Cassino e il futuro appeso a un filo: la crisi di Stellantis e l’indotto in ginocchio

di Gennaro D’Avino

Piedimonte San Germano, un tempo orgoglio della provincia di Frosinone e cuore pulsante dell’industria Automotive, vive oggi momenti di grande difficoltà. Le decisioni di Stellantis, o meglio la loro assenza, stanno trascinando non solo lo stabilimento ma l’intero territorio in una crisi senza precedenti.
Per il 2025, lo scenario preannunciato per Cassino non lascia spazio all’ottimismo: volumi produttivi bassissimi e contratti di solidarietà che continueranno a incidere pesantemente sui salari dei lavoratori. Una prospettiva che, per migliaia di famiglie, significa ancora mesi, se non anni, di sacrifici e incertezze.
A soffrire non sono solo i dipendenti Stellantis, ma anche i lavoratori dell’indotto: Trasnova, De Vizia, Teknoservice, Logitech, Atlas e Iscot sono aziende che hanno sostenuto per anni il peso del sistema produttivo locale. Oggi, però, queste stesse aziende si trovano senza certezze, appese a un filo sempre più sottile.

LA DRAMMATICA SITUAZIONE DI DE VIZIA
Tra le realtà più colpite spicca la De Vizia, che si trova ad affrontare una decisione mai ufficializzata dallo stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano.
L’azienda ha già avviato le procedure per il licenziamento di 32 lavoratori: una notizia che pesa come un macigno su 32 famiglie, che ormai contano le ore e non più i giorni alla scadenza.
Questo scenario non è isolato: senza un intervento immediato, l’intero settore dei servizi rischia un collasso. Ogni perdita di posti di lavoro nell’indotto rappresenta un colpo al cuore del tessuto sociale del territorio.

UNA COMUNITA’ ABBANDONATA A SE STESSA
Quella che un tempo era una delle aree più produttive del Lazio è oggi un territorio stanco e disilluso. L’economia locale, che ruotava attorno alla produzione automobilistica, sta progressivamente sprofondando. A pagarne il prezzo non sono solo i lavoratori diretti e indiretti, ma anche i commercianti, gli artigiani, i piccoli imprenditori che da anni beneficiano, in maniera indiretta, della presenza dello Stabilimento.
Le famiglie non possono più aspettare. Ogni giorno che passa senza risposte alimenta una sensazione di abbandono. Piedimonte San Germano non è solo uno stabilimento: è una comunità fatta di persone, di storie, di sacrifici.

LA RICHIESTA DI UN CAMBIO DI PASSO
Non basta più appellarsi alla speranza: è necessario un intervento immediato da parte delle istituzioni. Governo, Regione e Comune devono mettere da parte le divisioni e lavorare insieme per aprire un tavolo di crisi con Stellantis. È in gioco il futuro di un territorio intero. Servono risposte concrete e un piano industriale che possa garantire stabilità e nuove prospettive. Bisogna tutelare i lavoratori e le loro famiglie, rafforzando gli ammortizzatori sociali e avviando percorsi di formazione per chi rischia di perdere il lavoro.
Il tempo stringe, e con esso la speranza di evitare che questa crisi economica si trasformi in una ferita insanabile. Cassino e Piedimonte San Germano meritano di tornare a essere simboli di produttività e innovazione, non di precarietà e abbandono.
La crisi profonda nel settore automotive in provincia è aggravata dalla mancanza di prospettive chiare da parte di Stellantis e dall’impatto devastante sulle aziende dell’indotto.
Lo stabilimento di Piedimonte San Germano, che rappresentava un tempo il cuore pulsante dell’economia locale, sta affrontando una fase critica che rischia di compromettere non solo i lavoratori diretti ma anche le realtà connesse.

PUNTI CHIAVE DELLA CRISI:

  1. Bassi volumi produttivi: Le previsioni per il 2025 indicano un’attività produttiva stagnante, con conseguenti contratti di solidarietà che riducono ulteriormente i redditi dei lavoratori.
  2. Indotto in pericolo: Le aziende appaltatrici (Trasnova, De Vizia, TEKNOSERVICE, Logitech, Atlas e Iscot) sono in grave difficoltà. Il mancato rinnovo degli appalti e l’incertezza sulle decisioni di Stellantis creano un clima di insicurezza.
  3. Licenziamenti imminenti: De Vizia ha già avviato le procedure per il licenziamento di 32 lavoratori, segnale di un sistema economico locale sempre più fragile.
  4. Assenza di piani strutturali: La mancanza di una strategia chiara per il rilancio del settore aggrava ulteriormente la crisi, lasciando lavoratori e famiglie nell’incertezza.

CONSEGUENZE SUL TERRITORIO:

Perdita di posti di lavoro: Il rischio è quello di un collasso occupazionale, con impatti devastanti sulle famiglie e sull’economia locale.
Erosione del tessuto sociale: Una crisi prolungata potrebbe trasformarsi in una ferita permanente per l’intero territorio, aumentando disoccupazione e disagio sociale.
Depotenziamento del settore automotive: La nostra provincia rischia di perdere un asset strategico, con ripercussioni a livello regionale e nazionale.

Cosa serve:

  1. Interventi immediati: Governo e istituzioni locali devono aprire un tavolo di crisi con Stellantis e le aziende dell’indotto per evitare il tracollo.
  2. Piani di rilancio: È necessario un piano industriale serio che rilanci la produzione e garantisca stabilità occupazionale.
  3. Tutela dell’indotto: Salvaguardare le aziende appaltatrici attraverso incentivi e strumenti di supporto per garantire la continuità lavorativa.
  4. Sostegno ai lavoratori: Rafforzare gli ammortizzatori sociali e prevedere programmi di riqualificazione per i dipendenti a rischio.

La situazione richiede interventi decisi e coordinati per evitare che questa crisi si trasformi in un declino irreversibile per il territorio e la sua comunità.

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