Analizzare le criticità del mondo del lavoro, superando la propaganda politica, andando a conoscere la vita di milioni di persone che si trovano in difficoltà e trovare insieme le soluzioni migliori per “far diventare questi fantasmi delle persone”. Questo è l’obiettivo della nuova campagna della Uil “Basta precarietà”, lanciata il 5 marzo al Teatro Brancaccio di Roma, in occasione delle celebrazioni per i 74 anni dell’organizzazione sindacale.
TESTIMONIANZE E DATI
Una ragazza romana che riceve una proposta per cinquanta euro per 14 ore al giorno in un ristorante. A un altro ragazzo vengono proposti 30 euro a nero al giorno per 9 ore in un cantiere. Oppure a un altro un ragazzo vengono “offerti” 800 euro al mese per 9 ore al giorno da un’azienda di comunicazione, con richieste di flessibilità anche nei weekend. Queste sono solamente alcune denunce che sono state presentate durante l’evento al Teatro Brancaccio di Roma. A queste si aggiungono le analisi dei dati del Ministero del Lavoro e Inps e un’indagine di Eures e il quadro che ne viene fuori è desolante: ci sono tre milioni di lavoratori in nero e oltre il 40% dei nuovi contratti di lavoro è a tempo determinato.
Nel 2022 sono stati attivati 8,15 milioni di contratti nel settore privato ma solamente il 17% è stato a tempo indeterminato.Inoltre, il 33,7% dei rapporti di lavoro cessati nel 2022 aveva una durata non superiore a 30 giorni, mentre un altro 17% aveva una durata compresa tra 31 e 90 giorni; il 31,7% dei rapporti cessati aveva invece una durata compresa tra 91 e 365 giorni. Una situazione che pesa soprattutto sui giovani, e infatti solo un giovane su 10 della fascia tra i 15 e i 34 anni prova a chiedere un mutuo.
Una situazione che non è migliorata nel 2023 quando, nei primi nove mesi, i contratti atipici sono stati il 79,5% del totale, contro il 20,5% di contratti stabili. “Iniziamo una campagna per far diventare questi fantasmi delle persone” ha annunciato il leader Uil Pierpaolo Bombardieri che chiede “all’opinione pubblica e alla politica di occuparsi di queste persone”.
CASSA INTEGRAZIONE
Un altro aspetto del mercato del lavoro, oltre la precarietà e il sommerso, è l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, in particolare della cassa integrazione. La frenata della crescita sta avendo delle ripercussioni nel mondo del lavoro. Come si evince dalla ricerca il Centro Studi di Lavoro&Welfare, pubblicato su La Stampa, nel primo mese del 2024 le imprese italiane hanno chiesto poco meno di 50 milioni di ore di cassa integrazione, che corrispondono a oltre 6 milioni di giornate lavorative, ovvero 266 mila lavoratori.
L’inizio dell’anno ha visto un aumento di oltre il 68% rispetto a dicembre 2023 e +16% rispetto a gennaio 2023. A soffrire di più è stato il settore meccanico con la richiesta di oltre 16 milioni di ore, seguito dal settore metallurgico, con oltre 8 milioni di ore, quindi trasporti e comunicazioni con oltre 4 milioni di ore, il settore tessile con oltre 3 milioni di ore, il commercio con oltre 3 milioni di ore ed il comparto chimico con oltre 2 milioni di ore. Se si pone l’accento solo una cassa integrazione straordinaria, cartina tornasole delle più gravi crisi industriali, si può registrare come i settori più colpiti sono il comparto della metallurgia con +301% a 6 milioni di ore e la meccanica con +331% a quota 6,6 milioni di ore.
A livello regionale, dalla ricerca si vede come ci sia una sofferenza in quasi tutte le regioni economicamente più importanti come l’Emilia-Romagna, Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Piemonte e Lombardia.
Infine, lo studio fa una stima sul reddito perso dai lavoratori interessati dalla cassa integrazione: in media un lavoratore in cig a zero ore nel mese di gennaio ha perso 529 euro di reddito netto per un totale complessivo di 140 milioni di euro. Per gestire le crisi aziendali e gli effetti delle sfide epocali che abbiamo di fronte, a partire dalla transizione ecologica e dall’intelligenza artificiale, da tempo diciamo che la riduzione dell’orario di lavoro a parità salariale è uno strumento fondamentale che deve essere utilizzato. Questa è la nostra proposta che porteremo avanti nel rinnovo del contratto nazionale del nostro settore e lo continueremo a porre all’attenzione della politica, affinchè si passi dalle parole ai fatti.