Comitato esecutivo IndustriAll Europe: il futuro dell’Europa

di Chiara Romanazzi

Il 14 e 15 maggio si è svolta la prima riunione del Comitato Esecutivo sotto la guida di Judith Kirton Darling come Segretario generale di IndustriAll Europe. La riunione si è aperta con il dibattito sulle elezioni europee, che come sappiamo si svolgeranno dal 6 al 9 giugno, con i candidati: Nicolas Schmit, che attualmente fa parte del gruppo socialisti e democratici nella commissione occupazione e affari sociali, Walter Baier di Left (in Austria) e Bas Eickhout dei Verdi (in Germania). Gli interventi dei tre candidati si sono concentrati si sono concentrati su quanto accade nei Paesi europei in cui la destra è al Governo, dove a loro avviso si registrano attacchi ai diritti dei lavoratori e l’aumento della soppressione da parte delle forze dell’ordine ai movimenti di protesta. Secondo Bas Eickhout soltanto attraverso una buona cooperazione delle forze progressiste si può ottenere la vittoria dei partiti di sinistra. Ha inoltre sottolineato la mancanza di investimenti in Europa e di progressi per quanto riguarda il Green Deal sia per i consumatori che per l’industria: attualmente il 75% degli investimenti sono stati attuati soltanto in Francia e in Germania. Secondo Bas Eickhout le politiche verdi sono l’unica certezza a lungo termine per la sopravvivenza dell’Unione Europea che porterebbero alla creazione di nuovi posti di lavoro sostenibili in risposta all’estrema destra.

IL FUTURO DELL’EUROPA
Nicholas Schmit invece ha dichiarato che le prossime elezioni riguardano il futuro dell’industria in Europa, oltre che al ruolo che l’Unione Europea riveste nell’economia globale. Dobbiamo usare i fondi del PNRR per decarbonizzare le industrie e investire nel digitale, riconoscendo che in quest’ultimo campo in Europa siamo indietro. Ha inoltre dichiarato la necessità di rilanciare le economie industriali attraverso le industrie pulite con le materie prime, per le quali è necessaria una politica più attiva. Ha inoltre menzionato l’Italia in riferimento al dibattito del salario minimo per legge dichiarandosi favorevole e per la visita che ha fatto a Torino in cui ha ascoltato l’industria automobilistica. Ha infine dichiarato di non essere disponibile a discutere con l’estrema destra facendo anche riferimento alle sfide legate alla guerra e all’industria della difesa. A tal proposito ha comunicato di essere favorevole agli investimenti nella difesa e negli armamenti forti, anche perché finora gli Usa ne stanno traendo vantaggio. Infine, ha sostenuto che occorre attuare la Governance economica, definendosi dispiaciuto per non aver coinvolto del tutto le parti sociali, che invece ha sostenuto che andrebbero coinvolte al 100% per l’attuazione della giusta transizione. Ha inoltre sostenuto che le piattaforme di lavoro (come ad esempio quella di Uber) sono un nuovo modello di business che non è limitato ad attività specifiche e ha riportano l’esempio degli Stati Uniti che stanno estendendo numerosi lavori su piattaforma. Ha detto che è sbagliato pensare che il cambiamento climatico sia un problema per l’industria, portando come esempio i dibattiti che ha avuto con importanti aziende chimiche e siderurgiche che non si sono dichiarate contrarie alla nuova tipologia di industria che comporta il cambiamento climatico. A tal proposito ha ribadito che se non verranno rispettate le nuove regole del Green Deal, l’Ue sarà persa e che occorre una nuova rivoluzione industriale per raggiungere gli obiettivi previsti dal Patto verde, visto che “non possiamo negoziare una pausa con il clima”. Ha invitato a riflettere sul fatto che i cinesi producono l’80% dei pannelli solari del mercato mondiale, aggiudicandosi quindi una posizione mondiale dominante. Ha infine posto il problema del prezzo dell’energia che in Europa è 2/3 volte più alto rispetto agli Usa e il doppio rispetto alla Cina, ribadendo l’importanza di dover lavorare sulla questione dell’energie rinnovabili. A tal proposito ha fatto presente che bisogna fare degli investimenti pubblici nelle infrastrutture non in un solo Paese, ma in tutta l’UE, considerando che le aziende che producono energia stanno facendo grossi profitti.
Per ultimo è intervenuto Walter Baier, esponente del partito austriaco Left, che ha dichiarato che il proprio partito ha elaborato un manifesto politico in cui il messaggio principale è sostenere i sindacati nella lotta per la tutela dei posti di lavoro. Ha inoltre definito “corrotto” e “neofascista” il partito di destra che rischia di essere il partito più votato in Austria nelle prossime elezioni europee. Si è infine dichiarato molto sorpreso del fatto che Ursula Von Der Leyen ha detto che il dialogo con i partiti di estrema destra dipenderà dal risultato delle prossime elezioni europee.
Al termine del dibattito il presidente di IndustriAll Europe Michael Vassiliadis, ha dichiarato che è importante modernizzare un tipo di industria come quella dell’acciaio che ha reso forte l’industria europea. La trasformazione è importante e si può fare solo se ci sono investimenti forti e collaborazione con i sindacati, dando una prospettiva ai lavoratori con buoni salari.

DICHIARAZIONE DI ANVERSA
Nella seconda parte della prima giornata dei lavori del Comitato Esecutivo europeo, si è discusso della “Dichiarazione di Anversa” che è stata firmata da IndustriAll Europe e le associazioni datoriali europee dell’industria metalmeccanica e chimica, il 20 febbraio di quest’anno. In questa dichiarazione sono state definite le 10 priorità per un patto industriale per l’Europa per una corretta gestione del Green Deal e per la garanzia di posti di lavoro industriali di qualità in Europa. C’è bisogno di chiarezza e fiducia nell’ Europa e nella sua politica industriale. Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e l’obiettivo recentemente riformulato per il 2040, la produzione di elettricità in Europa dovrà essere moltiplicata e gli investimenti industriali dovranno essere 6 volte superiori a quelli del decennio precedente. Si è riflettuto sul fatto che l’economia americana beneficia del sostegno finanziario della legge sulla riduzione dell’inflazione (IRA- Inflation Reduction Act), delle sovraccapacità cinesi e delle esportazioni crescenti verso l’Europa che sono fattori che aumentano ulteriormente la pressione sull’industria europea. Nella dichiarazione di Anversa i firmatari hanno fatto appello a: una riduzione pubblica dei rischi legati agli investimenti privati, programmi per garantire l’offerta dei lavoratori qualificati necessaria alla trasformazione industriale, il rafforzamento del dialogo sociale e una transizione giusta. È stato avviata una fase che si chiama “i dialoghi di Anversa” per capire come il dialogo sociale possa andare avanti di pari passo col Green Deal. Nel pomeriggio del 15 maggio, inoltre, è stato previsto un altro dialogo sociale di Anversa basato sulla tutela di buoni posti di lavoro industriali in Europa.
La Segretaria Generale di IndustriAll Europe, Judith Kirton Darling, ci ha comunicato che la prossima settimana è prevista una riunione del Consiglio europeo sulla competitività per lavorare sulla politica industriale europea a cui, per la prima volta, è stata invitata anche IndustriAll Europe per dare il proprio contributo su questo tema.
Tra le varie dichiarazioni è stata inoltre menzionata la Dichiarazione di Hulpe che è stata negoziata dalla Ces e le federazioni sindacali europee il 15 e 16 aprile di quest’anno. È stata una conferenza europea di alto livello sul Pilastro Europeo dei diritti sociali.
Tra le altre dichiarazioni che sono state menzionate durante i lavori del Comitato Esecutivo europeo, c’è la Dichiarazione di Val Duchesse, avvenuta il 31 gennaio di quest’anno. È una dichiarazione tripartitica frutto di un incontro svoltosi tra la Commissione Europea, la Presidenza belga del Consiglio Europeo e le parti sociali. La Dichiarazione rappresenta un rinnovato impegno a rafforzare il dialogo sociale a livello dell’UE e ad unire le forze per affrontare le sfide chiave nelle nostre economie e nei mercati del lavoro. L’obiettivo è sostenere posti di lavoro e servizi di qualità, nonché migliori condizioni di lavoro.

IL MERCATO DELL’UE
La Presidenza europea ha inoltre chiesto a Enrico Letta di redigere una relazione sul mercato dell’Unione Europea (pubblicata a metà aprile) e le soluzioni che sono state proposte sono state ritenute compatibili da Judith Kirton Darling, con le rivendicazioni di IndustriAll Europe. Nella sua relazione sono state redatte nuovi tipi di libertà che vengono identificate in “ricerca, istruzione e innovazione”. Nel suo report economico europeo la Segretaria Generale ha evidenziato quanto siano pochi gli investimenti nelle industrie energivore e manifatturiere, evidenziando una forte preoccupazione per la scarsa domanda che si traduce con una crisi profonda per l’industria europea. I dividendi mondiali continuano a salire a fronte di un aumento dei costi della vita. Dal 2008 ad oggi abbiamo perso 2,5 milioni di posti di lavoro. I dividendi mondiali hanno raggiunto un record di $ 1,660 miliardi nel 2023 e dovrebbero arrivare a $ 1,720 miliardi nel 2024. I record di distribuzione dei dividendi sono stati battuti in oltre 20 Paesi lo scorso anno, i maggiori dei quali sono stati: Francia, Germania e Stati Uniti.
Questo primo maggio, inoltre, è coinciso con il 20esimo anniversario dell’allargamento dell’ Unione Europea ai Paesi del centro ed Est Europa: infatti il primo maggio del 2004 Cipro, Cechia, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria hanno aderito all’UE. La riunione del comitato esecutivo europeo è stata l’occasione per discutere di questo allargamento attraverso l’approvazione di un documento. L’allargamento dell’UE nel 2004, seguita da ulteriori allargamenti nel 2007 e nel 2013, ha segnato un punto di svolta nella storia europea orientale ed occidentale. Per molti Paesi dell’Europa centrale e orientale, l’accesso all’UE ha rappresentato l’offerta di una prospettiva economica e politica di stabilità. Per le aziende ha purtroppo rappresentato l’opportunità di ottenere una forza lavoro a basso costo e ben formata, con l’apertura dei mercati nell’est Europa e la delocalizzazione in quei Paesi.

STRATEGIE INDUSTRIALI
I bassi salari e i deboli sistemi di sicurezza sociale sono peggiorati nelle crisi economiche del 2008-2010 e di nuovo nel biennio 2020-2022, aumentando la pressione sull’immigrazione. Difatti, nonostante i Paesi dell’Est avessero avuto accesso all’UE, i lavoratori di quei Paesi sono emigrati verso i Paesi dell’Europa centrale.
Negli ultimi 20 anni molti lavoratori e cittadini hanno tratto benefici dall’accesso all’UE e attualmente i sindacati lamentano le disparità persistenti tra le regioni e l’indebolimento delle strutture sindacali e del dialogo sociale nell’Europa centrale e orientale. Attualmente i sindacati europei chiedono strategie industriali che promuovano la coesione per proteggere e creare posti di lavoro industriali di qualità: una strategia industriale che non mini gli obiettivi di coesione, un piano di investimenti europei che supportino la decarbonizzazione e buoni posti di lavoro industriali nelle regioni europee, piani industriali nazionali, la definizione di strategie di competenze, un dialogo sociale più forte per buoni posti di lavoro, il diritto di rimanere nel proprio Paese e il diritto ad una transizione lavorativa, strumenti che monitorino gli investimenti, fondi europei ed aiuti di Stato, la costruzione del potere sindacale per posti di lavoro di qualità in Europa centrale e orientale, la solidarietà europea.
Alla luce del contesto geopolitico attuale, l’UE ha rilanciato il processo di allargamento. La negoziazione per l’acquisizione della Moldavia e dell’Ucraina dovrebbe iniziare a breve; la Bosnia Erzegovina e la Georgia a seguire, mentre il Montenegro dovrebbe unirsi all’UE entro il 2030.
Si è inoltre discusso sulla necessità di dover far rispettare i diritti dei lavoratori immigrati. La Commissione europea ha giustamente puntato i riflettori sull’urgente necessità di affrontare la carenza di competenze in Europa designando il 2023 come “Anno delle competenze” dell’UE. Ma, sfortunatamente, il pacchetto sulla mobilità delle competenze e dei talenti che la Commissione ha concepito per affrontare queste carenze propone principalmente una soluzione “facile” alla migrazione da parte dei datori di lavoro e manca di misure per migliorare la qualità dei posti di lavoro o di un “diritto alla formazione” per i lavoratori. Tutti hanno convenuto nel ritenere che siamo a un punto di svolta, non solo con l’“anno europeo delle competenze”, ma anche con le elezioni europee del prossimo giugno e l’imminente nuovo mandato per le istituzioni europee in coincidenza con il 20° anniversario dell’allargamento a est dell’UE e il 30° anniversario dell’Unione europea mercato. La libertà di movimento deve essere celebrata, ma l’Europa ha bisogno anche di una “libertà di restare”. La migrazione deve essere una scelta, non una necessità.

LE COMPETENZE

È impossibile affrontare l’attuale carenza di competenze attraverso la migrazione senza migliorare la qualità del lavoro (retribuzione e condizioni di lavoro) e senza garantire il “diritto alla formazione” per i lavoratori. I 25 milioni di lavoratori europei nei settori manifatturiero, minerario ed energetico dovranno essere riqualificati e potenziati nel prossimo decennio in vista della duplice transizione. Quando si parla di carenza di manodopera, soprattutto alla luce dei cambiamenti demografici in Europa, la migrazione di manodopera deve essere subordinata alla parità di trattamento dei lavoratori migranti.
Infine, si è anche parlato di Industria 5.0 e sul perché dovrebbe interessare ai lavoratori. Mentre industria 4.0 si concentra principalmente sul cambiamento organizzativo indotto dalla tecnologia, l’industria 5.0 è un nuovo sviluppo importante che potrà avere ripercussioni profonde sul processo commerciale, i posti di lavoro e le relazioni industriali. Integrando la dimensione della sostenibilità, l’industria 5.0 si pone l’obiettivo di diventare un’industria inclusiva che rispetti i diritti dei lavoratori, che sostenga i posti di lavoro di qualità e adotti degli obiettivi economici che vadano al di là del PIL. Industria 5.0 inserisce quindi una dimensione sociale, che spesso viene dimenticata e affronta la rivoluzione digitale in modo intelligente, rispettoso dell’ambiente e centrato sull’umano. Abbiamo quindi convenuto che sosteniamo questa visione e sosteniamo che il principio “umani al comando” debba essere la base di tutte le applicazioni della tecnologia digitale sul posto di lavoro.
Durante i lavori del Comitato Esecutivo europeo, inoltre, non potevamo non parlare della legge votata dal Parlamento finlandese l’8 maggio di quest’anno che limita la legislazione finlandese sugli scioperi.
A tal proposito il Segretario generale della Uilm Rocco Palombella, insieme ad i Segretari Generali di Fim e Fiom, ha inviato una lettera all’Ambasciatore di Finlandia in Italia, Matti Lassila, affinché non venga ratificata la cancellazione del diritto di sciopero. Le organizzazioni sindacali affiliate a IndustriAll Europe ritengono che il Governo finlandese abbia assunto il ruolo di partner nel mercato del lavoro sostenendo gli obiettivi dei datori di lavoro, indebolendo le condizioni di negoziazione dei sindacati, interferendo con l’autonomia contrattuale del sindacato.
Durante la riunione del Comitato Esecutivo europeo tutti noi partecipanti abbiamo espresso solidarietà ai sindacati finlandesi scattandoci una foto tenendo in mano un volantino che riportava la bandiera finlandese e i nomi dei sindacati finlandesi con lo slogan “Giù le mani dal diritto di sciopero” .

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