L’Editoriale

Cari lavoratori,

continua il complicato iter parlamentare per la definizione della Legge di Bilancio.
Ancora non conosciamo il testo definitivo poiché durante ogni riunione delle Commissioni parlamentari ci sono modifiche o cancellazioni di norme legate al sistema di tassazione.

Una cosa è certa: la stragrande maggioranza della Manovra è riservata alla sterilizzazione dell’aumento delle aliquote Iva, ben oltre 23 miliardi di euro. Complessivamente la manovra si dovrebbe attestare intorno ai 30 miliardi, destinando solo una minima parte agli interventi legati alla crescita e al rilancio del Paese. La litigiosità all’interno della maggioranza rende questo importante strumento finanziario irto di difficoltà. I dati relativi al Pil confermano un andamento economico per l’anno prossimo vicino allo zero e questo rappresenta l’elemento determinante per farci comprendere come le retribuzioni e i consumi continueranno a rimanere fermi. Questa è stata una delle ragioni che ci ha portato a richiedere nella piattaforma del rinnovo del contratto nazionale incrementi salariali superiori rispetto alle stime dell’inflazione del prossimo triennio. Questa scelta è data dal fatto che siamo convinti che bisogna far ripartire i consumi e per questa ragione diventa indispensabile l’aumento dei salari dei lavoratori.

Purtroppo anche in queste ultime settimane il tema legato al futuro dell’Ilva è stato caratterizzato dal peggioramento della vertenza. Infatti i vertici di ArcelorMittal, dopo aver comunicato il 5 novembre di voler recedere dal contratto d’affitto stipulato nel giugno 2017 con i Commissari straordinari e l’accordo sindacale del 6 settembre 2018, hanno comunicato il programma di spegnimento di tutti gli impianti dell’area a caldo e dei servizi ausiliari a partire dal 5 dicembre, con la fermata dell’altoforno 2.

Secondo il cronoprogramma la fermata si sarebbe dovuta concludere entro la fine di gennaio 2020.
Questo tipo di decisione ci ha lasciati tutti sorpresi e, oltre alle iniziative di lotta e mobilitazione in tutti i siti del Gruppo, ha scatenato l’ira di due Procure italiane, quelle di Milano e quella di Taranto, attivate dalle denunce verbali fatte dalle nostre rappresentanze sindacali e dai ricorsi effettuati prontamente dai Commissari dell’Ilva. ll 15 novembre si è svolto un incontro con l’Ad di ArcelorMittal Lucia Morselli, al quale hanno preso parte anche i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, purtroppo senza esito.

Morselli ha confermato il programma di spegnimento e fermata degli impianti, oltre alla volontà di non voler recedere dalla procedura prevista dall’ex articolo 47. A valle di questo incontro, Cgil Cisl e Uil, di concerto con i segretari generali di Fim Fiom e Uilm, hanno inviato una lettera al presidente della Repubblica e dopo poche ore si è svolto un importante incontro. È la prima volta che un presidente della Repubblica riceve le organizzazioni sindacali su una tematica industriale. Siamo contenti della sensibilità e prontezza della decisione di Mattarella verso il mondo del lavoro e il futuro industriale italiano.

Le due Procure hanno immediatamente fatto sentire il loro peso e, proprio all’inizio di questa settimana, la multinazionale ha deciso di revocare il programma di spegnimento degli impianti, subordinandolo all’esito del ricorso pendente presso il Tribunale di Milano che dovrà accertare la fondatezza della richiesta di retrocessione dal contratto d’affitto.

Il 27 novembre il Tribunale di Milano si dovrà pronunciare sul ricorso d’urgenza presentato dai Commissari di Ilva per far cessare la decisione aziendale di messa in discussione del contratto.

La situazione che si vive all’interno degli stabilimenti, in particolare a Taranto, assume le caratteristiche tragiche. Da mesi la multinazionale ha messo in atto un disegno criminale: svuotare i magazzini, non approvvigionarsi più di materie prime per arrivare alla fermata degli impianti.

Il 22 novembre è previsto un incontro tra il presidente del Consiglio Conte, il ministro dello Sviluppo economico Patuanelli e i vertici di ArcelorMittal a Palazzo Chigi per verificare se esistono le condizioni minime per garantire la continuità gestionale degli stabilimenti dell’ex Ilva.

Nelle ultime ore si sono susseguite innumerevoli e sconsiderate proposte. Dai cinquemila esuberi alla nazionalizzazione, fino all’arrivo di un gruppo industriale cinese. Noi continueremo a non farci condizionare da questo clima di odio, aggravato dalla mancanza delle commesse scadute alle 150 imprese dell’indotto.

Nessuno ci ha fornito indicazioni su quali siano le condizioni della trattativa in atto. Una cosa è certa: non accetteremo piani preconfezionati, così come avvenuto durante il bando di vendita tra ArcelorMittal e il ministro dello Sviluppo economico Calenda. Noi consideriamo valido il sofferto accordo del 6 settembre 2018, con tutti i vincoli previsti, compresa la tutela occupazionale per i duemila lavoratori che si trovano in cassa integrazione in Amministrazione straordinaria. Continueremo a seguire questa vertenza con la massima responsabilità e rigore per evitare che si possano consumare fatti gravi sulla pelle dei cittadini e dei lavoratori, in particolare nell’area tarantina.

Sabato scorso i pensionati hanno organizzato una grande manifestazione a Roma al Circo Massimo. Migliaia di pensionati, insieme a tanti lavoratori di altre categorie, hanno invaso pacificamente quel luogo memorabile. Purtroppo i pensionati continuano ad essere ignorati da parte degli ultimi governi, anzi in qualche caso sono stati messi in atto interventi legislativi che li hanno impoveriti ulteriormente.

Nell’ultima manovra si parla di rivalutazione delle pensioni, che mortificano una categoria così importante per il nostro sistema sociale ed economico.

Anche noi abbiamo dato continuità alle iniziative di lotta e mobilitazione cominciate il 14 giugno con le manifestazioni nazionali, proseguite il 31 ottobre con le due ore di sciopero generale in concomitanza dello sciopero della provincia di Napoli per Whirlpool, e il 20 novembre, quando oltre mille delegati hanno voluto testimoniare, durante l’assemblea nazionale presso il Teatro Ambra Jovinelli, tutta la loro rabbia e indignazione contro il governo per la noncuranza sul settore industriale, sulla sicurezza sul lavoro e sugli ammortizzatori sociali. È stata una grande testimonianza di democrazia ed è stato deciso, insieme a Fim e Fiom, di promuovere e organizzare una giornata di mobilitazione a sostegno della nostra piattaforma.

Abbiamo inoltre deciso di organizzare mobilitazioni territoriali invitando le rappresentanza delle categorie dell’automotive, elettrodomestici, informatica e installazioni. Prontamente la Uil ha convocato per lunedì 25 alle ore 15 l’esecutivo nazionale per decidere le azioni più adatte da mettere in campo per arginare questa fase così delicata per la nostra economica.

Nonostante gli innumerevoli impegni, siamo riusciti a partecipare e intervenire all’importante convegno organizzato dall’Agi, associazione giuslavoristi italiani, sul tema dei contratti nazionali di lavoro e del salario minimo. Abbiamo dato il nostro contributo all’interno di un interessante dibattito, ricevendo anche un riconoscimento da parte dei giuristi del lavoro. Un ringraziamento al nostro instancabile avvocato Filippo Maria Giorgi e agli altri due relatori, Piergiovanni Alleva e Domenico De Feo, con differenti interpretazioni giuridiche e sindacali. Torneremo a parlare di questa tematiche e dei provvedimenti legislativi attualmente all’esame delle commissioni parlamentari.

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