Sulcis Iglesiente: la Uil e la Uilm in prima linea contro la deindustrializzazione

di Guglielmo Gambardella

L’incontro per la vertenza Portovesme srl, svoltosi lo scorso 24 settembre al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha assestato un ulteriore duro colpo a ciò che rimane dell’industria nel territorio del Sulcis Iglesiente. Dopo la fermata dell’Alcoa e di Euroallumina, l’ultima grande industria del territorio rischia anch’essa la chiusura: si sta assistendo a una deindustrializzazione progressiva.

UN IMPATTO SOCIO-ECONOMICO RILEVANTE
In Portovesme srl sono impiegati poco meno di 600 lavoratori diretti e altrettanti indiretti. Intorno a questa realtà produttiva, l’ultima grande industria del territorio (in attesa del riavvio dell’ex Alcoa e Euroallumina), gravitano numerose aziende locali che svolgono attività di servizi come pulizie civili e industriali, trasporti, vigilanza, mensa e assistenza industriale, generando un importante valore economico e sociale per il territorio. Tra queste ci sono le aziende metalmeccaniche, con circa 500 addetti, che si occupano di manutenzione meccanica ed elettro-strumentale; per quasi la metà di questi lavoratori la Cigs scadrà il 31 dicembre di quest’anno.

LA POSIZIONE DI GLENCORE E LE CRITICHE
L’annuncio della chiusura della linea di produzione di zinco dello stabilimento di Portoscuso, confermato dai rappresentanti di Glencore durante l’incontro ministeriale, dopo la fermata di quella del piombo avvenuta lo scorso anno, segna l’ulteriore ridimensionamento non solo della presenza industriale della multinazionale svizzera, ma anche di quel che resta del polo metallurgico di Portoscuso. A nulla sono valse le richieste reiterate da parte delle istituzioni ai vertici di Glencore di ritirare la decisione di chiudere la linea zinco. L’azienda ha confermato la sua posizione di chiusura. La delegazione UIL, guidata dal segretario generale Pierpaolo Bombardieri, è rimasta insoddisfatta delle giustificazioni fornite dai manager, che hanno addotto l’insostenibilità del business a causa degli elevati costi dell’energia, dimenticando però i bilanci chiusi in positivo negli scorsi anni.

PROGETTI FUTURI E INCERTEZZE
Durante l’incontro, il Ministro Urso ha espresso perplessità riguardo alla mancata presentazione al MiMIT del progetto per il riciclo dei metalli contenuti nelle batterie esauste, che Glencore avrebbe invece già presentato in ambito europeo come “progetto strategico”. Questo progetto, definito di grande prospettiva in funzione della transizione, non sembra richiedere stranamente il supporto del MiMIT.

DOMANDE APERTE
In sintesi, sembra emergere una volontà di disimpegno da parte di Glencore dal territorio sardo per delocalizzare la produzione verso altri siti del gruppo, seguendo una logica di redistribuzione geopolitica che molte multinazionali perseguono nella ricerca del massimo profitto, spesso a scapito delle responsabilità sociali dichiarate. Alle attuali condizioni, sarà difficile trattenere Glencore in una prospettiva industriale di lungo periodo. Anche se il progetto per il riciclo delle batterie fosse valutato positivamente, si prospetterebbe comunque un ridimensionamento della realtà produttiva.

NECESSITA’ DI STRATEGIE A LUNGO TERMINE
Emergono due questioni fondamentali dall’incontro. La prima riguarda il futuro di un territorio già fortemente depresso economicamente e socialmente a causa di una graduale deindustrializzazione avvenuta negli ultimi 20 anni. Ci chiediamo cosa possano proporre il governo nazionale e regionale per rilanciare il territorio. La seconda, di carattere generale, concerne il rapporto del governo italiano con le multinazionali: non sarebbe opportuno individuare una strategia per prevenire future crisi industriali anziché inseguire soluzioni quando le decisioni sono ormai irreversibili?
Con la globalizzazione dell’economia, chi governa dovrebbe avere una visione complessiva e strategica per garantire un futuro di progresso e sviluppo al Paese. Solo attraverso una conoscenza approfondita dei trend mondiali dell’economia e delle tecnologie è possibile affrontare la sfida della competitività. La UIL e la Uilm rimarranno unite nelle sedi istituzionali dedicate a queste discussioni per proporre idee e progetti a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori nel nostro Paese.

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