Le molestie sul lavoro: uno spettro sempre in agguato [Parte prima]

di Ilaria Landi

Il 19 settembre si è tenuto un webinar molto interessante promosso da ”Noi rete Donne” in collaborazione con Minerva Lab che ha riportato le statistiche sulle molestie nei luoghi di lavoro. Un evento che, come riportato in presentazione, si inserisce tra i contributi per la realizzazione delle azioni connesse all’Equità di genere all’interno del VI Piano nazionale del Governo promosso e coordinato dal Dipartimento della Funzione Pubblica e dal Consiglio dei Ministri. L’indagine Istat è stata presentata dalle D.sse Alessandra Capobianchi, Maria Giuseppina Muratore e Claudia Villante; al dibattito sono intervenute anche la D.ssa Calafà dell’Università di Verona e La D.ssa Tullini dell’Università di Bologna.

NON BALAZZARE
Non si tratta di complimenti lusinghieri, innocenti, come troppo spesso qualcuno tenta di minimizzare per mascherare un commento di troppo non richiesto, uno sguardo lascivo, una confidenza eccessiva che offende.
Con la Legge n.4 del 15 gennaio 2021 l’Italia ha ratificato la Convenzione n.190 dell’International Labour Organization (ILO) sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro.

La Direttiva UE (2006/54/CE) (10) definisce le molestie sessuali come “qualsiasi forma di comportamento indesiderato, verbale, non verbale o fisico, di natura sessuale, avente lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una persona, in particolare quando crea un ambiente intimidatorio, ostile,degradante, umiliante o offensivo” (articolo 2, paragrafo 1, lettera d). La stessa Direttiva richiede il monitoraggio del fenomeno della violenza, con un’attenzione specifica alla vita lavorativa.”

L’indagine sulla sicurezza dei cittadini  si sviluppa in ottemperanza a questa Legge e come si evince anche nel Report-Molestie Istat pubblicato lo scorso luglio, ha posto una specifica attenzione alle molestie sul lavoro con l’introduzione di apposito modulo, distinguendo quelle facilitate dalla tecnologia, quelle a sfondo sessuale subite in ambito lavorativo e anche quelle non a sfondo sessuale fuori da questo contesto, che colpiscono soprattutto le donne.

I DATI ISTAT
L’Istat per il riferimento 2022-2023 ha rilevato che sono circa 2 milioni e 322mila le persone con età compresa tra i 15 e i 70 anni che hanno subito una forma di molestia sul lavoro nel corso della vita, di cui l’81,6% donne. A queste, sempre con riferimento alla stessa fascia di età, si aggiungono le donne che hanno subito ricatti sessuali sul lavoro, pari a 298mila; mentre quelle che hanno subito una qualche forma di molestia o un ricatto per ottenere un lavoro e/o avere un avanzamento di carriera costituiscono circa il 15% del totale delle donne tra i 15 e i 70 anni (circa 2 milioni 68mila).

Per gli uomini le percentuali sono divers : quelli che hanno subito molestie sessuali nel mondo del lavoro sono il 2,4% (circa 427mila). Nel tempo il rapporto percentuale è variato, in qualche caso ridotto, ma evidenziando comunque una forbice abissale tra i due generi.

Sono  vittime di molestie sul lavoro in particolare i giovani 15/34 anni (sia donne sia uomini) entrati da poco nel mercato del lavoro: sono prevalentemente colpite le giovani donne, 21,2% nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, contro il 4,8% dei coetanei uomini. Si sottolinea la gravità di questo dato con  la prevalenza delle molestie  a carattere fisico.

Un altro dato portato alla luce è che oltre l’81% delle donne subisce molestie sul lavoro da parte di uomini e il 6,2% da donne, mentre nel caso degli uomini questa forbice è meno accentuata: questi ultimi sono vittime di altri uomini nel 42,5% e da parte delle donne nel 39,3%. Non rispondono però al quesito sull’identità dell’autore il 14% delle donne e il 25,9% degli uomini.

L’era digitale ha poi sdoganato i molestatori da tastiera. Negli ultimi anni infatti abbiamo appurato che lo strumento digitale può diventare un volano anche per disadattati e malintenzionati che perdono qualunque freno inibitorio, esaltati in modo vile dal fatto di non essere in presenza : i social  WhatsApp, Messenger e altri, sono canali dove si possono ricevere proposte inappropriate più o meno esplicite, foto o video a contenuto sessuale che offendono e intimidiscono, commenti offensivi sul corpo o sulla vita privata, dove possono essere diffusi o pubblicati foto e video a sfondo sessuale senza consenso. Va considerato che l’intensificazione di questo tipo di molestie è avvenuto nel periodo coincidente con la pandemia e il conseguente lockdown, in cui le occasioni di lavoro in presenza si sono fortemente ridotte. Resta comunque  appurato nei dati che chi usa internet per lavoro o studio ha subito più molestie online, sia social che messaggistica. Alcuni tipi di molestie si ripetono con maggiore frequenza: considerando gli ultimi 12 mesi precedenti l’indagine Istat, le donne vittime di molestie, hanno subito più volte proposte inappropriate oppure oscene, ricevute per telefono o per messaggio (62,2% da due a cinque volte), seguite dalle molestie sui social network (53,9%) e quelle verbali (49,7%). Anche la minaccia o la diffusione di dati personali/immagini senza il consenso capitano con più frequenza più volte.

LA SENSIBILIZZAZIONE E IL CAMBIO CULTURALE
C’è ancora molto lavoro da fare sul fronte culturale, soprattutto quello che vorrebbe minimizzare certi eventi e le loro ripercussioni psicologiche, ma negli ultimi anni è stata fatta un’opera di sensibilizzazione importante nei luoghi di lavoro e il nostro Coordinamento Pari Opportunità è parte attiva di questo cambiamento, sia con la presenza delle nostre delegate nelle fabbriche, che nei punti di ascolto nelle varie sedi che possono orientare sul percorso da seguire. Anche lo stesso CCNL Industria, attualmente in fase di rinnovo, pone un’attenzione importante al tema dell’azione del Coordinamento, non solo per la prevenzione alla violenza ma anche per perseguire quelle azioni congiunte che portino verso una equità salariale e lavorativa delle donne.

La presenza dei vari Centri e Punti di Ascolto, ma anche l’ampio impatto della campagna #Metoo hanno inciso sulla riduzione del fenomeno delle molestie ma principalmente del ricatto sessuale, mentre le molestie verbali, i messaggi a contenuto osceno e offensivo restano sostanzialmente stabili. Un altro dato rilevato sempre dal Report Istat che deve farci riflettere, è che solo il 6,3% delle donne dichiara l’esistenza di corsi di formazione o uffici dedicati al fenomeno delle molestie: se pensiamo a qualche anno fa è sicuramente un dato confortante, ma il nostro lavoro è chiaramente orientato ad incrementare qualunque forma di supporto possa essere utile a tutte le vittime , senza distinzione di genere, che spesso si trovano disorientate e impaurite.

Denunciare non è mai semplice, soprattutto quando da quel posto di lavoro dipende la nostra vita o quella dei figli, oppure perché la distorsione degradata di una certa mentalità porta ancora a giudicare la vittima di molestia come ‘’quella che se l’è cercata’’. Ma denunciare resta l’unica arma e proprio per la sensibilizzazione che stiamo portando avanti e il crescere di una nuova cultura che porta l’emersione di questi fenomeni, oggi la conoscenza verso un sistema di protezione legislativo e istituzionale delle vittime è più accessibile e disponibile.

Mi fermo qui, ma nel prossimo numero di Fabbrica società continueremo a parlarne. Farò degli esempi di alcuni casi di cronaca, con le rispettive sentenze, e descriverò le iniziative che la Uil ha deciso di mettere in campo.

Come si dice in questi casi, stay tooned (rimanete sintonizzati).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *