di Alberto Finessi
La provincia di Ferrara rappresenta da sempre il fanalino di coda a livello regionale per quanto riguarda la metalmeccanica sia a livello l’industriale che per l’artigianato. Il territorio ferrarese è prettamente agricolo con alcune ristrette zone “industrializzate”, dove si sono insediate anche alcune multinazionali importanti come ThyssenKrupp, Toyota e Stellantis. Il settore metalmeccanico provinciale è tendenzialmente in crisi a seguito delle difficili situazioni che stanno attraversando le aziende più importanti del territorio:
Berco (ThyssenKrupp, con 1222 dipendenti sul solo territorio ferrarese), attualmente ha un forte calo di ordinativi, nel settore Aftermarket, a seguito della perdita di un grosso cliente russo a causa dell’embargo imposto dalla Comunità Europea, mentre nel settore dei primi costruttori, a causa dell’aumento dei costi energivori e delle materie prime, ha perso grossi ordinativi dei più importanti clienti come JCB, Liebherr e CNH. Per dare un’idea della gravità in cui versa Berco si pensi che le previsioni del tonnellaggio prodotto e spedito per l’anno fiscale prossimo è inferiore a quello effettuato nell’anno del picco del Covid19, segnando un record in negativo. In questo momento è in regime di ammortizzatori sociali straordinari (CDS), ed è nel bel mezzo di una vertenza dopo aver avviato una procedura di licenziamento per 480 esuberi e la disdetta del contratto di secondo livello a partire dal 1 novembre.
FCA Stellantis ex VM Motori, situata nella zona al confine con la provincia di Bologna ha subito negli ultimi 5/6 anni una decurtazione della sua forza lavoro da 1250 dipendenti agli attuali 300, dovuta dalle scelte strategiche della casa madre che ha deciso di abbandonare la produzione a motori a combustione per orientarsi verso l’elettrico sposando le linee guida imposte dall’economia mondiale e dalla Green Economy, attualmente in regime di CIGO. Ad oggi Stellantis non ha ancora dichiarato cosa vorrà farne di questa azienda e chi eventualmente potranno essere i possibili acquirenti.
EX Tecopress oggi SirTec, altra azienda del territorio centese, produttrice di componenti in alluminio pressofusi per la costruzione di motori a combustione. La società nel mese di gennaio ufficializzava che su 163 dipendenti totali 73 erano dichiarati esuberi a causa della perdita negli ultimi 12 mesi di quasi la metà del portafoglio ordini e di conseguenza del potenziale fatturato. Crisi anche dovuta a un aumento, come per Berco, dei costi energetici e ai costi delle materie prime per lo sviluppo del prodotto finito. Ad oggi si è creata una NewCo guidata dalla bolognese Sira Industrie della famiglia Gruppioni: dal 29 luglio è partito il contratto d’affitto di azienda con un impegno vincolante all’acquisto.
Fox Bompani altra azienda storica del territorio per la produzione di elettrodomestici (forni per cucine, frigoriferi, lavatrici, ecc.), che alla fine degli anni ottanta contava fino a 600 dipendenti oggi dopo 13 mesi di totale inattività, in regime di Cassa Integrazione Straordinaria e di commissariamento da parte del Tribunale Fallimentare di Ferrara, ha ripreso faticosamente a produrre a regime ridotto con gli attuali 90 dipendenti. E’ anche questa un’altra azienda vittima delle scelte politico industriali di delocalizzazione delle imprese di questo settore che scelgono di andare a produrre in paesi esteri dove il costo del lavoro è inferiore a quello italiano.
Regal Rexnord ex Tollok, settantasette dipendenti, ovvero l’intera totalità, dello stabilimento di Masi Torello (Ferrara) saranno licenziati, lo stabilimento chiuderà e trasferirà la produzione in India e in Cina. La notizia è arrivata la mattina del 7 ottobre ai dipendenti a alle segreterie territoriali tramite Pec, l’azienda che produce calettatori per le pale eoliche e dunque nell’ambito delle energie green. La multinazionale americana, proprietaria dello stabilimento, ha dichiarato che non guadagna abbastanza in Italia ma potrà avere profitti superiori spostando la produzione nei paesi asiatici.
Una delle poche azienda del territorio in controtendenza dalle sopracitate è LTE (gruppo Toyota) produttrice di componentistica per carrelli elevatori, che stà facendo investimenti sia a livello tecnologico/impiantistico, sia a livello strutturale ma soprattutto a livello occupazionale. L’azienda oggi fresca di un contratto di secondo livello a nostro avviso ottimo, firmato qualche mese fa, è ormai arrivata alle soglie dei 600 dipendenti, ambendo in tal modo a diventare, in un futuro prossimo, l’azienda di riferimento dell’intero territorio ferrarese.
Settore artigiano: purtroppo anche questo settore in questo periodo post pandemico stà pagando lo scotto dell’elevato costo dell’energia e delle materie prime. Le percentuali di Cassa Integrazione (FSBA) utilizzate attualmente sono molto elevate, non da ultimo questo settore stà pagando più di altri il divario salariale che vi è fra il proprio Contratto Nazionale e gli altri del settore metalmeccanico. Il settore artigiano ha un problema ulteriore rispetto a quello industriale, perché gli ammortizzatori sociali a cui queste aziende possono attingere sono più limitati e molte di queste ormai sono al limite della loro capienza.
Questo comporta un esodo in uscita di professionalità verso settori meglio retribuiti e di conseguenza un aggravarsi per l’imprenditoria artigiana nel poter reperire o formare figure a medio lungo termine che possano garantirne la continuità e l’esistenza delle aziende stesse.
Si voleva precisare che attualmente la provincia di Ferrara nella sua totalità fra piccola, media, grande industria e artigianato arriva a 9000 addetti mal contati che negli ultimi 5 anni hanno subito un calo di circa il 20%, si rischia a seguito delle crisi sopra descritte di perdere circa 1000 addetti soltanto nei prossimi mesi.
A nostro avviso un dato allarmante che se non contrastato da politiche di riconversione e nuovi investimenti rischia a breve di compromettere l’intera tenuta del settore metalmeccanico sull’intero territorio, rischiando di provocare contraccolpi sul tessuto sociale.