Stellantis: senza risposte sarà mobilitazione generale

Cassa integrazione record, stabilimenti fermi e produzione al minimo storico, assenza di nuovi modelli e di politiche industriali concrete: questa è la fotografia drammatica della condizione dei lavoratori e degli stabilimenti di Stellantis in Italia. Una situazione preoccupante, frutto di strategie fallimentari da parte del Gruppo e di un mancato intervento sostanziale da parte Governo. Per il sindacato è arrivato il momento di mettere da parte polemiche sterili e personalismi, si è ancora in tempo per bloccare un disastro occupazionale e industriale senza precedenti.

I NUMERI 
La filiera dell’automotive in Italia è costituita da oltre 5mila imprese e occupa 272mila lavoratori tra diretti e indiretti, rappresenta il 5,6% del Pil nazionale con un fatturato annuo di oltre 100 miliardi di euro.
Numeri importanti di un settore che da sempre è la spina dorsale dell’industria nazionale ed eccellenza del made in Italy, riconosciuto in tutto il mondo.
Negli ultimi incontri avvenuti il 5 e il 7 agosto al Mimit, il sindacato non ha ricevuto risposte concrete ma, al contrario, ha registrato una forte e preoccupante distanza tra Governo e azienda.
“Vogliamo chiarezza sul futuro di tutti gli stabilimenti e del progetto della gigafactory a Termoli – dice il leader della Uilm, Rocco Palombella – vogliamo discutere nel merito di sviluppo, di nuovi modelli che vadano al più presto in produzione, di strumenti strutturali che consentano di aumentare la produzione di veicoli in Italia che oggi è al minimo storico”.

LA CRISI A MIRAFIORI
Le ultime notizie arrivano sulla crisi di Mirafiori. Neanche il tempo di riaprire dopo la chiusura estiva, durata più del previsto a causa dello stop anticipato, e Tavares ha già fermato di nuovo la produzione nello storico stabilimento torinese. I bassi volumi della 500 elettrica, unico modello assegnato dal gruppo franco-italiano al sito piemontese, hanno spinto la direzione a decretare la serrata che durerà fino all’11 ottobre.
“Ci aspettiamo che si inizi a lavorare, ognuno per la sua parte, per la difesa e il rilancio dell’intero settore automotive – esorta Palombella – sia di Stellantis che della filiera della componentistica. Non è una questione di più produttori in Italia, ma di salvaguardare l’attuale occupazione e di rendere più forte il settore. Vogliamo discutere di come gestire gli effetti occupazionali e industriali di una transizione all’elettrico che sta già rivoluzionando l’auto in Italia e nel mondo”.

LA CONFUSIONE IN EUROPA
A pesare su tutto quello che accade nel mondo dell’automotive è anche l’incertezza dell’Unione europea che sembra mettere in discussione il Green Deal e la data del 2035 sullo stop al motore endotermico. “Per questo ci aspettiamo che venga fatta definitivamente chiarezza anche a livello europeo sulle reali intenzioni delle istituzioni dell’Ue sulla scadenza del 2035, per evitare le forti contraddizioni che registriamo quotidianamente che già stanno avendo conseguenze gravi”, spiega Palombella. “Le risorse messe in campo per gli incentivi e quelle previste per i prossimi anni non saranno sufficienti, perché prima di parlare di risorse abbiamo bisogno di politiche industriali concrete e strutturali per utilizzarle nel modo migliore”, conclude.

I PROSSIMI MESI 
I prossimi mesi saranno decisivi. La Uilm si aspetta da tutti la massima responsabilità, quella che merita un settore con un peso così importante per il nostro Paese e che interessa centinaia di migliaia di lavoratori e famiglie. Per questo la Uilm, insieme a Fim e Fim, ha chiesto da tempo l’intervento urgente e diretto alla presidente del consiglio Giorgia Meloni e continua a chiederlo, prima che sia troppo tardi.
Senza risposte una cosa è certa: sarà mobilitazione generale.

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