Sciopero di 8 ore dei metalmeccanici a Caserta per il rilancio di un territorio dalle grandi potenzialità

“Oggi manifestiamo tutta la nostra rabbia nei confronti delle Istituzioni nazionali e locali che hanno fatto diventare la Campania la seconda Regione più povera d’Italia e Caserta tra le città più trascurate del Sud. Da Terra di Lavoro Caserta è diventata terra di degrado economico, industriale, sociale e di grandi speculazioni. Fino agli anni Novanta era considerata la Brianza del Mezzogiorno, ma oggi è purtroppo sempre più lontana dal resto d’Italia e dall’Europa. Eppure Caserta è una città manifatturiera dotata ancora, nonostante tutto, di risorse e di conoscenze, di saperi e di relazioni fra imprese, custode di un patrimonio industriale e con una capacità di adattamento che ha pochi eguali in Italia”. Ha esordito così il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, dal palco di Caserta dove il 13 giugno scorso i metalmeccanici del territorio hanno scioperato per 8 ore.

IL SETTORE DELLE TLC
Il settore dell’elettronica era un tempo il fiore all’occhiello di Caserta. Oggi purtroppo aziende storiche come Jabil stanno abbandonando il territorio. Basti pensare che fino a pochi anni fa erano 4mila i lavoratori impiegati in aziende come Ericson, Siemens, Marconi e Olivetti. Oggi, a causa di chiusure, delocalizzazioni e accorpamenti l’attuale Jabil si è ridotta da 1.300 a 420 persone, a cui si aggiungono Soft Lab e Orefice che ne occupano 250. I conti sono facili, siamo passati da 4mila a 700 lavoratori. “Un disastro! – dice Palombella – A Jabil, presente sul territorio da un quinto di secolo, diciamo che non puó liberarsi così facilmente. I nostri lavoratori sono padri e madri di famiglia che hanno sacrificato la loro vita lavorativa contribuendo a farle fare utili in tutto il mondo. È mai possibile che con 120 stabilimenti e 250mila dipendenti nel mondo, Jabil abbandoni un sito di 420 persone pur continuando a guadagnare? Noi non faremo accordi di trasferimento in altre società. Jabil deve rimanere a Caserta e continuare ad assumersi le sue responsabilità sociali e industriali”. Il sindacato grida a gran voce tutto il disaccordo verso progetti di reindustrializzazione fallimentari che favoriscono il depauperamento industriale del territorio e poi scaricano il fallimento sulla pelle delle persone, come è accaduto proprio con Soft lab e Orefice. “Le persone non sono merci – grida dal palco il leader Uilm – le persone hanno una dignità, hanno una professionalità. Soft Lab tanto per cominciare deve rispettare gli impegni assunti e cominciare a pagare gli stipendi e gli arretrati ai
lavoratori”.

LE RICHIESTE AL GOVERNO
Palombella, a nome di tutta la Uilm, chiede al Governo italiano di cambiare politica. Il lavoro deve diventare la centralità dell’azione dell’Esecutivo. Per salvaguardare il nostro sistema industriale bisogna preservare i settori strategici come la siderurgia, l’elettrodomestico, l’automotive, l’elettronica, l’aerospazio e il ferroviario. “Non vogliamo ammortizzatori sociali a vita – aggiunge – ma il lavoro stabile, sicuro e dignitoso. Siamo stanchi di vedere i lavoratori costretti a passare da un Gruppo all’altro con il solo scopo delle aziende di prendersi gli incentivi. Siamo qui a Caserta perché in questo territorio si è concentrata la fragilità di un modello industriale italiano che sta distruggendo la manifattura. Non sono stati fatti gli investimenti necessari per salvaguardare un patrimonio che aveva grandi potenzialità”.
Serve una seria politica industriale nazionale e regionale con scelte ambiziose e concrete per questa Provincia. Caserta può e deve essere individuata tra le città più importanti d’Italia per gli investimenti legati alla microelettronica e alla componentistica necessaria per gestire la transizione ecologica e digitale, perché ne ha tutte le competenze.

L’AUTOMOTIVE
Il pezzo di automotive di Caserta riguarda soprattutto la componentistica, sono coinvolti circa 2mila lavoratori che soffrono le scelte di Stellantis. I sindacati hanno incontrato Tavares a Torino, il 27 maggio scorso, e la Uilm in particolare ha espresso tutte le sue preoccupazioni. È stato chiesto un tavolo di confronto a Palazzo Chigi, perché servono le garanzie necessarie sul futuro degli stabilimenti italiani. “Il Governo – esorta Palombella – deve intervenire per favorire in Italia la produzione del milione di autoveicoli e Stellantis deve smetterla di delocalizzare le nuove produzioni nei paesi a basso costo. Su Pomigliano Stellantis ha ribadito che investirà sulla Panda fino al 2029 sfruttando ancora l’Euro 7, ma i tempi sono troppo lunghi e noi abbiamo la necessità di certezze. Aspettiamo ancora l’incontro a Palazzo Chigi e certamente non staremo fermi”.

L’ELETTRODOMESTICO
Anche l’elettrodomestico è un settore in grande sofferenza. Nel 2015 sono stati sacrificati gli stabilimenti di Carinaro e Teverola. “Da Beko – dice Palombella – ci aspettiamo la conferma del Polo Logistico e dal Gruppo Seri un decollo effettivo del piano di reindustrializzazione con l’avvio di Teverola 2 che potrebbe dare un impulso occupazionale importante al territorio”.

IL RUOLO DELL’EUROPA
Da Caserta, la Uilm e tutti i lavoratori hanno voluto mandare un messaggio forte e chiaro al Parlamento che si sta per insediare a Bruxelles: l’Europa va cambiata, deve fare gli interessi di tutti gli Stati Membri e far valere la propria forza. “Non possiamo continuare – aggiunge ancora il sindacalista della Uilm – con la sudditanza nei confronti della Cina e degli Stati Uniti d’America. La pandemia avrebbe dovuto insegnarci qualcosa e invece mentre investiamo in Europa 5 miliardi l’anno su microchip e semiconduttori, l’America e altri Stati ne investono decine e decine di miliardi. L’Europa, inoltre, deve controllare il corretto utilizzo dei fondi del PNRR per favorire le politiche industriali e gli investimenti sui settori strategici”. E se non si otterranno risposte? “Continueremo a mobilitarci – conclude – a lottare e a far sentire la nostra voce fino a quando non vedremo realizzati i cambiamenti necessari per ridare slancio alle nostre industrie manifatturiere”.

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