Dopo averlo atteso a lungo, alla fine il 19 marzo scorso il presidente di Stellantis, John Elkann, ha parlato in audizione alla Camera dei Deputati. Ha cercato di rassicurare il mondo della politica che il gruppo italo-francese non ha alcuna intenzione di abbandonare la Penisola. Anche se i numeri della produzione dicono altro: nel 2024 gli stabilimenti italiani hanno prodotto 475.090 vetture e veicoli commerciali, un numero ben distante dal milione richiesto dal governo e molto più vicini ai livelli produttivi del 1956.
“Non abbiamo riscontrato alcuna novità dall’audizione di oggi rispetto al Piano Italia presentato al Mimit lo scorso 17 dicembre”, ha chiosato secco il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. “Purtroppo – aggiunge – i nostri dubbi rimangono sotto ogni punto di vista. I tempi di realizzazione dei nuovi modelli sono troppo lunghi, considerando che non li vedremo prima della fine di quest’anno e nel 2026. Ad oggi per noi restano solo annunci e non ci fanno presagire un futuro prossimo positivo”.
L’ELETTRICO MA NON SOLO
I guai secondo il Leader Uilm “non dipendono esclusivamente dalla transizione all’elettrico, ma dall’assenza della produzione di modelli nei nostri stabilimenti. Per un futuro produttivo solido dei siti italiani è necessario riportare nel nostro Paese la produzione di modelli italiani attualmente fatti all’estero, come Lancia, Alfa Romeo e altri”.
Quel che è certo è che il sindacato si aspettava finalmente risposte concrete da Elkann sul rilancio del marchio storico di Maserati, che vede la produzione al minimo storico e stabilimenti fermi da mesi come a Modena: “Una soluzione – spiega Palombella – sarebbe la nascita di un polo del lusso Ferrari-Maserati che valorizzerebbe le rispettive caratteristiche qualitative e di mercato, permettendo di salvaguardare tutti i posti di lavoro e un settore strategico per la nostra economia. Ferrari ha tutte le professionalità e gli strumenti per salvare e rilanciare Maserati e porre le basi per un futuro migliore di intere comunità, a partire da Modena, dove i lavoratori stanno subendo inaccettabili umiliazioni”.
L’INDOTTO IN SOFFERENZA
“L’indotto, su cui non sono arrivate risposte adeguate – continua – è in grande sofferenza e l’internalizzazione delle attività da parte di Stellantis hanno già messo a rischio molte aziende e migliaia di lavoratori e questo per noi è inaccettabile”.
“Non possiamo continuare a gestire la situazione con cassa integrazione e contratti di solidarietà. Siamo realisti – conlcude – e gli annunci non risolvono le nostre preoccupazioni sul futuro. Fino a quando le parole non si tradurranno in fatti concreti, con l’avvio delle produzioni e la piena occupazione, continueremo a incalzare Stellantis e il Governo”.