L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

anche queste due settimane sono passate non senza impegni, lotte, scioperi, incontri al Ministero e sofferenze per i nostri metalmeccanici. Da una parte, infatti, siamo impegnati sul fronte del rinnovo del CCNL Federmeccanica-Assistal e dall’altra continuiamo a seguire vertenze e crisi aziendali.

In attesa del prossimo incontro in Confindustria a Roma per la trattativa sul rinnovo contrattuale, come sicuramente saprete lo scorso 7 giugno è uscito il dato IPCA al netto dei beni energetici. Il dato ufficializzato dall’Ista è del 6,9%, quindi dal primo giugno sono scattati gli aumenti contrattuali come previsto dal CCNL firmato il 5 febbraio 2021.

Al livello C3, ex quinto livello del CCNL Federmeccanica-Assistal, i lavoratori hanno preso 137,52 euro. L’obiettivo di dare più salario ai metalmeccanici e di aumentare il potere di acquisto con un parziale recupero dell’inflazione è stato in parte raggiunto. È chiaro che questo non è sufficiente, ed il motivo per cui la nostra richiesta salariale nella piattaforma contrattuale Fim Fiom Uilm è di 280 euro. Su questo la trattativa in corso è entrata subito nel vivo del dibattito e sarà uno degli argomenti da cui inizieremo la discussione proprio nel prossimo incontro previsto per il 18 giugno alle 11 sempre in Confindustria.

Non è mai successo nella storia contrattuale di iniziare la discussione proprio dagli elementi più controversi: salario e orario. Sono, tra l’altro, proprio i temi che hanno contraddistinto la nostra organizzazione, sono quelle due parole che tutti noi abbiamo stampato sulle magliette e che da ormai diversi mesi fanno parte dei nostri incontri sui territori e nelle fabbriche. Ma questo non ci spaventa e non ci preoccupa.

Come ho detto nella mia presentazione a Federmeccanica-Assistal il 30 maggio scorso, siamo convinti che proprio salario e orario siano le tematiche-chiave per rilanciare il settore, per vincere le sfide della transizione ecologica e digitale e dell’intelligenza artificiale, per gestire le crisi industriali e per rendere i nostri luoghi di lavoro più attrattivi per le giovani generazioni.

Sul fronte industriale in questo numero parleremo dello sciopero di 8 ore dei metalmeccanici di Caserta, dove ho partecipato personalmente lo scorso 13 giugno. Il corteo partito dalla stazione ferroviaria è arrivato in piazza Dante. Abbiamo voluto rivendicare la necessità che la provincia di Caserta torni a essere Terra di Lavoro, purtroppo negli anni la politica locale e quella nazionale non hanno avuto la visione, il coraggio e la volontà di preservare un territorio dalle grandi potenzialità.

Basti pensare che da 4mila lavoratori impiegati nel campo delle TLC, un tempo fiore all’occhiello della provincia, oggi se ne contano a mala pena 700 e aziende storiche come Jabil e Soft Lab non stanno più portando avanti i progetti che avevano iniziato.

Purtroppo anche gli altri settori non se la passano bene: gli elettrodomestici, l’automotive, la siderurgia e il ferroviario vanno salvaguardati e preservati. Come ho detto dalla piazza, se non otterremo le risposte necessarie proclameremo uno sciopero generale della categoria. Non staremo certamente fermi a guardare.

In questo numero di Fabbrica società parliamo anche di Stellantis e della gigafarctory di Termoli. Tavares ha infatti annunciato una sospensione della gigafactory e si è impegnata a produrre i motori a benzina per auto ibride. Ovviamente noi non ci facciamo incantare dalle promesse, monitoreremo passo passo le mosse di Stellantis e siamo ancora in attesa di un tavolo a Palazzo Chigi che, come ricorderete, abbiamo chiesto a valle dell’incontro a Torino il 27 maggio con l’ad.

Concludo questo mio editoriale sul voto europeo che si è svolto da pochi giorni. Vogliamo mandare un messaggio forte e chiaro al Parlamento che si sta per insediare a Bruxelles: l’Europa va cambiata, deve fare gli interessi di tutti gli Stati Membri e far valere la propria forza. Non possiamo continuare con la sudditanza nei confronti della Cina e degli Stati Uniti d’America. La pandemia avrebbe dovuto insegnarci qualcosa e invece mentre investiamo in Europa 5 miliardi l’anno su microchip e semiconduttori, l’America e altri Stati ne investono decine e decine di miliardi. L’Europa, inoltre, deve controllare il corretto utilizzo dei fondi del PNRR per favorire le politiche industriali e gli investimenti sui settori strategici.

Continueremo a mobilitarci, a lottare e a far sentire la nostra voce fino a quando non vedremo realizzati i cambiamenti necessari per ridare slancio alle nostre industrie manifatturiere.

Buona lettura!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *