Acciaierie d’Italia continua a trasformare le ferie in cassa integrazione. Secondo i sindacalisti di Fim Fiom e Uil “ora sta superando ogni limite”. Così scrivono infatti in una nota congiunta dello scorso 12 settembre. Pare una provocazione “dal sapore di sfida al governo e alle istituzioni” quello che l’azienda continua a fare in tutti gli stabilimenti del Gruppo.
LA SORPRESA NEL CEDOLINO
Nei giorni scorsi, infatti, i lavoratori stanno ricevendo il cedolino paga relativamente alle competenze maturate nel mese di agosto. Come accaduto per le retribuzioni di luglio, le sorprese non mancano: ancora una volta il management ha deciso di trasformare le ferie, regolarmente programmate per il periodo estivo dai lavoratori, in cassa integrazione.
Tutto questo senza tenere conto delle verifiche che gli uffici dell’Ispettorato territoriale del lavoro stanno effettuando, in seguito all’esposto presentato il 20 luglio 2022 dalle organizzazioni sindacali, sia alla Itl che all’Inps.
MODUS OPERANDI SCELLERATO
“Ci saremmo auspicati – scrivono Fim Fiom Uilm – da parte di acciaierie d’Italia una sospensiva da parte dell’azienda, rispetto allo scellerato modus operandi messo in atto; invece, l’atto di prepotenza dal sapore di provocazione, prosegue indisturbato con un rincaro della dose e violando leggi e contratto”.
Negli ultimi cedolini, infatti, oltre alle ferie, sono stati trasformati in cassa integrazione anche i permessi legge 104, i riposi maturati in seguito alle turnazioni e per donazione sangue.
“Tutto questo è inaccettabile” tuonano dal sindacato.
DIRITTI ANNIENTATI
L’azienda continua ad applicare in modo unilaterale la sostituzione delle ferie programmate in cassa integrazione, toccando il personale al quale normalmente è applicata esclusivamente una cig parziale, ovvero lavoratori che operano su degli impianti e reparti attualmente operativi e che svolgono una rotazione della cassa integrazione.
I lavoratori hanno diritto al ristoro psico-fisico correlato all’attività svolta.
In tutto questo c’è anche un danno per le casse dello Stato, che si trova a riconoscere attraverso l’istituto della cig le “ferie mascherate” che, in una normale condizione, avrebbe pagato Acciaierie d’Italia. La cosa più grave, forse, è la totale inerzia del governo che scarica ogni responsabilità di controllo e indirizzo.