di Samuele Nacci
Nella nostra regione, la Toscana, la crisi del settore della moda non accenna a fermarsi e sta mettendo seriamente in difficoltà le condizioni di decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori. Questo in un momento storico in cui la pandemia e i profitti – enormi e fatti anche precedentemente il Covid – sembravano rassicurare un settore che ciclicamente vive delle crisi temporanee.
LA DIMENSIONE DELLA CRISI
Stavolta però è diverso: la crisi non è più ciclica, ma strutturale ed è dovuta a fattori su scala globale come il rallentamento del commercio mondiale, le guerre in corso e i bassi consumi. La produzione del settore ha proseguito il trend negativo manifestato per tutto lo scorso anno con un forte aumento del numero di ore di cassa integrazione e di FSBA richieste dalle imprese. Per capire la portata del fenomeno in Toscana, stiamo parlando di un settore che nella sola regione occupa oltre 110mila lavoratrici e lavoratori, che rappresentano quasi il 40% del totale degli occupati nel comparto manifatturiero.
Come anticipato, la crisi sta penalizzando fortemente sia il comparto artigiano – sul quale si iniziano a vedere le prime importanti ricadute occupazionali – che l’industria, dove ci sono decine di migliaia di persone, oltre la metà degli occupati, in cassa integrazione. Adesso siamo vicini al punto di non ritorno: siamo partiti con gestendo la crisi attraverso l’accesso ad ammortizzatori ordinari, mentre adesso siamo passati alla fase in cui vengono utilizzati quelli straordinari, con la crisi nella sua fase più acuta e i fondi degli ammortizzatori sociali in esaurimento.
LO SCIOPERO E LE NOSTRE RICHIESTE
Per questi motivi lo scorso 12 novembre siamo scesi in piazza scioperando otto ore in centro a Firenze: una manifestazione organizzata da Cgil, Cisl e Uil, insieme a Filctem Cgil, Femca Cisl e UilTec Uil e Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil – a ulteriore riprova dell’ampiezza di questa crisi – partecipata da migliaia di persone, in cui abbiamo incontrato i vertici di Confindustria Toscana, della Prefettura e del Consiglio Regionale.
A loro, imprese e istituzioni, abbiamo fatto delle richieste precise ponendo l’attenzione su punti fondamentali come gli ammortizzatori sociali in deroga e il prolungamento di questi per tutti i settori della filiera e per tutto il periodo di difficoltà previsto; la tutela dei livelli occupazionali da parte delle imprese della filiera, anche attraverso un’equilibrata gestione degli ordinativi; delle politiche di forte contrasto all’illegalità e allo sfruttamento lavorativo, anche considerando i casi di cronaca delle ultime settimane che hanno riguardato il settore del pronto moda nel pratese e pistoiese; la definizione di politiche industriali nazionali e, attraverso l’interlocuzione con le griffe, territoriali in grado di valorizzare le produzioni della filiera e salvaguardare l’occupazione e le competenze del settore; la qualificazione e il tracciamento della filiera e della corretta applicazione contrattuale; l’individuazione dei fabbisogni formativi e delle relative iniziative di formazione per governare la trasformazione del settore e incrociare correttamente domanda e offerta di lavoro nella ripartenza di questo; il supporto ai processi di aggregazione e di innovazione; altri strumenti di sostegno finanziario ai lavoratori in difficoltà e, infine, la convocazione del Tavolo regionale del settore Moda.
IL TAVOLO ISTITUZIONALE
Proprio in questi giorni si è tenuto il tavolo istituzionale tra le parti sociali e la Regione Toscana, aggiornato al prossimo lunedì. In quella sede verranno convocati per la prima volta i vari brand protagonisti del settore, che ci spiegheranno quali sono le prospettive industriali nel territorio. Al tavolo, vista l’importanza, l’urgenza e l’interdipendenza legata questione, parteciperanno anche i parlamentari toscani, ai quali chiederemo di intervenire con ulteriori ammortizzatori sociali e di lavorare per individuare una politica industriale nazionale che manca da troppo tempo in questo Paese.
Noi non ci fermeremo. Come UILM avevamo avvertito da tempo dei risvolti drammatici che questa crisi poteva avere e siamo rimasti inascoltati. Ma verrà il tempo dei bilanci, adesso è l’ora delle soluzioni. E allora lavoriamo – insieme! – per salvare decine di migliaia di posti di lavoro, lavoriamo per impedire la scomparsa di un settore cruciale per l’economia della nostra regione.