Infortuni e malattie professionali: i dati dei primi sette mesi del 2022

di Andrea Farinazzo

Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’INAIL tra gennaio e luglio sono state 441.451 (+41,1% rispetto allo stesso periodo del 2021), 569 delle quali con esito mortale. In aumento le patologie di origine professionale denunciate.
Nella sezione “Open data” del sito Inail sono disponibili i dati analitici delle denunce di infortunio – nel complesso e con esito mortale – e di malattia professionale presentate all’Istituto entro il mese di luglio. Nella stessa sezione sono pubblicate anche le tabelle in formato pdf del “modello di lettura”, contenenti i dati aggregati con i confronti “di mese” (luglio 2021 vs luglio 2022) e “di periodo” (gennaio-luglio 2021 vs gennaio-luglio 2022).
Gli open data pubblicati sono provvisori e il loro confronto richiede cautele, in particolare rispetto all’andamento degli infortuni con esito mortale, soggetti all’effetto distorsivo di “punte occasionali” e dei tempi di trattazione delle pratiche. Per quantificare il fenomeno, comprensivo anche dei casi accertati positivamente dall’Istituto, sarà quindi necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2022, con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia.

DENUNCE DI INFORTUNIO
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di luglio sono state 441.451, in aumento del 41,1% rispetto alle 312.762 dei primi sette mesi del 2021 (+52,8% rispetto alle 288.873 del periodo gennaio-luglio 2020 e +16,6% rispetto alle 378.671 del periodo gennaio-luglio 2019).
Nello scorso mese di luglio il numero degli infortuni sul lavoro denunciati ha segnato un +38,8% nella gestione Industria e servizi (dai 265.499 casi del 2021 ai 368.545 del 2022), un -4,2% in Agricoltura (da 15.450 a 14.798) e un +82,7% nel Conto Stato (da 31.813 a 58.108). Si osservano incrementi generalizzati degli infortuni in occasione di lavoro in quasi tutti i settori produttivi, in particolare nella Sanità e assistenza sociale (+143,4%), nel Trasporto e magazzinaggio (+137,1%) e nelle Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+85,2%).
L’analisi territoriale evidenzia un incremento delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese: più consistente nel Sud (+58,1%), seguito da Isole (+54,3%), Nord-Ovest (+48,6%), Centro (+44,0%) e Nord-Est (+23,6%). Tra le regioni con i maggiori aumenti percentuali si segnalano principalmente la Campania (+105,5%), la Liguria (+69,6%) e il Lazio (+66,6%).
L’aumento che emerge dal confronto di periodo tra il 2022 e il 2021 è legato sia alla componente femminile, che registra un +67,1% (da 112.829 a 188.509 denunce), sia a quella maschile, che presenta un +26,5% (da 199.933 a 252.942). L’incremento ha interessato sia i lavoratori italiani (+44,1%), sia quelli extracomunitari (+28,8%) e comunitari (+23,6%). Dall’analisi per classi di età emergono incrementi generalizzati in tutte le fasce. Quasi la metà dei casi confluisce nella classe 40-59 anni.

CASI MORTALI
Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto entro lo scorso mese di luglio sono state 569, 108 in meno rispetto alle 677 registrate nei primi sette mesi del 2021 (-16,0%), sintesi di un decremento delle denunce nel quadrimestre gennaio-aprile (-28,7%) e di un incremento nel trimestre maggio-luglio (+9,8%), nel confronto tra i due anni. Rispetto al periodo gennaio-luglio 2020 (716 decessi) si registrano 147 casi in meno, mentre nel confronto con il periodo gennaio-luglio 2019 (599 decessi) si rileva una riduzione di 30 decessi.
A livello nazionale i dati rilevati al 31 luglio di ciascun anno evidenziano, pur nella provvisorietà dei numeri, un incremento per i primi sette mesi del 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, solo dei casi in itinere, passati da 134 a 157, mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono scesi da 543 a 412. Il calo ha riguardato l’Industria e servizi (da 565 a 480 denunce), l’Agricoltura (da 76 a 68) e il Conto Stato (da 36 a 21).
Dall’analisi territoriale emerge un incremento di 12 casi mortali nelle Isole (da 40 a 52) e un decremento di 78 casi al Sud (da 192 a 114), di 21 nel Nord-Ovest (da 169 a 148), di 12 nel Nord-Est (da 147 a 135) e di nove al Centro (da 129 a 120). Tra le regioni con i maggiori aumenti si segnalano la Toscana, il Veneto e la Sardegna (+7 casi mortali ciascuna), la Calabria (+6) e la Sicilia (+5). I maggiori decrementi, invece, sono in Campania (-30), Puglia (-24) e Abruzzo (-18).
Il calo rilevato nel periodo gennaio-luglio 2022 rispetto ai primi sette mesi del 2021 è legato sia alla componente maschile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 610 a 507, sia a quella femminile, che passa da 67 a 62 casi. In diminuzione le denunce dei lavoratori italiani (da 582 a 459 decessi), in aumento quelle dei comunitari (da 22 a 31) e degli extracomunitari (da 73 a 79). Dall’analisi per classi di età, da segnalare gli aumenti dei casi mortali nella fascia 30-44 anni (da 106 a 140 casi) e i decrementi tra gli over 44 anni (da 515 a 372).
Al 31 luglio di quest’anno risultano 10 incidenti plurimi avvenuti nei primi sette mesi, per un totale di 22 decessi, tutti stradali. Nel periodo gennaio-luglio 2021, invece, gli incidenti plurimi erano stati 11, per un totale di 27 decessi, dei quali 17 stradali.

DENUNCE DI MALATTIA PROFESSIONALE
Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nei primi sette mesi del 2022 sono state 36.163, in aumento di 2.298 casi (+6,8%) rispetto allo stesso periodo del 2021 (10.958 casi in più, per un incremento percentuale del 43,5%, rispetto al pari periodo del 2020 e 2.338 malattie denunciate in meno, con una riduzione del 6,1%, rispetto al periodo gennaio-luglio 2019).
I dati rilevati al 31 luglio di ciascun anno mostrano un aumento per i primi sette mesi di quest’anno delle patologie denunciate rispetto allo stesso periodo del 2021 nelle gestioni Industria e servizi (+6,7%, da 27.812 a 29.679 casi) e Agricoltura (+7,8%, da 5.730 a 6.179) e un calo nel Conto Stato (-5,6%, da 323 a 305). L’analisi territoriale evidenzia un incremento nel Nord-Ovest (+11,0%), nel Sud (+10,2%), nel Centro (+6,8%), nelle Isole (+2,9%) e nel Nord-Est (+2,8%).
In ottica di genere si rilevano 2.104 denunce di malattia professionale in più per i lavoratori, da 24.679 a 26.783 (+8,5%), e 194 in più per le lavoratrici, da 9.186 a 9.380 (+2,1%). Nel complesso, l’aumento ha interessato le denunce dei lavoratori italiani, passate da 31.368 a 33.401 (+6,5%), degli extracomunitari, da 1.717 a 1.848 (+7,6%) e dei comunitari, da 780 a 914 (+17,2%).

L’INAIL riporta che dal 1° gennaio al 31 luglio 2022 si sono registrati in Italia complessivamente 569 infortuni mortali sul lavoro. Nello stesso periodo del 2021 erano 677.
Ad una prima analisi, quindi, il dato sembrerebbe positivo in quanto riflette una flessione del fenomeno morti sul lavoro del 16%Ma, come vedremo, la flessione è dovuta ai numerosi infortuni mortali per covid registrati nel 2021, quasi del tutto assenti nel primo semestre del 2022.

IL PESO DEGLI INFORTUNI PER COVID
Analizzando nel dettaglio i dati, infatti, si scopre che nel primo semestre del 2021 gli infortuni mortali per Covid erano 367 su 538, cioè il 68%, mentre nello stesso periodo del 2022 gli infortuni mortali per Covid sono solo 11 su un totale di 463, ovvero solo il 2%.
“Ripulendo” quindi i dati sugli infortuni mortali e considerando solo quelli “non Covid”, emerge che, con riferimento al primo semestre dell’anno, le morti in occasione di lavoro sono passate dalle 171 del 2021 alle 452 del 2022 con un allarmante incremento del +164%!
Questo dato, stimato e non preciso a causa delle modalità con cui vengono realizzate le statistiche e validati i dati, evidenzia tuttavia la rilevante differenza del peso del fenomeno Covid tra il 2021 e 2022, spiegando così la diminuzione degli infortuni mortali di quest’anno.

INFORTUNI MORTALI: I NUMERI ASSOLUTI
Vediamo la classifica delle regioni italiane in base al numero di infortuni mortali registrati dal 1° gennaio 2022 al 30 giugno 2022: Lombardia (60), Veneto, Emilia-Romagna (39), Lazio (35), Toscana (34), Campania (32), Piemonte (31), Sicilia (27), Puglia (26), Trentino-Alto Adige (19), Calabria, Marche (14), Sardegna (10), Umbria (9), Abruzzo (7), Liguria (5), Valle d’Aosta (4), Molise (3), Basilicata, Friuli Venezia Giulia (2).
Come spesso accade a guidare la classifica del maggior numero di vittime in occasione di lavoro è la Lombardia che è anche la regione con la più alta popolazione lavorativa.
Vale la pena precisare, però, il numero assoluto di infortuni mortali sul lavoro è scarsamente indicativo del fenomeno infortunistico nelle diverse regioni e province, in quanto non tiene conto della popolazione lavorativa presente nell’area di analisi.

L’INDICE DI INCIDENZA
Come detto sopra, il numero assoluto di infortuni mortali sul lavoro è scarsamente indicativo del in quanto non tiene conto del rapporto con la popolazione lavorativa.
Se invece “pesiamo” il numero di infortuni mortali rapportandolo con la popolazione lavorativa di ogni regione otteniamo l’indice di incidenza della mortalità, un dato che consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra zone (ad esempio regioni) differenti.
In sostanza, questo indice è veramente rappresentativo del fenomeno infortunistico di ogni regione perché è calcolato dal rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa regionale.
Sulla base del calcolo dell’indice di incidenza della mortalità si ottiene una classifica del fenomeno infortunistico nelle regioni molto diversa dalla precedente: Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Molise, Calabria, Umbria, Marche, Toscana, Puglia, Sicilia, Campania, Emilia Romagna, Veneto, Sardegna, Piemonte, Lazio, Abruzzo, Lombardia, Basilicata, Liguria, Friuli Venezia Giulia, In questo caso la Valle d’Aosta balza al primo posto, in quanto il peso del fenomeno infortunistico in questa regione (4 infortuni su 52.741 occupati) è molto maggiore rispetto alla Lombardia (60 infortuni su 4.332.516 occupati) che, dalla prima posizione della classifica basata sui numeri assoluti, finisce quasi in coda al 17° posto nella classifica calcolata in base all’indice di incidenza.

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