Beko chiude fabbriche in UK e in Polonia, ma ancora non chiarisce cosa intende fare in Italia

di Gianluca Ficco

La prime mosse di Beko, dopo la acquisizione di Whirlpool Europa, hanno il sapore amaro delle chiusure. Giovedì 5 settembre Beko ha difatti convocato il così detto CAE ristretto, per annunciare la chiusura di due impianti ex Whirlpool in Polonia che producono frigoriferi, asciugatrici, forni e piani cottura a libera istallazione e che attualmente offrono occupazione a 1.800 lavoratori. Questo annuncio segue quello di luglio, in cui era stato uno stabilimento di asciugatrici situato in Gran Bretagna ad essere colpito dalla medesima decisione.

QUADRO DIFFICILE
Purtroppo le scelte di Beko sono tristemente coerenti con il quadro a tinte fosche che era stato fatto dalla Direzione aziendale al Mimit il 25 giugno, in quello che era il primo incontro sindacale dopo la acquisizione di Whirlpool EMEA avvenuta il 1° aprile 2024. Il settore degli elettrodomestici veniva tratteggiato come stretto in una morsa, fra un perdurante calo delle vendite e un significativo aumento dei costi di produzione. A ciò si aggiunge una concorrenza asiatica sempre più agguerrita, in grado di sottrarre quote di mercato ai costruttori europei, nonché una previsione di crescita assai modesta della domanda di mercato per i prossimi cinque anni. In altri termini Beko ha confermato il quadro desolante del settore degli elettrodomestici che aveva spinto il colosso americano Whirlpool a cedere tutte le sue attività europee, con una decisone senza precedenti presa nel 2022 subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.

IL TAVOLO AL MIMIT
Di conseguenza come sindacato abbiamo chiesto di essere riconvocati a settembre prima che la multinazionale turca assuma decisioni irrevocabili. La nostra richiesta è di insediare un tavolo istituzionale al Mimit per un duplice motivo: innanzitutto responsabilizzare il Governo e far valere quella golden power che il Mimit dice di aver esercitato in occasione della vendita a protezione delle fabbriche italiane; in secondo luogo chiedere azioni di sistema che restituiscano competitività a un settore i cui margini sono oggettivamente sempre più risicati, se non addirittura negativi. Ad oggi però nessuna convocazione è arrivata e le decisioni assunte all’estero suonano come pericolosissimi campanelli di allarme anche per le fabbriche italiane sature per meno del 50%.

SCIOPERO DI DUE ORE
Per questi motivi il coordinamento nazionale di Fim, Fiom, Uilm ha proclamato un primo sciopero di due ore giovedì 12 settembre, riservandosi ulteriori mobilitazioni in caso di mancata convocazione. Non aspetteremo inerti che la mannaia cada sulle fabbriche italiane, ma faremo tutto ciò che possiamo per chiedere a Beko un confronto effettivo sul piano industriale e al Governo un sostegno ad un importante settore industriale votato alle esportazioni, in cui l’Italia può vantare preziose professionalità. Oggi che si stanno ridisegnando le catene globali di produzione è il momento decisivo per difendere la nostra industria, fonte insostituibile di ricchezza in un paese trasformatore come l’Italia povero di materie prime, ma ricco di gusto e di inventiva.

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