L’Editoriale

Cari lavoratori,

non abbiamo voluto interrompere la pubblicazione del numero 37 del nostro periodico “Fabbrica società” poiché ritengo fondamentale continuare a rafforzare questo strumento di comunicazione, indispensabile per poter avere con voi una linea diretta  in una fase così difficile che stiamo attraversando tutti quanti.

Tra le restrizioni previste nella lista dei codici Ateco del Dpcm del 22 marzo non avevano considerato come attività essenziale le organizzazioni sindacali a tutti i livelli. Abbiamo fatto rilevare al ministro Patuanelli e alla ministra del Lavoro Catalfo che le sedi sindacali non possono chiudere ma devono rimanere aperte per tutta la durata dell’emergenza Coronavirus più di quanto non lo siano state prima.

Nessun giorno ci ha visto assenti, abbiamo sanificato i locali per garantire le persone che ci lavorano ed eliminare fonti di contagio. Nella nostra sede, in collaborazione con i nostri Segretari dell’apparato politico e tecnico, abbiamo continuato a far diventare, mai come in questo momento, una sede punto di riferimento, non solo delle nostre strutture territoriali, ma anche dei singoli lavoratori.

Pur comprendendo le difficoltà che vivono i nostri dirigenti sindacali nei vari territori, abbiamo quotidianamente evitato di farli sentire soli. Senza ombra di dubbio, la maggiore attenzione l’ho riservata alle nostre strutture sindacali della Lombardia, che più degli altri stanno gestendo un’emergenza senza precedenti. All’interno di questa  regione, le realtà di Bergamo e Brescia sono quelle che in questo momento hanno bisogno di tutto il nostro supporto e impegno affinché superino questa condizione di difficoltà. Poi anche tutte le altre regioni del Nord, a partire dal Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Marche che subito dopo la Lombardia, risultano le più colpite da questa micidiale infezione virale.

Un grande ringraziamento va rivolto a tutte le regioni italiane, comprese le isole. In queste settimane abbiamo convinto, e in qualche caso costretto, in un primo momento le aziende a individuare tutti gli strumenti per preservare e tutelare i lavoratori rispetto al contagio. La nostra richiesta è stata insufficiente perché il contagio ha continuato incessantemente a propagarsi.

In seguito abbiamo chiesto, con grande dolore, di fermare tutte quelle aziende le cui attività produttive non erano indispensabili per il mantenimento di servizi essenziali per far funzionare il nostro Paese. Per queste ragioni Cgil Cisl Uil, soprattutto su nostre sollecitazioni, hanno soddisfatto un importante impegno, ovvero quello di ricercare con il Governo tutte quelle attività da mantenere in funzione e di fermare tutte le altre.

È stata per noi una scelta obbligata. Ho avuto modo di dire che nella mia lunga esperienza sindacale non mi sono mai trovato di fronte a una richiesta di fermata generalizzata di migliaia di aziende e non ho mai invocato con forza la richiesta di ammortizzatori sociali in alternativa al lavoro.

Ma l’emergenza ci ha fatto dimenticare e superare qualsiasi resistenza interna. Era ed è necessario obbligatoriamente che i lavoratori siano preservati, facendoli rimanere a casa. Abbiamo anche imboccato la strada della mobilitazione per poter convincere una parte imprenditoriale che è stata particolarmente decisa a rimanere aperta. Pur capendo le loro ragioni, noi riteniamo di aver utilizzato questo strumento perché era necessario un grido di allarme per essere ascoltati.

Ora è iniziato l’iter parlamentare per la conversione del Decreto del 22 marzo. Abbiamo finalmente l’elenco dei codici Ateco, sperando di aver lavorato per inserire solo le attività essenziali. Ora dobbiamo fare in modo che queste prescrizioni vengano rispettate.

C’è un ulteriore e importante autorità, ovvero i Prefetti, che ha la possibilità di prendere in considerazione eventuali incongruenze o difformità rispetto alle aziende da tenere aperte ma anche nei casi di attività che, pur facendo parte di filiere essenziali, rischiano di chiudere.

Per la prima volta si prevede che il Prefetto, oltre a essere investito di questa funzione, dovrà coinvolgere le rappresentanze sindacali locali di categoria prima di decidere. Un grande lavoro che si è potuto realizzare anche grazie all’impegno dei ministri e delle nostre Confederazioni nazionali.

Ci auguriamo che questo doppio sistema di controllo sia sufficiente per poter evitare l’interruzione della catena dei servizi essenziali e, soprattutto, per salvaguardare la salute e l’incolumità dei nostri  lavoratori e dei loro familiari. La situazione continua a essere estremamente preoccupante. Il numero dei decessi e delle infezioni continua a mantenersi su livelli alti e non sappiamo né i tempi né quale sarà l’evoluzione di questa situazione.

Siamo ancora una volta impegnati a seguire il fenomeno e a gestire anche le situazioni di difficoltà che, eventualmente, si verificheranno nei territori.

Faccio un appello a tutti di rimanere uniti e forti. Insieme ce la faremo!

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