gruppo di lavoro dello spazio di dialogo sociale, per il settore della cantieristica navale, organizzato dalla direzione “Occupazione, Affari sociali ed Inclusione” della Commissione Europea.
Al meeting tenutosi al Bedford Hotel nella centrale Rue du Midi di Brussels, hanno partecipato IndustriAll Europe, con rappresentanti sindacali di Italia, Francia, Spagna e Polonia e l’associazione SEA Europe per le imprese. Ma è stato anche il primo incontro di questo gruppo di lavoro dopo l’insediamento della nuova amministrazione americana e gli annunciati provvedimenti di Donald Trump alla Casa Bianca e la presentazione del Clean Industrial Deal da parte della Commissione Europea.

ALCUNI NUMERI
Ricordiamo che l’industria cantieristica navale in Europa ricomprende circa 300 primari costruttori, una filiera di circa 22.000 fornitori ed impiega oltre 500.000 addetti diretti, con un rapporto fino 1:5 fra diretti ed indiretti, ed un giro d’affari complessivo di 125 miliardi di euro che rappresenta il 23 % del mercato globale.
Nonostante che questi numeri certifichino l’importanza economica, oltre a quella strategica rappresentata dall’autonomia strategica di poter costruire flotte che possano trasportare le merci prodotte in Europa nel resto del mondo, le organizzazioni sindacali hanno stigmatizzato la Commissione Europea che non ha inserito la cantieristica navale fra i settori strategici nel Clean Industrial Deal.

INIZIATIVE CHIARE 
Non ci hanno soddisfatto le giustificazioni sulla omissione del settore, nel succitato documento di competitività e decarbonizzazione europeo, da parte del responsabile della DG Grow Mobility Unit presente alla riunione. Quest’ultimo ha registrato l’insoddisfazione dei sindacati con l’impegno di intervenire, in futuro, per far compiere iniziative chiare e precise a sostegno della cantieristica navale. Ma altrettanto insoddisfacenti, a nostro parere, sono state le presentazioni dell’ Omnibus Simplification Package da parte della DG Employment e dell’European Ocean Pact.

INSODDISFAZIONE
Insomma, come Uilm, ancora una volta, abbiamo esternato ai rappresentanti degli organismi della Commissione europea tutta la nostra insoddisfazione per la mancata svolta nel cambio di approccio nell’affrontare le questioni industriali. Al meno in questa riunione. Abbiamo dichiarato che il tema della sostenibilità sociale”, al pari di quella ambientale, deve rappresentare una costante in tutti i futuri atti, patti, normative, indirizzi e strategie della Commissione Europea.
Non bisogna continuare a commettere l’errore di fissare obiettivi ambientali, economici senza tener presente le conseguenze sui posti di lavoro. Non è più possibile individuare strategie distaccate dalla realtà, non è più accettabile che non ci si ponga una riflessione su quello che è possibile fare e quello che non è possibile fare perché contrario alle necessità ed ai bisogni dei lavoratori che al tempo stesso sono anche cittadini dell’Unione Europea. L’impressione ricevuta è stata questa.
La Uilm ha lanciato anche in questa occasione un grido d’allarme con la speranza che possa essere tenuto in considerazione da parte di chi ha responsabilità decisionali in campo politico ed economico. 

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