L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

sono passate due settimane intense e in particolare il 30 maggio è stata una giornata molto importante, poiché come sapete abbiamo presentato a Federmeccanica e Assistal la piattaforma unitaria Fim Fiom Uilm per il rinnovo del CCNL nel triennio 2024-2027.

Sono mesi che noi della Uilm ci prepariamo a questo appuntamento, abbiamo prima svolto tantissime riunioni sui territori nella fase di costruzione della nostra piattaforma e abbiamo continuato a dibatterne a ogni Consiglio, Esecutivo, incontro.

Ci siamo caratterizzati da subito per lo slogan “più salario, meno orario”, lo abbiamo scritto sulle nostre felpe, sulle magliette e lo abbiamo spiegato a tutti i nostri lavoratori. Siamo convinti, infatti, che solo riappropriandoci di questi due elementi potremo continuare a fare la differenza e a salvaguardare il nostro sistema manifatturiero.

Il 30, nella sede di Confindustria all’Eur, la nostra delegazione era certamente la più numerosa e questo a dimostrazione di quanto abbiate già interiorizzato gli 11 punti della piattaforma e quanto sia importante per noi questo appuntamento.

In un’epoca di globalizzazione e di rapidi cambiamenti economici, la contrattazione collettiva nazionale rappresenta un baluardo fondamentale per la tutela dei diritti dei lavoratori. Per i metalmeccanici, un settore storicamente cruciale per l’industria e l’economia italiana, questa pratica assume una rilevanza ancora maggiore.

Nel mio intervento, ho subito esposto a Federmeccanica e Assistal i diversi temi presenti nella piattaforma compreso quello che più di tutti crea come sempre tensione, ovvero il salario. Ho spiegato le ragioni della nostra richiesta di aumentare i salari dei metalmeccanici di 280 euro nel triennio al livello medio.

Un’economia sana e sostenibile dipende in larga misura dalla capacità dei lavoratori di spendere e investire, elementi che a loro volta dipendono da salari adeguati e da un potere di acquisto stabile.
Gli aumenti salariali sono essenziali per garantire che i lavoratori possano mantenere un tenore di vita dignitoso. In Italia, come in molti altri Paesi, il costo della vita continua a crescere, rendendo indispensabile che i salari seguano questa tendenza. Senza aumenti adeguati, i lavoratori si trovano a dover fare i conti con crescenti difficoltà economiche, che possono tradursi in una riduzione della qualità della vita, della salute e del benessere complessivo.

Noi crediamo che il potere di acquisto dei lavoratori sia uno dei principali motori dell’economia. Quando i lavoratori dispongono di un reddito adeguato, sono in grado di spendere di più, stimolando la domanda di beni e servizi. Questo circolo virtuoso favorisce la crescita delle imprese e, di conseguenza, la creazione di nuovi posti di lavoro. In un periodo di inflazione, aumentare i salari può anche contribuire a stabilizzare l’economia, poiché consente ai lavoratori di mantenere la loro capacità di spesa nonostante l’aumento dei prezzi.

Senza contare che aumenti salariali adeguati sono fondamentali per ridurre le disuguaglianze economiche e sociali. In Italia, le disuguaglianze di reddito e di ricchezza sono significative e in crescita. Garantire che i lavoratori ricevano una giusta remunerazione per il loro lavoro è un passo essenziale per affrontare questa disparità. Un sistema economico più equo contribuisce a una maggiore coesione sociale, riducendo le tensioni e promuovendo un senso di giustizia e inclusione.

Salari competitivi sono anche un elemento chiave per attrarre e mantenere una forza lavoro qualificata e motivata. In un mercato del lavoro sempre più globalizzato, le imprese italiane devono poter competere non solo in termini di innovazione e qualità dei prodotti, ma anche offrendo condizioni di lavoro attraenti. Aumenti salariali regolari e significativi possono contribuire a migliorare la motivazione e la produttività dei lavoratori, rendendo le aziende più competitive sia a livello nazionale che internazionale.

A questo tema si lega fortemente anche quello della riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali. Questa misura, che può sembrare rivoluzionaria, è in realtà una risposta pragmatica alle esigenze contemporanee di produttività, benessere dei lavoratori e sostenibilità economica.

Ridurre l’orario di lavoro senza ridurre il salario ha un impatto diretto e positivo sul benessere dei lavoratori. Meno ore lavorative significano più tempo per la vita personale, per la famiglia, per il riposo e per le attività ricreative. Questo equilibrio tra lavoro e vita privata è essenziale per la salute mentale e fisica dei lavoratori. Studi dimostrano che lavoratori meno stressati e più riposati sono anche più produttivi e creativi sul posto di lavoro. La riduzione dell’orario di lavoro, quindi, non solo migliora la qualità della vita dei lavoratori, ma può anche aumentare la loro efficienza.

Paesi come la Svezia e la Germania hanno sperimentato con successo orari di lavoro ridotti, riscontrando un incremento della produttività. Quando i lavoratori hanno meno ore per completare le loro mansioni, tendono a gestire meglio il loro tempo, riducendo le inefficienze e aumentando la concentrazione e la motivazione.

È una risposta alle sfide contemporanee che richiede coraggio e lungimiranza, ma che promette benefici significativi per le imprese, i lavoratori e la società nel suo complesso.

Nei prossimi incontri che si terranno a giugno e a luglio inizieremo ad affrontare proprio queste tematiche cruciali. Come potete immaginare, noi abbiamo tutti gli strumenti, le ragioni, la responsabilità e la determinazione necessari per spiegare al tavolo le nostre richieste.
Come ho spiegato nel primo incontro a Viale dell’Astronomia, sulla scia del passato dobbiamo creare un nuovo slogan: andiamo avanti insieme, con coraggio.

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