Slim Fusina: una crisi annunciata

di Guglielmo Gambardella

La decisione assunta dal fondo Quantum Capital Partners di richiedere al Tribunale l’ammissione alla procedura di concordato preventivo per mettere in sicurezza lo stabilimento dell’alluminio dell’ex Alcoa, Slim  Rolling Fusina, non è stato certamente un “fulmine a ciel sereno”.
Sia in occasione dell’assemblea tenutasi nel gennaio dello scorso anno che in quella svolta all’inizio di quest’anno presso lo stabilimento di Fusina, la Uilm aveva già denunciato la necessità di intervenire in tempo utile sullo stabilimento veneto in ragione di una situazione produttiva ed economica complicata che nel tempo sarebbe divenuta insostenibile.
L’azienda ha preferito non ascoltare il grido dall’arme lanciato dalle nostre rsu e dalla nostra organizzazione e non affrontare la questione fino all’incontro in videoconferenza dello scorso 3 settembre con i rappresentanti del MiSE, il management di Slim e del fondo d’investimento tedesco Quantun Capital Partners AG proprietari degli stabilimenti di Fusina e Cisterna di Latina.

DUE ANNI E NESSUN PROGETTO
Un incontro in cui l’azienda ha finalmente palesato la crisi, le ragioni e quelli che potrebbero essere i rimedi da adottare per la sua salvaguardia.
Ricordiamo che a distanza di oltre 2 anni dall’acquisizione dell’ex sito Alcoa di Fusina da parte del fondo d’investimenti tedesco nessun piano industriale con i relativi investimenti è stato mai presentato e realizzato. Alla fine del 2019, alla difficile situazione pregressa, c’è stato un ulteriore peggioramento dovuto alla crisi di mercato a cui si è aggiunto il Covid-19.
Oggi, alla luce del quadro rappresentato dall’azienda nel corso della riunione con il MiSE, si apre uno scenario incerto sulla prospettiva del sito veneto che rischia di compromettere (forse) anche quello laziale: Fusina e Cisterna costituiscono il primo produttore in Italia di alluminio fino e laminato grosso. Con lo stabilimento il sito tedesco di Merserburg, il gruppo occupa complessivamente circa 800 addetti con capacità installata di 170.000 tonnellate e con un fatturato 2019 di oltre 173 milioni di euro.

I TEDESCHI SAPEVANO
Le difficili condizioni dello stabilimento di Fusina erano ben note al fondo tedesco all’atto dell’acquisizione: negli ultimi anni di gestione Alcoa gli impianti non hanno avuto una adeguata attenzione da parte della multinazionale statunitense in previsione della cessione. Lo stesso andamento economico e le inefficienze ereditate erano note agli investitori del fondo che avrebbero dovuto, da subito, realizzare una adeguata manutenzione e significativi investimenti per invertire il trend negativo.
Dopo il primo incontro di verifica al MiSE e rispetto a una situazione finanziaria molto complicata, la Uilm è seriamente preoccupata sulla situazione di Slim Fusina. Abbiamo chiesto agli investitori del fondo Quantum di mettere in sicurezza l’azienda finanziariamente per garantire la sua continuità produttiva.
Al momento manca la liquidità per pagare i fornitori per l’approvvigionamento della materia prima per alimentare gli impianti e mantenere gli impegni con i clienti e assicurare la manutenzione degli impianti. L’azienda ha quantificato in 15 milioni di euro il fabbisogno immediato di nuova finanza per poter proseguire l’attività

PROGETTO INSUFFICIENTE
Abbiamo già dichiarato di ritenere insufficiente il progetto di ristrutturazione 2020-2023 presentato dall’azienda al MiSE basato essenzialmente sulla riduzione del costo del lavoro, un taglio di 70/90 posti di lavoro (sui 307 complessivi attualmente in forza) e meno di 10 milioni di investimenti nei prossimi tre anni.
In questo modo non c’è una prospettiva di lungo termine e per noi è inaccettabile.
Occorre, dunque, che le istituzioni locali e nazionali pongano la massima attenzione sulla vertenza al fine di individuare le soluzioni necessarie per salvaguardare un’industria con un importante know how, eccellenti prodotti e con grandi potenzialità di rilancio. Del resto la stessa azienda ha dichiarato che Slim possiede una gamma di prodotti richiesti dai diversi mercati: militare, automotive e cantieristica navale.
Ci attendiamo a breve una nuova convocazione a seguito degli incontri tecnici già pianificati al MiSE con i responsabili aziendali, istituzioni territoriali e Invitalia con l’obiettivo di verificare la disponibilità di strumenti finanziari e di ammortizzatori sociali per affrontare questa crisi.

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