Ex Ilva: tavolo tecnico in calendario, primo passo verso il confronto con i sindacati

“La fabbrica non è sicura”. Con questo grido di rabbia è iniziato il 22 settembre il presidio dei lavoratori dell’ex Ilva davanti alla portineria C varco merci dello stabilimento di Taranto. Sono stanchi, non credono più alle promesse di nessuno, ma non vogliono mollare. E grazie alla protesta di cui Fim Fiom Uilm e Usb si sono fatti portavoce è arrivata nottetempo la convocazione al ministero dello Sviluppo economico alla presenza di Patuanelli per il 23 settembre alle 17. Un appuntamento che ha in parte disatteso le aspettative delle segreterie nazionali, poiché non aveva in oggetto la discussione del piano industriale, così come è stato più volte invocato in questi mesi, ma la sola questione di Taranto legata appunto alle proteste e allo sciopero programmato (e poi sospeso) per il 24 settembre.

La protesta dei lavoratori davanti alla portineria C varco merci dello stabilimento di Taranto

UNA FABBRICA AL COLLASSO
Le questioni messe sul tavolo dal ministro Patuanelli sono state tre e su tutte la Uilm, rappresentata dal responsabile della siderurgia, Guglielmo Gambardella, e dal segretario della Uilm Taranto, Antonio Talò, ha chiesto impegni precisi. “La prima – hanno spiegato – riguarda la situazione insostenibile a Taranto. Lo stabilimento non è sicuro. Le organizzazioni territoriali hanno da tempo lanciato grida di allarme”.
Sono stati infatti tre gli incidenti importanti che danno il senso dello stato di degrado di quel sito: l’ultimo in ordine di tempo accaduto in acciaieria, un incidente altrettanto grave negli agglomerati e poi il crollo di un carroponte. “Il primo impegno che chiediamo, quindi – hanno ribadito i sindacalisti – è quello di obbligare ArcelorMittal a ristabilire le condizioni di sicurezza minime. Noi non diremo ai lavoratori di tornare sugli impianti se non sono sicuri”.
La seconda questione ha riguardato le promesse fatte dal ministro, e apparse più volte in questi giorni sui giornali, di una ipotetica Ilva “green”: progetti annunciati di cui non si conoscono dettagli né tempi di realizzazione. Ed è per questo che il faro per tutti resta il famoso accordo del 6 settembre 2018, siglato dopo più di un anno di trattativa con la clausola di salvaguardia finale che garantiva la piena occupazione.
Terza questione la siderurgia e i Recovery Fund. “Il Mise dovrà presentare dei progetti e i progetti riguardano le persone. Per cui anche su questo sentiamo la necessità di confrontarci, per capire rispetto alle risorse quale sarà la siderurgia del domani in Italia”, hanno detto Gambardella e Talò.

I DUBBI SU ARCELORMITTAL ITALIA
I toni sono diventati duri quando i sindacalisti della Uilm hanno dovuto commentare l’operato di ArcelorMittal Italia: “Non ha fatto gli investimenti che si era impegnata a fare nei due anni, ha distrutto quello che era un patrimonio industriale del Paese, ha acquisito mercato e clienti, non ha pagato l’affitto e alla fine potrebbe chiederci pure i danni. Prendiamo atto del fatto che ArcelorMittal non può essere il futuro di Taranto.
Lo sciopero per ora è sospeso, valuteremo eventuali altre iniziative in base all’approccio del governo”.
Piena solidarietà e appoggio ai lavoratori dell’ex Ilva sono arrivati anche dal Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella.“Il clima è infuocato”, ribadisce. “La multinazionale sta provando a creare uno scontro con i lavoratori per addossargli la responsabilità della fermata del sito di Taranto”.

LUNEDI TAVOLO TECNICO
Dopo vari preamboli e insistenze da parte delle delegazioni sindacali, il ministro si è impegnato a intervenire su ArcelorMittal Italia e giovedì 24 settembre l’ad Morselli ha prontamente incontrato i sindacati tarantini facendo qualche timida apertura sul reintegro a lavoro di persone che sono a casa da mesi, da impiegare in particolare nella manutenzione e stabilendo quattro incontri da tenersi tutti nella giornata di venerdì 25 settembre su temi specifici. 
Per quanto riguarda le questioni relative al futuro piano industriale dell’ex Ilva il ministro ha invece pianificato un primo incontro tecnico per lunedì 28 settembre in cui saranno presenti organizzazioni sindacali e Invitalia. Al leader dei metalmeccanici della Uil la situazione comunque non piace per niente: “ArcelorMittal va mandata via per inadempienza contrattuale, economica, ambientale. Di fatto continua a distruggere un territorio mettendo a rischio la salute e la sicurezza di lavoratori e cittadini”.

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