Industria Italiana Autobus, una vertenza che parte da lontano

di Gaetano Altieri

La vertenza di Industria Italiana Autobus parte da lontano, quando oltre 10 anni fa la Fiat Iveco comunicò la chiusura dello stabilimento di Flumeri e per 117 giorni continuativi i lavoratori e le lavoratrici scioperarono per evitare la fine di un sito industriale storico e strategico per l’Irpinia.
Lo stabilimento di Flumeri e lo stabilimento Ex Bredamenarini di Bologna sono gli unici a produrre autobus in Italia e, per le risorse impegnate sul trasporto pubblico su gomma nel nostro Paese, si prevede nei prossimi dieci anni la sostituzione di circa cinquantamila autobus, per effetto anche della transizione energetica in atto.

LA LOTTA DEL SINDACATO
Grazie alla lotta dei lavoratori portata con tenacia avanti negli ultimi tredici anni, l’idea proposta dal sindacato di creare un polo industriale per la produzione di autobus che coniughi le esperienze industriali della ex Bredamenarini di Bologna e la ex Iveco di Flumeri ha portato ad avere, dopo decine di incontri ministeriali, la nascita di Industria Italiana autobus oggi  a maggioranza pubblica con una presenza di Invitalia e di Leonardo, le quali detengono circa il settanta per cento delle quote.
Abbiamo assistito in questi anni a ripetuti impegni tesi a rilanciare la produzione di autobus nei due stabilimenti, con progetti però che venivano periodicamente solo annunciati e mai veramente attuati. Questi annunci ricchi di buoni propositi hanno creato fra il sindacato e i lavoratori solo l’illusione di aver definitivamente risolto la vertenza che è tornata di recente prepotentemente in bilico per la scelta dei soci pubblici di lasciare la Società e di cedere le quote al Gruppo Seri di Civitillo.

AMAREZZA E DELUSIONE
I lavoratori e le lavoratrici dello stabilimento di Avellino hanno vissuto, e vivono tutt’ora, profonda amarezza e delusione perché, a fronte di ordini in portafoglio per circa 400 autobus, non si riesce a produrre, quasi come se si lavorasse per distruggere anziché tentare di rilanciare l’azienda. Ci sono le commesse, ma si produce poco e si continuano a scontare ritardi sull’approvvigionamento delle  materie prime alimentando di fatto le difficoltà produttive ed economiche dell’azienda.
Nell’ultimo incontro che si è tenuto presso il Mimit con la presenza del Ministro Urso, nonostante le nostre ripetute sollecitazioni a evitare l’abbandono di Leonardo e di Invitalia, la sottosegretaria Bergamotto ha annunciato che considerata la decisione di Leonardo di abbandonare l’azienda e la impossibilità di Invitalia di poter ancora restare con una quota significativa nel capitale sociale, l’unica proposta ritenuta congrua per il rilevamento delle quote era quella del Gruppo Seri di Civitillo.

MOBILITAZIONE
Tale operazione è stata fortemente osteggiata sia attraverso una mobilitazione di tutto il territorio Irpino – sindacati e Rappresentanti delle Istituzioni insieme ai cittadini – sia da tutte le delegazioni sindacali presenti al tavolo ministeriale, le quali hanno invitato il Governo a rivalutare la cessione delle quote al Gruppo Seri.
Abbiamo chiesto con insistenza come sindacato di valutare altre possibilità, provando a far entrare nella Società un socio privato con maggiori competenze nel settore e contestualmente confermare la presenza del Socio pubblico con una quota non marginale, ma significativa.
Sul territorio Irpino come Sindacato e come lavoratori siamo convinti che esistono tutte le condizioni per un rilancio vero dell’azienda e che il socio pubblico debba con più convinzione puntare su un progetto industriale credibile. Le commesse ci sono, bisogna solo organizzarsi per produrre senza continui e ripetuti singhiozzi.

AZIENDA STORICA
Industria Italiana autobus non solo è un’azienda storica per la provincia di Avellino, ma è essenziale per un’economia che se non rafforzata continuerà a fare i conti con centinaia di giovani che lasceranno la nostra terra per trovare lavoro altrove.
È per questo che continueremo anche nelle prossime settimane la lotta, lo faremo con tutte le nostre forze per salvaguardare i posti di lavoro, ma lo faremo soprattutto per dare ancora una speranza alla nostra Irpinia e alle nuove generazioni che non dovranno sentirsi costrette a lasciare la propria terra.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *