di Guglielmo Gambardella
Quando scoppiò nel 2013 la prima grande crisi della Berco, a rappresentare le istituzioni nella vertenza c’erano Enrico Giovannini e Claudio De Vincenti, per il ministero dello Sviluppo economico, Vasco Errani, per la regione Emilia Romagna, e la (ben nota) dottoressa Lucia Morselli come capo azienda.
Con l’accordo dell’8 agosto di quell’anno pensavamo di aver rimesso in carreggiata il gruppo, controllato dalla multinazionale tedesca Thyssenkrupp, specializzato nella produzione di parti sottocarro per macchine cingolate, movimento terra e agricole, anche a fronte di un importante piano di ristrutturazione che interessò gli stabilimenti di Copparo, Castelfranco Veneto, Busano e Sasso Morelli.
Ma purtroppo, come nel gioco dell’oca, siamo al punto di (ri)partenza.
E crediamo che questa volta, anche se gli interlocutori saranno differenti, lo scontro sarà ugualmente forte.
A MUSO DURO
Infatti, dopo un iniziale approccio che sembrava essere dialogante da parte degli attuali vertici aziendali, alla richiesta dei sindacati nazionali di trasferire il confronto in sede ministeriale, Berco, senza esitare un attimo, ha avviato il 17 ottobre scorso la procedura di licenziamento per 480 lavoratori (su un organico complessivo di 1.222, circa il 40%) per il sito di Copparo in provincia di Ferrara; per quanto concerne lo stabilimento di Castelfranco Veneto è stata registrata, al momento, la sola dichiarazione di esubero del personale di 70 unità su circa 150, poco meno del 50% dell’intera forza lavoro. Nel 2013 l’organico complessivo era pari a 2801 unità oggi invece, dopo ulteriori riorganizzazioni, la forza lavoro dei due siti è scesa a 1372 lavoratori.
Una dichiarazione di esubero non supportata da alcuna rappresentazione dello stato dell’arte della attuale situazione industriale e semplicemente giustificata dalla riduzione degli ordini ed elevati costi di materie prime ed energia; nessuna idea di come creare le condizioni per una positiva prospettiva industriale e occupazionale.
PARTENZA IN SALITA
Una vertenza che parte in salita stante la dichiarazione nella comunicazione della procedura che riporta “l’insussistenza di misure alternative alla riduzione di personale”. E’ chiara l’incapacità in questi anni della multinazionale di individuare una strategia capace di far fronte ai nuovi scenari di mercato agendo, invece, solo con la leva dei riduzioni dei costi del personale. Infatti, contestualmente alla comunicazione di licenziamento collettivo inviata il 17 ottobre, Berco ha comunicato, come avvenuto in passato, il recesso della contrattazione integrativa aziendale.
Questa volta è difficile immaginare se il confronto porterà a un accordo fra sindacato, istituzioni e la multinazionale tedesca, come avvenne 11 anni fa, dopo oltre 3 mesi di incontri-scontri (anche accesi, in particolare fra la Morselli ed il ministro Giovannini ed il sottosegretario De Vincenti) che culminarono in una trattativa non stop di 15 ore nella notte dell’8 agosto 2013.
Le iniziative da mettere in campo dovranno essere altrettanto impegnative se vogliamo evitare un epilogo disastroso le cui spese dovranno pagarle i lavoratori. La Uilm ancora una volta si batterà per tutelate le lavoratrici e i lavoratori della Berco.
Il primo round è previsto nell’incontro che si terrà il prossimo 5 novembre al ministero delle Imprese e del Made in Italy alla presenza del ministro Adolfo Urso.