Piombino aspetta Godot, ma intanto è arrivato il rigassificatore

di Guglielmo Gambardella

Se non ci fossero tante famiglie che da anni soffrono e sopravvivono con estreme difficoltà, la storia della ex Lucchini di Piombino potrebbe essere la sceneggiatura di un’opera comica che si arricchisce, col passare del tempo (15 anni), di attori diversi che si avvicendano negli stessi ruoli: il ministro, il sindaco, il presidente, i parlamentari, i manager ed i proprietari dell’azienda, consulenti dei quali nessuno decide. Ma purtroppo la realtà e triste e la vive, non solo i lavoratori della JSW Steel Italy, ma un’intera comunità in attesa di un destino (positivo) certo. E quindi la vertenza di Piombino la potremmo definire una tragicommedia.

DEINDUSTRIALIZZAZIONE
E’ bene ricordare che dal futuro dell’acciaieria dipende il futuro dell’intero territorio che, al pari di tanti altri distretti industriali dal grande passato, ha subìto la deindustrializzazione che ne ha impoverito l’economia senza mai realizzarne una alternativa. E questo è il motivo per cui noi difenderemo a denti stretti quello che rimane e ci batteremo per pretenderne il rilancio. Non saremo mai d’accordo che Piombino possa vivere solo di “ombrelloni” o come luogo di transito per la bellissima isola d’Elba. Continueremo a ribadire che una ricchezza adeguata e duratura la si può ottenere solo con un importante tessuto industriale che anche in modo sinergico fra le diverse realtà, nel caso di Piombino interesserebbero Liberty Steel e Tenaris, sviluppino attività correlate e filiere in grado di creare effetti moltiplicatori, sia in termini di occupazione che di servizi. Un’economia basata solo sul terziario e sulla stagionalità del settore turistico non è in grado di sviluppare un elevato valore aggiunto che assicuri benessere ai cittadini. Questa è una lezione che purtroppo abbiamo imparato dalla tragicità della pandemia Covid.

SITO DI INTERESSE STRATEGICO
Ma se queste premesse non fossero sufficienti per argomentare la posizione della Uilm, potremmo riferirci alla strategicità del sito di Piombino che rappresenta l’unico sito produttivo in Italia in grado di poter produrre rotaie. A breve (se non già assegnata mentre vi scrivo) dovrebbe essere aggiudicata una commessa miliardaria da Rete Ferroviaria Italiana per la fornitura di rotaie per il piano infrastrutturale con i fondi del PNRR: è possibile che si possa affidare a una multinazionale un’operazione così importante a fronte dell’inaffidabilità dimostrata in questi anni?
E se anche questa ulteriore motivazione non fosse sufficiente allora ci chiediamo: in questo Paese è possibile non far rispettare gli impegni sottoscritti da un’azienda in sede istituzionale, ovvero il piano industriale atteso dal 2018?
Queste sono le cose che vorremmo poter esporre al ministro Urso che, per carità, è l’ultimo attore entrato in scena in questa commedia tragicomica o fiction (lascio al lettore la definizione più adeguata di questa storia) e che non ha alcuna responsabilità del passato. Ma una responsabilità possiamo già attribuirla al ruolo da lui svolto: la drammaticità della vertenza non può essere gestita con annunci e dichiarazioni a mezzo stampa. Nel frattempo, lo scorso 19 marzo, è arrivata in porto la nave rigassificatrice Golar Tundra; l’interesse nazionale è stato salvaguardato. Quando verrà salvaguardato quello di Piombino?

TEMPO SCADUTO
Capisco che la società moderna ci induca sempre di più a una comunicazione a distanza, riducendo i tempi e aumentando la distanza fra le persone, ma quest’ultime non vivono un disagio “virtuale”: la sofferenza dei lavoratori di Piombino è reale ed è fatta dell’impossibilità nel curare i propri cari, fare la spesa, pagare gli affitti o mutui. Attendiamo fiduciosi nella convocazione di un incontro da parte del ministero delle Imprese e del Made in Italy al più presto. Il tempo dell’attesa è finita.

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