IndustriAll Europe: appello alla pace

di Chiara Romanazzi

Il 13 giugno IndustriAll Europe ha ufficializzato la propria posizione in merito alla guerra in Ucraina e il proprio appello alla pace, a seguito di una consultazione con le proprie affiliate iniziata in occasione dell’ultimo comitato esecutivo. Congiuntamente con la Ces e il sindacato mondiale, Industriall Europe aveva già condannato la guerra in Ucraina da parte della Russia, che costituisce una violazione del diritto internazionale. Il sindacato industriale europeo ha esortato di nuovo il governo russo a rispettare l’integrità e la sovranità territoriale ucraina e ha fatto appello per il cessate il fuoco, con il ritiro immediato delle truppe russe. Ha inoltre fatto appello alle istituzioni europee e a tutti i Capi di Stato a intraprendere un’azione diplomatica per iniziare il processo di pace.

APPELLO AI GOVERNI NAZIONALI
La prima dichiarazione sulla guerra in Ucraina era stata emanata da IndustriAll Europe il 24 marzo e in quell’occasione i sindacati europei hanno messo a disposizione le proprie risorse sia dal punto di vista finanziario che politico. Inoltre, il sindacato europeo ha fatto appello ai governi nazionali a continuare ad accogliere tutti i rifugiati provenienti dall’ Ucraina e dagli altri Paesi, inclusa la Russia e la Bielorussia.
In tutti i Paesi europei c’è bisogno che vengano adeguate misure di accoglienza adeguate in cui gli Stati Membri e i loro governi svolgano un ruolo equo nell’accoglienza delle persone.
La direttiva sulla protezione momentanea, attivata nel marzo di quest’anno, deve essere attuata in tutta l’UE. Tutti i diritti presenti nella direttiva devono essere garantiti, tra cui: l’accesso al mercato del lavoro, l’alloggio, le cure della salute, l’istruzione e gli aiuti sociali per i rifugiati.
Il sindacato europeo ha inoltre posto l’accento sulle donne e i bambini rifugiati in virtù della loro vulnerabilità nei confronti della violenza e dello sfruttamento sessuale.

LE RICADUTE DELLA GUERRA
Inoltre nella dichiarazione si fa riferimento anche alle ricadute della guerra al di là della crisi umanitaria. Sia la guerra che le sanzioni hanno un impatto sulla sicurezza energetica, le catene di approvvigionamento, il commercio e sull’aumento del costo della vita. IndustriAll ha quindi fatto appello ad attenuare le conseguenze negative sui cittadini, i lavoratori e i settori più colpiti. Molte fabbriche, inoltre, hanno interrotto la produzione e introdotto delle forme di disoccupazione parziale per i lavoratori dei siti coinvolti. È quindi urgente che l’UE e i governi nazionali riattivino gli strumenti di disoccupazione temporanea, come il programma SURE, per sostenere l’occupazione.
Inoltre, la crisi dei prezzi energetici è peggiorata dalle azioni sostenute dalla Russia e la guerra in Ucraina. Devono essere messi a disposizione tutti i mezzi per garantire l’accesso a un’energia abbordabile per tutti nei mesi a venire. L’energia è fondamentale per la prosperità e il bene comune.
L’ Europa non può sostituire dall’oggi al domani le energie fossili importate dalla Russia. L’efficacia energetica, il rafforzamento degli sforzi di diversificazione dell’approvvigionamento, l’accelerazione dell’uso delle energie rinnovabili, l’uso di unità esistenti di produzione di elettricità a basso carbone, gli obblighi di stoccaggio e l’uso delle risorse energetiche nazionali disponibili devono figurare tra le priorità dell’UE per preparare l’Europa all’inverno prossimo.

LE CONDIZIONI NECESSARIE
Per fare ciò, bisogna attuare le condizioni quadro necessarie per garantire agli investitori la certezza, accelerando le procedure di autorizzazione. L’UE deve evitare di passare da una dipendenza (gas naturale russo) a un’altra (importazioni di idrogeno da un altro gruppo di Paesi). Inoltre, questa crisi senza precedenti ha messo in luce la debolezza del sistema energetico europeo che è troppo dipendente dalle regole del mercato. Di conseguenza, IndustriAll Europe richiede una riforma profonda del mercato energetico europeo, che favorisca i contratti a lungo termine e degli strumenti che permettano un miglior controllo dei prezzi e un ricorso agli obblighi di servizi pubblici per assicurare che l’energia sia trattata come un bene comune. A tal proposito, le diverse iniziative incluse nel piano REPOWER UE sono cruciali.
Questa crisi non fa che rafforzare la determinazione del sindacato europeo di ridurre la nostra dipendenza dalle importazioni energetiche e di materie prime e migliorare la sovranità in materia di energia pulita in modo socialmente giusto. Dobbiamo portare avanti il programma del Green Deal per decarbonizzare le nostre economie e raggiungere più rapidamente possibile un’autonomia energetica. Gli investimenti nelle infrastrutture e i sistemi di produzione energetici in Europa devono essere mantenuti e aumentati.

DEMOCRAZIA E PACE
La giustizia sociale e una società più equa sono le fondamenta della democrazia e della pace. L’UE deve attuare il piano d’azione del Pilastro europeo dei diritti sociali, migliorando la copertura delle negoziazioni collettive in Europa.
La guerra non deve essere mai uno strumento politico. Il nostro obiettivo finale deve essere un disarmo generale controllato a livello mondiale. Le politiche di armamento devono essere controllate a livello mondiale e diventare un obiettivo persuasivo, il migliore obiettivo per garantire la difesa della pace per i nostri popoli e il consolidamento dei valori di libertà e democrazia nell’UE. Bisogna spingere la nuova politica di confronto militare e impedire una nuova corsa mondiale agli armamenti.
I sindacati fanno parte del movimento mondiale per la pace. IndustriAll Europe è impegnata per la pace in Europa e in tutto il mondo. Abbiamo un ruolo importante nella costruzione della pace, a cominciare dall’ unificazione del movimento sindacale mondiale. È solo attraverso il dialogo e la diplomazia che la pace può rinascere.  Nella sua dichiarazione, infine, il sindacato industriale europeo si è dichiarato pronto a lavorare con l’UE, i governi con tutti i sindacati democratici e pacifici, attori della società civile.

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