di Marco Lomio
Il territorio di Melfi dal 1993 ospita un modello industriale moderno ed efficiente, una fabbrica integrata da trenta aziende collegate al primo e al secondo livello fiore all’occhiello di Fiat prima ed Fca poi. Storicamente un luogo fucina di idee in cui l’eccellenza del prodotto si raggiungeva con un lavoro di squadra in cui manodopera dell’azienda madre e manodopera degli appalti si distingueva solo per il colore della divisa, le strade iniziavano nell’indotto e finivano in Fiat e c’era libera circolazione di inventiva e solidarietà. E poi è arrivata Stellantis a imporre un modello che poco c’entra con tutto quello a cui eravamo abituati.
DA PUNTA DI DIAMANTE A…
Lo stabilimento di Melfi poteva essere la punta di diamante di Stellantis sul territorio nazionale con i suoi meccanismi fortemente tecnologici e la manodopera altamente specializzata, ma così sembra invece non essere perché questa nuova azienda si è mostrata sin dall’inizio molto arrogante e anziché raccogliere e valorizzare i frutti seminati negli ultimi trent’anni sta provando a mortificare anni di lavoro e sacrifici fatti da tutti.
Poi è arrivata la transizione a metterci il carico da undici. Sin da subito siamo stati scettici a riguardo ma pur non condividendo abbiamo provato a governare il fenomeno e infatti quello di Melfi è stato il primo stabilimento a cui è stata assegnata la missione produttiva del cambiamento: quattro vetture completamente elettriche da produrre in serie nel giro di pochissimo tempo.
Non ci siamo accontentati. Nei mesi a seguire infatti, non ancora del tutto convinti, abbiamo continuato a combattere e abbiamo ottenuto l’assegnazione di un quinto modello, stavolta ibrido, per provare a salvaguardare la tenuta occupazionale del sito.
SCENARIO DESOLANTE
Oggi nonostante tutto lo stabilimento che ci siamo abituati a vedere brulicante di vita negli anni risulta essere praticamente fermo. Diecimila lavoratori sono ogni giorno a casa in cassa integrazione, duemila lavoratori hanno beneficiato dell’incentivo all’esodo. Lo scenario è desolante: posti di lavoro che scompaiono e un piano industriale che è più che mai un’incognita essendo legato a filo doppio alla transizione ecologica che Europa in primis e Italia a seguire non hanno deciso di governare seriamente, lasciandoci completamente in balia delle onde.
Il prezzo più caro viene pagato come al solito dall’anello debole della catena rappresentato purtroppo notoriamente dalle aziende dell’indotto e della logistica che in alcuni casi stanno andando incontro ai licenziamenti per cui noi stiamo facendo il possibile e l’impossibile affinché non si realizzino.
Noi siamo gente che non si perde mai d’animo e perciò confidiamo ancora nel futuro che meritiamo e crediamo che per la nostra storia e insieme alla struttura nazionale siamo in diritto di dire basta.
IL GOVERNO E STELLANTIS
Tanto il Governo italiano e l’Europa quanto Stellantis devono tenere conto che solo grazie a quello stabilimento la Basilicata ha un futuro e quindi è quanto mai necessario fare tutto il possibile perché resista agli urti della transizione ecologica.
Ci definiscono il Texas d’Italia ma oltre al petrolio vantiamo il possesso di gas naturale, vento e sole. Abbiamo paesaggi meravigliosi devastati da pale eoliche e pannelli solari che potrebbero certamente tradursi in attrattività per le grandi imprese e quindi incremento dei livelli occupazionali. Tutta la nostra energia green dovrebbe portare a sgravi sulle spese energetiche che non fanno che aumentare, per le cause a tutti tristemente note, ma oggi invece rappresenta solo un frangi vista davanti all’orizzonte: ne produciamo tanta quasi quanta ne disperdiamo per l’assenza di infrastrutture adeguate.
Grandi risorse energetiche e nessun posto di lavoro, noi non siamo questo. Siamo un territorio capace di inventare, produrre e produrre bene e non ci basterà niente di meno. Vogliamo continuare a scrivere la nostra storia mettendo in campo ogni azione concreta fatta di protesta ma anche e soprattutto di proposta, perché Uilm significa questo.
mi dispiace tanto che uno stabilimento come Melfi ,ferma la produzione per colpa di un presidente viziato che venduta la fiat , come ex delegato UILM SONO CON VOI
Invalido civile che è confinato a casa con un futuro pino di nubi nere, grazie politici , grazie mille sindacati Vergognatevi