L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

inizio subito col dire che le due giornate di sciopero che abbiamo fatto il 7 e il 10 luglio hanno visto una grande adesione. I lavoratori metalmeccanici hanno risposto con coraggio e determinazione, da Nord a Sud, alla nostra lotta per rimettere al centro dell’agenda politica il lavoro e l’industria.
Per spiegare le ragioni dello sciopero, ma non solo, in queste settimane sono stato spesso impegnato nei Consigli regionali dove ho trovato sempre l’accoglienza di una bella famiglia quale è la Uilm. Hanno avuto occasione di discutere e confrontarci sui temi che riguardano da vicino la nostra categoria.

In particolare, come sapete, siamo in un momento storico particolarmente delicato e in cui si concentrano gli effetti di diversi fenomeni quali il post pandemia, l’inflazione alle stelle e la transizione ecologica e digitale che se non gestita bene avrà effetti devastanti.

La filiera dell’automotive, compreso l’indotto e l’appalto, è centrale in molti territori del Centro-Sud, a partire da Sevel, Stellantis, Bosch Bari e Industria Italiana Autobus, anche con progetti importanti come la Gigafactory di Termoli, ma dal Governo non abbiamo ricevuto nessuna strategia industriale, nessun piano del settore; al contrario, abbiamo registrato assenza di idee concrete e pericolosi rinvii sull’inderogabile passaggio della transizione ecologica.

Per non parlare della siderurgia con l’ex Ilva che si trova in una situazione di grave difficoltà, con record negativo di produzione e tremila lavoratori in cassa integrazione fino a fine anno per decreto del Governo senza accordo sindacale.

Le difficoltà industriali si sommano a una condizione complicata in cui versano da anni i territori del Centro-Sud, a causa di una incessante desertificazione industriale e mancanza di progetti veri dei vari Governo oltre a un’inflazione record che sta erodendo i salari, un aumento delle disuguaglianze, con una povertà dilagante e una precarietà del lavoro. C’è un rischio bomba sociale che purtroppo si sta sottovalutando.

I nostri politi in questi momenti discutono di salario minimo e sono alle prese con i problemi relativi al PNRR. Per quanto riguarda il salario minimo, come ho detto in altre occasioni se da una parte è giusto garantirlo a chi non ha un contratto collettivo nazionale di lavoro, dall’altra può diventare un boomerang e abbassare le tutele dei lavoratori. I minimi contrattuali nella stragrande maggioranza dei casi sono superiori ai 9 euro, per questo è importante ribadire la necessità di applicare i contratti e semmai estenderli a chi non ce li ha. Bisogna eliminare i contratti pirata.

Sul PNRR ci ricordiamo tutti come durante la pandemia questo strumento veniva considerato il rimedio a tutti i mali. Oggi “il Re è nudo” e ci siamo resi conto di non essere nemmeno in grado di presentare i progetti e di rispettare le regole stabilite dall’Unione europea per avere i fondi.
La Commissione europea ha confermato che l’Italia ha presentato una richiesta di modifica di una serie specifiche di tappe fondamentali e obiettivi del PNRR che corrisponde a dieci misure.
Dieci su 27 obiettivi, quindi, che dovevano essere realizzati nel primo semestre del 2023 per ottenere la rata di 16 miliardi.

La Commissione ha preso due mesi di tempo per valutare questa richiesta, che dovrà comunque passare poi dal Consiglio per un ok definitivo. Solo a quel punto si potrà presentare la quarta richiesta di pagamento, mentre già sulla terza siamo in alto mare. Sono ancora in corso delle verifiche dalla stessa Commissione e non sappiamo ancora se verrà sbloccata o meno.

Venendo a noi, l’11 luglio, presso la sede di CNA Nazionale a Roma, si è tenuto l’incontro di presentazione della piattaforma per il rinnovo del CCNL Artigiani Area Meccanica per il quadriennio 2023/2026. Abbiamo sottolineato, insieme a Fim e Fiom, la necessità di condurre un negoziato in tempi brevi per raggiungere rapidamente un’intesa. Il comparto coinvolge circa 123mila imprese e 505mila lavoratori.

È importante rinnovare il contratto dei lavoratori di una parte cruciale del nostro settore, rappresentata dalle piccole imprese che sono l’ossatura fondamentale industriale del nostro Paese. Uno dei nostri punti fondamentali saranno gli aumenti salariali per affrontare le difficoltà causate dall’alta inflazione e dal carovita. Non possiamo sottovalutare l’importanza del contratto che non può essere considerato un costo per le aziende ma la costruzione di un modello di diritti, innovazioni, relazioni, riconoscimento delle professionalità e della centralità del lavoro artigiano. Possiamo e dobbiamo far sentire più forte la voce per valorizzare i lavoratori di questa importante parte del nostro settore, il vero Made in Italy che dovrà affrontare la sfida epocale della transizione ecologica.

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