È stata grandissima l’adesione allo sciopero nazionale del settore automotive indetto da Fim, Fiom, Uilm, con l’obiettivo di “Cambiare marcia e accelerare verso un futuro più giusto”. Ventimila lavoratori provenienti da tutta Italia hanno manifestato a Roma insieme, il 18 ottobre, per difendere l’occupazione, il lavoro e per rilanciare il futuro dell’industria dell’auto in Italia e in Europa. La crisi del settore automotive rischia di provocare effetti devastanti per la produzione e l’occupazione. Sono urgenti risposte da parte dell’Unione europea, del Governo e di Stellantis e delle aziende della componentistica.
NON C’E’ TEMPO DA PERDERE
“Dopo oltre 40 anni scioperiamo unitariamente perché non c’è più tempo da perdere, è a rischio il futuro industriale di tutto il nostro Paese, sono a rischio migliaia di posti di lavoro e intere comunità. Da oggi cambiamo marcia! Vogliamo una transizione giusta che metta al centro il lavoro e il futuro dell’auto in Italia”. Così il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, dal palco di piazza del Popolo a Roma parlando alla piazza.
“Come possiamo accettare da Tavares – si chiede il leader Uilm – che sei stabilimenti produrranno lo stesso numero di veicoli di 70 anni fa? Meno di 500mila auto e veicoli commerciali. Come possiamo accettare il calo del 70% della produzione degli ultimi anni? Altro che il milione di veicoli annunciato dal Ministro. Stellantis ha fatto addirittura un accordo con i cinesi per vendere auto nei nostri concessionari, mentre i nostri stabilimenti sono fermi, favorisce l’avanzata cinese”.
BASTA CASSA INTEGRAZIONE
“In soli tre anni – spiega – abbiamo perso oltre 14mila lavoratori diretti, sono stati chiusi e messi in vendita uffici e centri di ricerca, si sta battendo il record della cassa integrazione in tutti gli stabilimenti. Solo a Mirafiori abbiamo registrato 800mila ore di cassa da inizio anno, un numero inimmaginabile. Non dimentichiamo tutti i lavoratori degli appalti, dell’indotto, della logistica, della componentistica, dei servizi, dei trasporti, dei chimici e del commercio”.
“Il Governo – aggiunge Palombella – non ha mai voluto affrontare seriamente il tema della transizione nel settore dell’auto. Prima si è messo d’accordo con l’Europa per eliminare il motore endotermico entro il 2035, poi però non ha fatto nulla per gestire questa rivoluzione epocale.
Che fine ha fatto l’accordo con Stellantis annunciato oltre un anno fa da Urso? Dove sono i produttori di auto che dovevano venire in Italia ed eliminare il monopolio di Stellantis? E che fine hanno fatto i 900 milioni di incentivi e i 300 milioni previsti per la Gigafactory di Termoli?”
“L’Europa – esorta – non può continuare a stabilire limiti e condizioni di una transizione epocale senza considerare le caratteristiche della nostra filiera, fatta soprattutto di piccole e medie aziende. In un mercato globale prevedere dazi sulle auto cinesi non è una soluzione. Sulla transizione all’elettrico vogliamo chiarezza sia dal Governo che dalla Commissione europea”.
Non è più rinviabile il coinvolgimento della Presidenza del Consiglio, del presidente di Stellantis John Elkanne dell’amministratore delegato Carlos Tavares.
“È il momento di un impegno comune, che coinvolga tutti, a partire da Stellantis e dal Governo, senza fuggire dalle proprie responsabilità. Vogliamo riportare tutti i lavoratori nelle linee e negli uffici. Oggi cambiamo marcia – conclude Palombella – acceleriamo verso un futuro più giusto!”
ADESIONI
Di seguito i primi dati parziali di adesione allo sciopero rilevati in alcune aziende: il 100% alla Lear di Grugliasco, alla Industria Italiana Autobus di Bologna e Flumeri (Avellino), alla Marelli di Caivano (Napoli), alla Maserati di Modena, negli stabilimenti Stellantis di Melfi e di Pratola Serra; il 95% allo stabilimento Stellantis di Pomigliano e alla Dumarey di Pisa; oltre il 90% alla Tiberina; il 90% allo stabilimento Stellantis di Cassino e alla Marelli di Bologna; l’85% allo stabilimento Stellantis di Mirafiori; l’80% alla Bosch di Bari; il 75% alla Denso di Chieti; il 70% alla Marelli di Sulmona e alla Trigano di Siena. Infine, il 66% alla VM di Cento e il 63% allo stabilimento Stellantis di Verrone.