L’Editoriale

Cari lavoratori,

sono state due settimane di intenso lavoro, ma anche di attesa. Man mano che la data del 20 settembre si avvicinava, crescevano infatti l’interesse e la preoccupazione per conoscere l’esito di un Referendum costituzionale quasi scontato e la ripresa della trattativa dei metalmeccanici con un programma intenso di incontri.

Oltre a questi due importanti appuntamenti, Cgil Cisl Uil, per dare continuità alla mobilitazione del 29 luglio scorso, hanno programmato e realizzato una manifestazione per il 18 settembre in ventiquattro piazze di tutta Italia. Ma andiamo per gradi.

Mentre scriviamo l’Editoriale abbiamo appena concluso il quarto incontro previsto con Federmeccanica e Assistal per il rinnovo del contratto. I primi due, il 16 e 17 settembre, si sono svolti nella Capitale presso la sede di Confindustria, poi uno a Bologna il 23 settembre e un altro a Reggio Emilia il 24 settembre.

I temi trattati nelle prime due giornate, come abbiamo avuto modo di spiegare in un apposito articolo dedicato al rinnovo contrattuale, sono stati salute, ambiente e sicurezza, relazioni industriali e partecipazione. Il 23 settembre è stato discusso il tema della formazione, mentre il giorno seguente ci siamo focalizzati su mercato del lavoro, politiche attive e appalti.

La prossima settimana ci sarà una sosta della trattativa per impegni precedentemente assunti da Federmeccanica, e si ripartirà il 7 ottobre con la parte economica e normativa e l’8 con inquadramento. Un primo bilancio è quello di aver registrato una voglia di affrontare i temi in modo costruttivo e dal punto di vista del merito evidenziamo alcuni punti in comune ma molte divergenze.

Il 24 settembre è stato dato il compito a Federmeccanica di stilare alcune proposte per ogni singolo argomento trattato negli ultimi incontri e in base a quelli avviare una trattativa di merito.

L’appuntamento importante è rimandato ai primi giorni di ottobre quando nella sede romana di Confindustria si parlerà della parte economica, normativa e inquadramento professionale. Il nostro comportamento rimarrà quello tenuto fino a oggi, ovvero di grande responsabilità e determinazione nel voler proseguire e possibilmente raggiungere la meta del rinnovo contrattuale.

Il 18 settembre, come dicevo, si sono svolte le manifestazioni in molte città italiane: Bombardieri era a Roma, Furlan a Milano e Landini a Napoli. Ho accolto positivamente la proposta della Uil del Trentino di tenere un comizio a Trento. Devo confessarvi che è stata una bella esperienza in una piazza con una presenza importante di lavoratori, cittadini e pensionati. Per me quella delle piazze è sempre una occasione irripetibile e un bagaglio di esperienza molto importante.

C’è stata una significativa partecipazione in tutta Italia per rivendicare al governo nella figura del Premier Giuseppe Conte una convocazione per discutere dei temi che continuano a preoccupare le sorti del nostro Paese, in particolare sull’utilizzo del Recovey Fund. Al momento non ci risulta nessuna risposta da parte del governo, tranne un tentativo da parte del Mise, che giustamente i nostri segretari generali hanno rimandato al mittente chiedendo responsabilità.

Molto probabilmente la convocazione non è arrivata anche per gli impegni elettorali dei partiti del 20 e 21 settembre. Dopo mesi di immobilismo e di schermaglie tra i vari gruppi politici, che hanno paralizzato il Paese per mesi, finalmente i cittadini e i lavoratori hanno espresso liberamente il proprio voto.

Sicuramente c’è una novità dall’esito referendario ed è quel 30% dei cittadini che – a prescindere dalle indicazioni date dalla quasi la totalità dei partiti a favore del “Sì”- hanno deciso liberamente di votare “No”. Questo dovrebbe far riflettere tutti e comprendere fino in fondo qual è il livello di antipolitica che si è generato in Italia. Esiste una buona parte di italiani, oltre sette milioni di cittadini, che è molto sensibile e che ha voluto protestare ritenendo il problema della riduzione dei parlamentari solo un fattore marginale rispetto a una riforma più profonda sul ruolo del Parlamento e delle due Camere. Tutti sono consapevoli, speriamo anche la politica, quello che potrà comportare la riduzione del numero dei parlamentari senza un’adeguata legge elettorale.

Per quanto riguarda l’esito delle regionali, si è sostanzialmente registrato un pareggio, con il vantaggio del centro-destra grazie alla conquista delle Marche, dopo tantissimi anni di governo di centro-sinistra. Il temuto cambio in Puglia e in Toscana non si è verificato, nonostante i timori della vigilia.
La geografia politica che viene fuori è un’anomalia nella compagine di governo, con 15 regioni al centro destra e 5 al centro sinistra. Senza voler esprimere nessun giudizio di merito sul voto espresso dagli italiani, mentre da un lato l’esito elettorale non creerà contraccolpi sul proseguo dell’attività di governo, dall’altro ci consegna un quadro instabile, con fibrillazioni di uno dei principali partiti di maggioranza, ovvero il M5s.

C’è poi un tema senza il quale il nostro Paese non riprenderà a crescere: il ruolo delle industrie. La pandemia ci consegna un’Italia più povera e divisa, con una produzione industriale che non riprende la sua marcia. Per poter far ripartire il nostro Paese bisogna preservare i posti di lavoro, aumentare gli investimenti infrastrutturali e soprattutto quelli sul lavoro. Bisogna rinnovare i contratti e impegnarsi a tutelare al massimo l’occupazione.

Noi continueremo a sollecitare e incalzare il governo in ogni modo, a partire dalla necessità di riaprire i tavoli di crisi fermi al ministero dello Sviluppo economico, come quelli che riguardano l’ex Ilva, la Whirlpool di Napoli, l’ex Alcoa di Portovesme e tantissime altre ancora irrisolte.

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