Acciaierie d’Italia, ex Ilva, ha intensificato il ricorso alla cassa integrazione straordinaria. Al momento, non ci sono numeri sull’incremento della cassa, né l’azienda ha incontrato o fornito informazioni alle sigle sindacali. Il quadro che i sindacati hanno ricostruito evidenzia che gli impiegati degli staff e gli addetti alle manutenzioni sono passati, nell’arco della settimana, da un giorno a due di cassa e che nel magazzino generale per gli operai la cassa è stata aumentata a più di due giorni. Inoltre, aumentata la cassa a capisquadra, tecnici e operai delle manutenzioni acciaierie 1 e 2 e Gestione rottami ferrosi. Cassa anche per gli addetti ai servizi sicurezza, personale, amministrazione, logistica e per gli impiegati dell’area energia. È in corso la quantificazione dei numeri.
RIAVVIO DELL’AFO 2
Nell’incontro di alcuni giorni fa, AdI ha spiegato ai sindacati che, rispetto a un numero massimo di 2.500 cassintegrati previsto per Taranto, si era intorno ai 1.800 e le sigle metalmeccaniche ora attendevano un’ulteriore riduzione a seguito del riavvio dell’altoforno 2 dopo dieci mesi di fermata.
“Le denunce che avevamo manifestato nella mancata sottoscrizione dell’accordo di Cigs dello scorso marzo – ha dichiarato per la Uilm Guglielmo Gambardella – si stanno trasformando in realtà confermando la continuità di una gestione aziendale fallimentare dal punto di vista occupazionale e sociale. La ripartenza di Afo 2 senza la messa in marcia degli altri impianti per la verticalizzazione è una condizione che non porta nessun vantaggio ad Acciaierie d’Italia, né sotto il profilo occupazionale, con il rientro a lavoro di centinaia di lavoratori, né economico e industriale. Senza un vero piano industriale di rilancio si continua a navigare a vista e questo è inaccettabile. Chiediamo al Governo di intervenire tempestivamente e in maniera definitiva per evitare una pericolosa deriva”.
LA UILM NON CI CASCA
“Nel marzo scorso al Ministero del Lavoro avevamo denunciato che non poteva essere in alcun modo lasciata la gestione della Cigs di tremila lavoratori in mano dell’azienda – sottolinea Gambardella – che non era presente alcun vincolo a un confronto preventivo con le organizzazioni sindacali, alcun impegno nella riduzione dei numeri con zero prospettive industriali e occupazionali”.
La Uilm non è caduta nel tranello dello scambio di un rateo di tredicesima rispetto al rischio di esuberi strutturali – continua – e l’aumento del numero dei lavori in Cigs conferma che si sta andando nella direzione che avevamo denunciato e di cui noi non ci siamo resi complici e non ci siamo fatti illudere. Solo un piano industriale, con una diversa governance e un impegno concreto del Governo può dare la certezza di un rilancio industriale, ambientale e sociale vero all’ex Ilva”.
“Nelle prossime ore assumeremo le decisioni su ulteriori iniziative da mettere in campo in continuità con quelle già assunte – conclude – Noi non siamo stati mai fermi e siamo stati sempre al fianco dei lavoratori e i lavoratori ce l’hanno riconosciuto”.