Care lavoratrici e cari lavoratori,
la novità principale di queste ultime due settimane dall’ultimo numero di Fabbrica società è sicuramente la rottura del tavolo della trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici con Federmeccanica e Assistal che si è consumata nell’ultimo incontro del 12 novembre.
Come sapete le distanze tra noi e la parte datoriale sono al momento molto ampie, Federmeccanica e Assistal invece di discutere partendo dai punti della nostra piattaforma contrattuale hanno infatti presentato una proposta completamente diversa, che noi abbiamo nominato “contropiattaforma”.
Lo abbiamo ribadito anche al tavolo: non siamo disponibili a mettere da parte la nostra piattaforma, che ha visto un lungo percorso democratico di approvazione con un consenso dei lavoratori di oltre il 98%. Tutti gli 11 punti sono per noi imprescindibili e in particolare crediamo che la richiesta salariale e la sperimentazione dell’orario di lavoro rendano la piattaforma Fim Fiom Uilm una proposta concreta che guarda al futuro del lavoro metalmeccanico.
La richiesta di incremento salariale sui minimi di 280 euro al livello medio vuole da un lato migliorare la condizione dei lavoratori aumentando il potere d’acquisto perso a causa di un’inflazione, come sappiamo, incontrollata; dall’altro lato questo permetterebbe anche all’economia del nostro Paese di risollevarsi. Basti pensare che in Italia il dato sulla povertà è allarmante, se nessuno può comprare i beni prodotti come pensiamo di poter migliorare la nostra economia e di continuare a essere il secondo Paese manifatturiero d’Europa?
Per quanto riguarda la sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali, Federmeccanica e Assistal nell’ultimo incontro non ne hanno fatto nemmeno un veloce accenno. Questo sottolinea ancora una volta la diversa visione che abbiamo sul futuro del nostro settore. Questo strumento, secondo noi, deve servire a gestire le crisi industriali dovute anche alle rivoluzioni epocali alle quali stiamo ormai assistendo come la transizione ecologica e digitale e l’intelligenza artificiale. Non solo. Lavorare meno a parità di salario vuol dire anche andare incontro a quelle che sono le esigenze dei giovani lavoratori e alla necessità di bilanciare lavoro e vita privata.
Non voler considerare tutto questo vuol dire non aver compreso in che direzione sta andando il mondo del lavoro in Italia. Vuol dire non prendere minimamente in considerazione quali sono i bisogni dei lavoratori.
Per tutte queste ragioni la trattativa si è interrotta e abbiamo proclamato otto ore di sciopero da effettuarsi entro il 15 gennaio. È possibile ripartire? Sì, ma a una condizione: che si riparta dalla nostra piattaforma e dalle nostre proposte.
Sul fronte delle vertenze siamo impegnati a fronteggiare crisi, minacce di chiusure e di licenziamenti. È il caso di Beko, di Berco che ha poi deciso di sospendere la procedura e poi ancora di ritirala. Ci siamo inoltre autoconvocati a Palazzo Chigi per Stellantis, dopo l’ennesimo tavolo automotive inutile e, anzi, forse anche dannoso.
Il 29 novembre saremo in piazza insieme alla Uil per lo sciopero contro l’austerità del Governo per cambiare la manovra di bilancio, aumentare salari e pensioni, finanziare sanità, istruzione e servizi pubblici, investire nelle politiche industriali. Io personalmente sarò a Lecce, ma tutti noi dobbiamo impegnarci al massimo per garantire la buona riuscita dello sciopero proclamato da Cgil e Uil.
Ci aspettano giorni, settimane e mesi difficili, ma noi non arretreremo e con coraggio continueremo a svolgere il nostro ruolo: difendere i lavoratori.
Buona lettura