Whirlpool: soluzioni concrete per futuro occupazionale e industriale

Dall’ultima riunione al Ministero dello Sviluppo economico dello scorso 27 novembre nulla sembra sia cambiato. Tutto è rimasto come allora, con l’azienda che conferma la data del 30 marzo come ultimo giorno della sua attività produttiva nello stabilimento napoletano. A dimostrazione della sua ferma decisione, Whirpool ha inviato nei primi giorni del 2020 un dossier al Mise, come richiesto dopo l’ultimo incontro, ribadendo la determinazione nel concludere la propria esperienza produttiva entro il mese di marzo e, allo stesso tempo, di cercare una soluzione con la società Prs. La start up svizzera finora è l’unico soggetto che ha dichiarato il proprio interesse in un progetto di riconversione industriale che il segretario Generale della Uilm, Rocco Palombella, ha definito “insussistente, non credibile e che non dà garanzie occupazionali e industriali” da parte di una società “con solo 180mila franchi di capitale sociale”.

Il 29 gennaio ci sarà un incontro tra le parti al Ministero dello Sviluppo economico. Il tempo stringe, poco più di due mesi per risolvere una situazione complicata che rischia di mettere in seria difficoltà 420 lavoratori e un intero territorio già martoriato da problemi sociali ed economici.

PREOCCUPAZIONE SUL FUTURO
In attesa dell’incontro, restano la preoccupazione dei lavoratori sul loro futuro e delle loro famiglie. Rocco Palombella ha dichiarato che “la Whirlpool deve rispettare l’accordo che ha sottoscritto un anno fa al Mise con le organizzazioni sindacali, con il quale si impegnava a investire oltre 250 milioni di euro nel periodo 2019-2021 e a rilanciare gli stabilimenti italiani, Napoli compresa”. “Serve un’azione concreta del Ministro Patuanelli e dello stesso Presidente del Consiglio – aggiunge Palombella – per scongiurare la fine produttiva dello stabilimento di Napoli, perché rappresenterebbe una bomba sociale in un territorio che già è in forte sofferenza occupazionale, economica e sociale. Non è tollerabile che un’azienda che ha firmato un accordo un anno fa, impegnandosi a investire centinaia di milioni di euro, decida all’improvviso unilateralmente di andarsene. Non vogliamo che ci sia una chiusura mascherata da una reindustrializzazione ma che ci sia un serio progetto industriale e un futuro occupazionale per tutti i lavoratori dello stabilimento di Napoli”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *