Le donne migranti: tra diritti umani, invisibilità e resistenza

di Maria Rosaria Castravelli

Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona, Articolo 3 Dichiarazione Universale Dei Diritti Umani. Le pari opportunità e politiche di genere non volgono lo sguardo solo sul ruolo e le opportunità della donna nel mondo del lavoro, bensì su tutte le dinamiche sociali che le vede protagoniste, anche se spesso vittime. È il caso questo delle migrazioni. Antiche quanto antica è la storia dell’uomo sulla terra, volte alla conquista di altri continenti, solo alla fine della seconda guerra mondiale l’Europa da terra di emigrazione diventa meta di immigrazione. Agli anni 70 risale la prima immigrazione in Italia di donne attratte dalla domanda di lavoro nel settore dei servizi. Le donne con cittadinanza straniera rappresentano il 51% dell’intera popolazione straniera residente in Italia.

UNA MIGLIORE QUALITA’ DELLA VITA
Nonostante questo protagonismo quantitativo, gli studi sull’immigrazione italiana continuano ad essere prevalentemente neutri rispetto al genere facendo scomparire la realtà delle donne nel neutro maschile. Contrariamente agli Stati Uniti e all’Unione Europa, le immigrate restano invisibili nelle politiche italiane. Nei 27 Stati che compongono l’Unione Europea, l’Italia che è al centro del Mediterraneo è una meta per molti migranti provenienti dal nord Africa dal sud est asiatico e dall’Europa centro orientale. Ma quali sono i motivi per cui una donna o un uomo lasciano la propria terra? In passato le forti migrazioni erano mirate alla ricerca del lavoro quindi a una migliore qualità della vita…

LE IMMIGRATE OGGI
Le migranti e i migranti che raggiungono le nostre coste non lo fanno in barca a vela, ma stipati su imbarcazioni vecchie e in cattivo stato dopo aver pagato ingenti somme di denaro ai trafficanti e senza la certezza di arrivarvi vivi. Spesso sono purtroppo accompagnate da salme di connazionali che non hanno resistito durante l’odissea.
Ricordiamo che nel solo Mediterraneo negli ultimi 10 anni sono morte 25mila persone nel tentativo di salvare la propria vita da Paesi in guerra o dalla povertà.
Il nostro Paese ha visto emigrare milioni di persone nel dopoguerra in cerca di opportunità e ancora oggi ricordiamo i dati allarmanti che vedono i nostri giovani emigrare all’estero. Nel solo 2021 sono 35mila i giovani under 35 che sono andati via in cerca di un futuro migliore, su un totale di 85mila emigrati. Vogliamo veramente chiudere le porte a questi esseri umani???

RESTARE UMANI
Ecco forse l’umanità è la parola giusta, quella che manca a chi guida il nostro Paese per restare indifferente a ciò che accade nel mondo. In Iran dal 16 settembre 2022, data dell’uccisione di Masha che non indossava correttamente il velo, le proteste non si sono mai fermate e con loro anche le violenze. Donne, ragazzi rinchiusi e torturati nelle carceri e in prigioni clandestine, non solo, 5mila studentesse intossicate da gas affinché non andassero a scuola. Per fortuna sono donne coraggiose e determinate e insieme a loro urliamo: DONNA, VITA LIBERTÀ!

LE DONNE DELLE GUERRE
Non meno importanti le vite delle donne ucraine o birmane vittime di guerra, lo sappiamo non siamo ignare di quello che accade alle donne di tutte le età dove si combatte una guerra, si diventa un ostaggio nelle mani del nemico per essere violentata dal branco in presenza di figli, madri, fratelli e poi a sfregio uccise. Mi sovviene un film un po’ vecchiotto con Michael J. Fox, vittime di guerra, vi invito a guardarlo per le atrocità che le donne vietnamite subivano dai soldati americani. Per le donne afgane rilancio il messaggio di coraggio di una loro connazionale: “A tutte le ragazze che sono spaventate per i talebani: dovete avere coraggio, essere determinate e non mollare. La vostra istruzione deve andare avanti!”.  Khalida, 14 anni, studentessa di Kabul.
“È arrivato il momento di dire basta e di agire insieme, uomini e donne, per realizzare il cambiamento che noi tutti meritiamo” (cit.Rula Jebreal).

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